L'edificio come appariva prima del terremoto del 1894
da A.G. Paspates, Byzantinai meletai topographikai, 1877
L'etimologia del nome deriverebbe
probabilmente dalla presenza nei paraggi di numerosi giardini fioriti
favorita da una falda acquifera che scorreva sotto il monastero
(letteralmente gastria=vasi). E' invece da ritenersi molto
poco fondata la leggenda che lega l'origine del nome e la fondazione
del monastero all'imperatrice Elena che, al ritorno dal suo
pellegrinaggio in Terrasanta (326-327) in cui ritrovò la vera croce,
sarebbe sbarcata alla porta di Psamathia e avrebbe depositato dei
vasi contenenti erbe aromatiche raccolte sul Calvario nel punto dove
avrebbe successivamente fondato il monastero. Non si ha infatti
notizia di alcun monastero fondato a Costantinopoli prima dell'ultimo
quarto del IV secolo.
Insieme con le figlie Anna, Anastasia e Pulcheria, l'imperatrice Teodora, dopo essere stata deposta, venne rinchiusa in questo monastero per volere di suo fratello il cesare Barda che l'accusò di aver ordito un complotto per assassinarlo (856).
Costantino VII Porfirogenito scrive nel De ceremoniis che la chiesa del convento servì anche come mausoleo per i membri della famiglia di Teodora. L'Imperatrice, suo fratello Petronas, la madre Teoctista e le figlie Tecla, Anastasia e Pulcheria furono tutti sepolti lì.
L'ultima menzione di Gastria prima del 1453 compare nel resoconto di un pellegrino russo, che visitò la città durante il secondo quarto del XV secolo. Egli cita un convento di suore posto in prossimità della Porta d'oro, dove venivano venerate le reliquie delle sante Eufemia ed Eudocia e che può essere identificato con il monastero di Gastria.
Poco dopo la caduta di Costantinopoli,
Hayrettin Effendi, Sancaktar (alfiere) del Sultano Mehmed II,
trasformò l'edificio in una Mescit (piccola moschea) e venne
qui sepolto.
Il grande terremoto del 1894, che ebbe
il suo epicentro sotto il Mar di Marmara, danneggiò gravemente
l'edificio (determinando tra l'altro il crollo della cupola), che è
stato restaurato e riaperto al culto soltanto tra il 1973 e il 1976.
L'interno dell'edificio prima dei restauri
L'edificio visibile attualmente, il cui aspetto è fortemente condizionato dal restauro degli anni '70 a cui si deve anche l'aggiunta di un minareto assai più alto del precedente, presenta un perimetro ottagonale irregolare entro cui si sviluppa una pianta a croce inscritta con abside - semicircolare all'interno e pentagonale all'esterno - orientata ad est, mentre l'ingresso si apre sul lato occidentale.
La luce penetra all'interno attraverso
le finestre aperte sui lati alterni dell'ottagono, che illuminano le
braccia dell’interno cruciforme. Ogni finestra si apre entro un
arco cieco che abbraccia tutto il lato.
Lato sud
La muratura, a corsi alterni di mattoni
e blocchetti di calcare, ne suggerisce la datazione all'epoca
paleologa. Quella dell'abside differisce tuttavia da quella del corpo
principale per la mancanza dei corsi di blocchetti di calcare (è
presente un'unica fascia), sì da far pensare che si tratti di
un'addizione più tarda realizzata per trasformare in cappella un
edificio che aveva una diversa destinazione d'uso (forse una
biblioteca).
Lato sudest e abside prima dei restauri
Appare inoltre di dimensioni troppo
ridotte per poter essere identificato con la chiesa conventuale. Più
probabilmente si tratta di un martyrion o di una cappella funebre
annessa al complesso monastico.
particolare dell'abside
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