La costruzione della Porta Montanara
- detta anche in epoca medioevale Porta di Sant'Andrea dal
nome di una chiesa che sorgeva nelle sue vicinanze - risale al I
secolo a.C. e si inserisce in un organico programma di riassetto del
sistema difensivo cittadino, attribuito a Silla. La porta
rientrerebbe nell’ambito delle ricostruzioni che seguirono alle
rappresaglie nei confronti della città, schieratasi dalla parte dei
populares di Mario nel corso delle guerre civili (87-82 a.C.)
Indagini archeologiche hanno appurato
l’esistenza di un’ampia corte di guardia con una controporta
interna, a conferma della complessità del sistema difensivo.
L’arco a tutto sesto attualmente
visibile costituiva una delle due aperture della porta che consentiva
l’accesso alla città per chi proveniva dai colli lungo la via
aretina (da cui il nome di Porta Montanara), percorrendo la valle del
Marecchia. Il doppio fornice agevolava la viabilità, incanalando in
passaggi paralleli, il percorso in uscita da Rimini, attraverso il
cardo massimo, e quello in entrata.
Strutturalmente,
la porta era costituita da blocchi di arenaria squadrati regolarmente
di colorazione giallastra. Originariamente era formata da due fornici
speculari costituiti da un doppio giro di cunei di 3,45 metri di
larghezza e 5,90 di altezza. I piloni laterali raggiungevano una
larghezza di 2,60 metri e quello centrale un metro in meno dei corpi
più esterni. Il complesso monumentale aveva una profondità di 2,20
metri e raggiungeva una larghezza massima complessiva di 12 metri e
mezzo.
Forse già sotto il regno di Antonino
Pio (138-161), a causa dell’innalzarsi del piano stradale, il
fornice di sinistra fu chiuso e l’arcata dell’altro fornice
rialzata.
La porta, così ridimensionata ad un
solo fornice e successivamente raccordata alle abitazioni limitrofe
(il complesso fortificato delle Case Rosse dei Malatesta prima, poi
Palazzo Graziani), continuò a segnare l’ingresso alla città fino
alla seconda guerra mondiale nel corso della quale fu gravemente
danneggiata.
Al termine del conflitto, nella
convulsa fase ricostruttiva, il monumento fu distrutto nella parte
rimasta in vista per tanti secoli, mentre fu recuperata la parte
inglobata nelle murature delle case adiacenti.
L’arco venne inizialmente rimontato a
fianco del Tempio Malatestiano, prima di essere ricomposto, nel 2004,
circa 40 metri a sud della sua collocazione originaria.
Porta Galliana
La
Porta Galliana (popolarmente nota come Arco di Francesca) fa
parte della cinta muraria duecentesca, e deriva il suo nome dal fatto
di sorgere in quella che al tempo era un proprietà della famiglia
Galliani. Interrata per la gran parte, si riconosce la cuspide
dell'arco a sesto acuto, in pietra, frutto di lavori di restauro e
abbellimento voluti da Sigismondo Pandolfo Malatesta. Dal
bassorilievo di Agostino di Duccio (databile tra il 1449 ed il 1455)
nella cappella dei Pianeti nel Tempio Malatestiano possiamo desumere
come si presentasse all'epoca la porta.
Presto tuttavia la struttura
decadde a favore di altre porte oggi a loro volta scomparse, e subì
un degrado che la ridusse all'interramento e, in seguito, ad ospitare
all'interno del varco un condotto fognario risalente probabilmente al
XVII secolo.
Nessun commento:
Posta un commento