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venerdì 11 ottobre 2013

La crociata di Varna (1443-1444)

La crociata di Varna (1443-1444)

Marcello Bacciarelli, Ladislao III, 1768-1771
Castello Reale, Varsavia 

Il 1° gennaio dell'anno 1443 papa Eugenio IV (1431-1447) proclamò una crociata contro i Turchi, non solo per mantenere gli impegni presi con Giovanni VIII Paleologo al Concilio di Firenze, ma anche perché la nazione cristiana d'Ungheria era minacciata dagli ottomani dopo la perdita di Belgrado avvenuta nel 1440. Venne quindi creata una coalizione a cui parteciparono Ladislao III Jagellone, re di Polonia (dal 1434) e d'Ungheria (dal 1440 con il nome di Ulaszlo I), il Voivoda di Transilvania e comandante militare della coalizione, Giovanni Hunyadi, il despota serbo Giorgio (Durad) Branković e Mircea II di Valacchia, figlio del Voivoda Vlad II Dracula.
L'esercito crociato, forte di 25.000 uomini e accompagnato dal legato pontificio cardinale Giuliano Cesarini, mosse dall'Ungheria nell'estate e, attraversato il Danubio in ottobre, penetrò vittoriosamente in Bulgaria, liberando Nissa e Sofia e sconfiggendo a più riprese le truppe ottomane, tanto che queste si dovettero ritirare.

Cristofano dell'Altissimo, Il cardinale Giuliano Cesarini, 1552-1568
Galleria degli Uffizi, Firenze

I ripetuti successi dei crociati, uniti al fatto che si trovava costretto a combattere su più fronti (Anatolia, Albania, Morea), spinsero il sultano Murad II a firmare nel luglio 1444 il Trattato di pace di Seghedino (Szeged) in cui stipulava che l'Impero Ottomano per dieci anni non avrebbe più attaccato nessun paese cristiano e accettava di cedere alcuni territori all'Ungheria e alla Serbia.
Tale esito del conflitto non soddisfece papa Eugenio IV, secondo il quale tutta l'area dei Balcani avrebbe dovuto essere liberata dal controllo degli Ottomani. Il Trattato di Seghedino fu invalidato ed il re di Polonia e Ungheria fu convinto a riprendere la guerra.
La flotta veneziano-pontificia, comandata dal nipote del papa, il cardinale Francesco Condulmer, e dall’esperto Alvise Loredan, fu inviata a presidiare lo stretto dei Dardanelli per impedire al sultano di far affluire rinforzi nei Balcani.
Il 20 settembre l'esercito crociato attraversò nuovamente il Danubio ed il 10 ottobre fu raggiunto da 7.000 cavalieri valacchi al comando di Mircea II.
Quando Murad II venne a conoscenza delle manovre dei cristiani, non esitò a radunare tutto il suo esercito e a traghettarlo al di là del Bosforo. Questa impresa fu favorita dalle avverse condizioni atmosferiche oppure, secondo alcuni cronisti dell'epoca, fu resa possibile dal tradimento di alcune navi genovesi e veneziane i cui comandanti si lasciarono corrompere dal sultano.
Il 9 novembre l'esercito ottomano, al comando del sultano e forte di circa 60.000 uomini, apparve ad ovest stringendo l'esercito crociato tra il lago Varna, la costa del Mar Nero e i ripidi pendii boscosi dell'altopiano di Franga.


La battaglia di Varna (10 novembre 1444)

La mattina del 10 Giovanni Hunyadi che aveva il comando militare della spedizione crociata, dispose l'esercito – che contava circa la metà degli effettivi schierati dal sultano - ad arco tra il lago Varna e l'altopiano di Franga. Al centro dispose i due contingenti della guardia reale polacca e ungherese, rafforzati da mercenari e nobili ungheresi con alle spalle di riserva la cavalleria valacca di Mircea. All'ala destra, che si allungava sulle colline fin quasi al villaggio di Kamenar, al comando del vescovo di Varadin, Jan Domenek, il suo contingente personale, i mercenari tedeschi e bosniaci del cardinale Cesarini, il contingente del vescovo di Eger Simon Rozgonyi e i croati di Franco Talotsi, governatore della Slavonia, alle spalle dei vescovi.
Ancora più indietro, alle spalle dell'ala destra, era stato allestito il wagenburg (letteralmente “forte di carri” ottenuto disponendo questi in cerchio) presidiato da circa 4-500 cechi e rinforzato da postazioni di bombarde.
Al comando dell'ala sinistra, formata da transilvani, bulgari, mercenari tedeschi e nobili ungheresi era Michele Szilágyi, cognato di Hunyadi.
Il sultano rispose schierando al centro, dietro una linea fortificata tra due tumuli sepolcrali, i Giannizzeri, dietro i quali si trovava lui stesso con i Sipahi della Porta. All'ala destra dispose i Sipahi di Rumelia al comando di Dawud pasha e a sinistra i Sipahi di Anatolia al comando di Karadzha pasha. Sul fianco delle colline di Franga, a continuare lo schieramento dell'ala sinistra, dispose gli arcieri giannizzeri e la cavalleria leggera (Akincis).

 
Le ostilità furono aperte dagli Ottomani che attaccarono contemporaneamente l'ala destra e quella sinistra dello schieramento crociato. Bersagliati dagli arcieri ottomani, i vescovi che comandavano l'ala destra, nonostante l'ordine di Talotsi di mantenere la linea, ordinarono la carica (4) ed in breve furono presi in mezzo tra i Sipahi d'Anatolia (2) e la cavalleria leggera ottomana (3) che scendeva dalle colline. In questa mischia fu probabilmente ucciso anche il cardinale Cesarini. Talotsi, dopo un infruttuoso tentativo di liberare i vescovi dalla trappola (5), ripiegò ordinatamente con le sue truppe verso il wagenburg.
 
 
Nel frattempo l'ala sinistra di Szilagyi aveva retto alla carica dei Sipahi di Rumelia ed il contrattacco di Hunyadi dal centro li aveva messi in fuga mentre la cavalleria valacca avanzava prendendo il posto delle truppe usate da Hunyadi nel contrattacco.
A questo punto l'esito della la battaglia era ancora incerto giacché entrambi gli schieramenti avevano perso un'ala.
La cavalleria valacca avanzò nel vuoto lasciato dall'ala sinistra ottomana e si diresse a saccheggiare il campo nemico, uscendo dalla battaglia. Hunyadi, lasciato un piccolo contingente ad inseguire le truppe di Rumelia, caricò con il grosso delle sue forze l'ala sinistra ottomana adesso in formazione disordinata. I turchi si difesero strenuamente e sbandarono soltanto quando fu ucciso il Beylerbey d'Anatolia. Al sultano rimaneva adesso soltanto la fanteria giannizzera.
 
 
 
Hunyadi aveva chiesto al re Ladislao di attendere che l'esercito si riorganizzasse prima di attaccare ma il re ignorò il consiglio e caricò la fanteria nemica con la sua guardia polacca (circa 500 cavalieri) che s'infranse contro la muraglia dei giannizzeri. Il re stesso trovò la morte e questo rovesciò le sorti della battaglia determinando la rotta dei crociati.
 
Jana Matejki, La battaglia di Varna, 1879
Szépművészeti Múzeum, Budapest.
Re Ladislao guida la carica della Guardia Reale Polacca.
 
Con il disastro di Varna la spinta propulsiva antiturca innescata dal Concilio di Ferrara-Firenze (1438-1439) si esaurì definitivamente. Le potenze cristiane non tentarono più un'azione comune per espellere il Turco dall'Europa.








 
 

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