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martedì 1 novembre 2011

Castello di Vrana, Croazia

castello di Vrana

Il castello è situato nell'abitato di Vrana, a nord dell'omonimo lago, che è il più grande della Croazia. Ci troviamo nella microregione Ravni-Kotari (che significa “distretti pianeggianti”), la quale, insieme alla vicina Bukovica, abbonda di rilevanti edifici di interesse storico-culturale, tra cui spiccano quelli legati alla presenza dei Cavalieri Templari e di San Giovanni. Seguendo la strada panoramica litoranea Zara - Spalato si giunge all’altezza di Pakostane, imboccando poi la direzione nord-est per raggiungere il lago, che è ben segnalato nella lingua croata come Vransko jezero.


   Nel 1075 Zvonimiro Demetrio venne consacrato a Salona re di Croazia dall'arcivescovo Lorenzo e donò per l'occasione il convento benedettino di San Giorgio a Vrana alla Santa Sede.
Nel 1136 l'edificio passò ai Templari (pare che questi Templari provenissero da Clissa), evidentemente allontanando i monaci benedettini, ai quali venne assegnata la chiesa dei SS. Cosma e Damiano vicino a Belgrado.
Nel 1168 si ha notizia che il papa Alessandro III concede all'Ordine Templare il cenobio di San Giorgio e le terre di Vrana, sottraendoli alla giurisdizione del vescovo di Scardona (Skradin), il quale pretendeva gli fosse soggetto.
Da qui i cavalieri avevano il controllo sia sull'importantissimo commercio del sale e di altre merci, sia sul transito di pellegrini e carovane diretti in Terrasanta. Nonchè vi detenevano il tesoro reale, attività che denota l'importanza che doveva rivestire la sede dell'Ordine a Vrana.
Nel 1312, con la soppressione dell' Ordine templare, il fortilizio di Vrana passa sotto il controllo dell'Ordine di S.Giovanni.
In seguito il castello è occupato da una potente famiglia, quella dei Frankopan che secondo alcune ipotesi avrebbe potuto annoverare tra i suoi membri alcuni templari sfuggiti alle persecuzioni.
Nel 1529 la fortezza cadde nelle mani dei Turchi che la ristrutturarono e vi acquartierarono una guarnigione.
Nel 1648, nel corso della controffensiva veneta in Dalmazia legata alla guerra di Candia (1645-1669), i Veneziani, al comando di Leonardo Foscolo, conquistarono il castello e lo distrussero, radendo al suolo l'insediamento circostante.

Di notevoli dimensioni e collocato su una collinetta, il castello disponeva di torri, di cui una rimane ancora parzialmente in piedi.


Superato l’angusto vialetto d’ingresso in mezzo alle sterpaglie, si giunge tra le rovine. Uno spiazzo pianeggiante sulla destra permette di portarsi dirimpetto ad un muro alto circa due metri e mezzo nel suo punto più elevato, che costituisce la parete di condivisione con quella della chiesa, che è posta infatti appena oltre questa.


 Su questo avanzo di muro troviamo alcuni simboli:


Doppia cornice quadrata concentrica che all’interno ha una sorta di fiore a quattro petali, a forma di losanga, dai cui interstizi più esterni dipartono quattro segmenti, tutti interrotti (più o meno nello stesso punto) da alcuni segni di significato misterioso, simili a lineette. Il colore primitivo del soggetto esaminato potrebbe essere stato il rosso, dato che flebili residui sembrano distinguersi ancora in alcuni punti.

Ritornando all’ingresso e procedendo verso il cuore della fortezza, a destra si noterà un’aula che ha ancora un aspetto geometrico rettangolare, chiusa sul fondo da una parete leggermente estroflessa: la chiesa. Sono presenti, oltre questa, altre due pareti laterali e anche quella dell’ingresso, interrotta da un’apertura che sembra più una breccia che una vera e propria entrata, il cui piano risulta molto ribassato rispetto al resto e per accedere bisogna scendere dei gradini notevolmente alti. Manca totalmente la copertura e il pavimento, che non dev’essere quello originale, ospita diverse erbe selvatiche.
L’edificio ha una dimensione abbastanza regolare: i lati lunghi misurano circa cinque metri e quelli corti circa tre. L’altezza è più difficilmente stimabile: la parete laterale sinistra è infatti crollata in buona parte.


Sul fondo di quest’aula è apprezzabile un arco a sesto acuto (anche se molto arrotondato) impostato su due pilastri laterali, che introducono all'abside che doveva alloggiare un altare per le cerimonie religiose. Sono presenti - in alcuni tratti- dei vani finestra piuttosto alti.

Abside

Finestra e lesene lungo la parete meridionale

La chiesa aveva una sola navata, e le pareti laterali erano scandite da lesene su cui s'impostavano i costoloni che innervavano la volta.
Sul muro, all’ altezza di circa due metri, si rilevano dei simboli che probabilmente si ripetevano e che rappresentano un cerchio in cui è inscritta una croce patente rossa. Questo è stato possibile accertarlo grazie ad uno di questi soggetti, incredibilmente ben conservato e ancora leggibile, posto a destra dell’abside. In totale se ne rilevano cinque, di cui tre poco distinguibili. Un sesto è pressochè totalmente abraso. Sembra che queste simbologie siano state salvate da interventi di restauro o di recupero durante le varie epoche, talvolta apponendo materiali forse troppo pesanti che invece di favorire il mantenimento del manufatto possono aver contribuito a farlo crollare.



Porta d'ingresso alla fortezza

 









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