La città è circondata da un poderoso sistema difensivo molto ben conservato.
Edificato a partire dal X sec., fu sistemato tra il 1271 ed il 1296 e poi continuamente ampliato e rinforzato.
Nel XV sec vi lavorarono gli architetti Michelozzo Michelozzi e Giorgio Orsini.
Nel XVI sec. Ferramolino, Saporoso Matteucci e G.B. Zanchi.
Le mura si sviluppano lungo un perimetro di quasi 2 km. e sono rafforzate da 3 torri circolari, 14 quadrangolari, 5 bastioni e 2 forti angolari.
Sul lato di terra le mura sono rafforzate da un antemurale munito di 10 bastioni circolari e preceduto da un largo fossato. Il forte S.Lorenzo, ad ovest, ed il Rivellino ad est, esterni alla cinta muraria completano il dispositivo difensivo.
1. Forte Minceta
2. Monastero francescano
3. Porta Pile
5. Fontana maggiore di Onofrio
7. Forte Bokar
9. Forte S.Giovanni
13. Palazzo del Rettore
17. Colonna d'Orlando
18. Palazzo Sponza
20. Rivellino
21. Porta Ploce
La grande chiesa, nota da sempre come l’edificio sacro più bello di Dubrovnik, è andata distrutta in un incendio a seguito del terremoto del 1667.
1. Forte Minceta.: il nome deriva dalla famiglia Mencetic, a cui apparteneva il terreno dove fu edificata la prima fortificazione a pianta quadrangolare nel 1319. Dopo la caduta di Costantinopoli, il governo decise d'ingaggiare l'architetto fiorentino Michelozzo Michelozzi per trasformare la fortezza in funzione delle nuove necessità belliche determinate dallo sviluppo dell'artiglieria. Un torrione circolare, con muri spessi sei metri e feritoie per i cannoni, fu costruito attorno al forte. L'opera fu terminata nel 1464 da Jaurai Dalmatinac che disegnò e fece costruire la svettante torre centrale.
2. Monastero francescano: ai piedi della maestosa Torre Minceta è situato e il convento francescano dei Frati minori (Male Brace), preziosa testimonianza dell'architettura ragusea del XIV sec.
L’ordine mendicante giunse in città introno al 1230 per diffondere la fede cattolica.
Si stabilì dapprima a Pile (sul luogo dove oggi sorge l’Hilton Imperial), e da lì si trasferì in quella che ancora oggi ne è la sede nel 1317.
La parte occidentale del monastero mostra tracce di architettura romanica e gotica oltre a dipinti recentemente scoperti che risalgono al XIV secolo.
S.Francesco ascolta la voce del Crocefisso nella chiesa di S.Damiano
L’imponente chiostro romanico, costruito da Mihoje Brajkov di Bar nella prima metà del XIV secolo, è impreziosito da una doppia fila di colonne con vari capitelli a soggetto floreale e animale con una meridiana sulla parete nord, sedili in pietra ed una fontana gotica con una statua di S.Francesco.
Fontana sormontata dalla statua di S.Francesco
Meridiana
La grande chiesa, nota da sempre come l’edificio sacro più bello di Dubrovnik, è andata distrutta in un incendio a seguito del terremoto del 1667.
Portale gotico
La chiesa attuale è in stile barocco, con l’eccezione dell’imponente portale gotico sul lato sud, conservatosi sino a oggi. È opera del 1498-99 degli scultori locali Leonardo e Petar Petrović, i quali misero una grande Pietà al centro del trifoglio gotico circondata da statue di santi (San Giovanni, San Gerolamo e in alto Nostro Signore). C’è anche un armonioso campanile sul lato sud-est della chiesa, datato al 1424, in stile gotico e romanico e una cupola in cima. Il convento ospita una farmacia che, risalente al 1317, è una delle più antiche d'Europa. Attiva senza interruzione fino ai giorni nostri, ha influenzato per tutto questo tempo le conoscenze mediche della città.
Ceramiche e vasi di vetro, strumenti in metallo e mortai provenivano da laboratori italiani, per cui hanno un valore storico e culturale oltre che artistico. Sono in mostra nei loro scaffali originali del XVIII secolo nella sala capitolare del monastero. In questo grande ambiente sono raccolte anche opere d’arte del XIV e del XV secolo che si combinano con oggetti rinascimentali del XVI secolo. La sala è collegata da un monumentale portale gotico-romanico al chiostro principale sul quale si affaccia una sala con sette antiche cappelle che circondando questo ‘capitolo’ centrale con la loro luce fioca creano un’atmosfera di segretezza. Qui si trova il tesoro del monastero. Oggetti liturgici in argento, come il reliquiario della testa di Sant’Orsola del XIV-XV secolo, alcuni calici gotici di fattura locale, oppure reliquiari placcati in argento a forma di braccia o gambe risalenti allo stesso periodo. Ci sono anche antichi abiti ecclesiastici riccamente decorati, gioielli offerti dai fedeli, antichi crocifissi in legno e argento, libri liturgici, incunaboli e manoscritti, spartiti. Molto ricca anche la Biblioteca conventuale in cui sono custoditi incunaboli di valore, codici illuminati, prontuari di farmacia, ricette manoscritte, la lista dei debitori della farmacia, l'unico esemplare della prima edizione della "Judita" di Marulic, il manoscritto Ohmucevic del"Osman" di Gundulic, ecc.
3. Porta Pile: è l'ingresso principale alla città murata. Prende il nome dall'omonimo sobborgo in cui si trova. Si accede alla porta esterna per mezzo di un ponte di pietra sostenuto da due arcate gotiche, realizzato dall'architetto Milicevic nel 1471. Il ponte di pietra proseguiva con un ponte levatoio in legno che veniva alzato ogni notte, quando solo i cattolici erano autorizzati a rimanere in città. La porta esterna è di stile rinascimentale (1537) ed è sovrastata da una statua di S.Biagio, il santo patrono di Ragusa (1), che tiene in una mano il modellino della città. Oltre questa, tra il bastione e le mura vere e proprie si trova un terrapieno e quindi la porta interna, più antica della precedente (1460), l'immagine del santo sopra di questa è però di epoca moderna.
Porta Pile
Porta Pile, particolare della statua di S.Biagio
5. Fontana maggiore di Onofrio: La Grande Fontana d'Onofrio si trova al centro della piccola piazza dopo l'ingresso da Porta Pile. È stata costruita nel 1438 dall'architetto campano Onofrio della Cava (probabilmente originario di Cava dei Tirreni), con cui la Repubblica aveva stipulato un contratto per la costruzione dell'acquedotto cittadino. Onofrio portò in città l'acqua della sorgente chiamata Šumet nella Rijeka Dubrovača, distante 12 km. dalla città.
Fontana maggiore di Onofrio
Una volta in città l'acqua poteva essere attinta dalla popolazione in due punti chiave: a Ovest all'entrata principale della città dove fece costruire un grande edificio poligonale che fungeva da cisterna (la cosiddetta Fontana maggiore di Onofrio), e ad Est, dove pose una fontana di dimensioni più ridotte (la Fontana minore d'Onofrio) - caratterizzata da una base ottagonale, formata da pannelli scolpiti in rilievo con figure di efebi e da una colonna tortile in stile gotico-barocco che ricorda le fontane di Viterbo, alla sommità della quale quattro delfini e conchiglie sostengono la pigna dalla quale sgorga lo zampillo - posta accanto al portale d'accesso al Palazzo della Gran Guardia e che serviva a rifornire il mercato in piazza Luža.
Fontana Minore di Onofrio
In aggiunta a queste due fontane se ne trovavano altre nella zona del porto e nell'area della pescheria, nel Palazzo del Rettore e nel Convento Francescano, oltre alla cosiddetta Fontana Giudea.
La Fontana Maggiore fu gravemente danneggiata nel terremoto del 1667, quella che si vede oggi è più che altro una ricostruzione del suo volume architettonico (si sono conservati solo i 16 rilievi dei mascheroni, dalle cui bocche scorreva l'acqua). In origine era infatti composta da due piani con un doppio ordine di archetti su colonnine corinzie, una trabeazione completa e una cupola in mattoni, rivestita di marmi e ornata da costoloni, che culminava con una lanterna (sostituita, nella ricostruzione, da una copertura a calotta).
7. Forte Bokar: posto all'angolo sudoccidentale della cinta muraria. Fu costruito in forma di bastione circolare da Michelozzo Michelozzi (1564-70) ma deve anch'esso il suo aspetto attuale alla ricostruzione del 1667.
La Fontana Maggiore fu gravemente danneggiata nel terremoto del 1667, quella che si vede oggi è più che altro una ricostruzione del suo volume architettonico (si sono conservati solo i 16 rilievi dei mascheroni, dalle cui bocche scorreva l'acqua). In origine era infatti composta da due piani con un doppio ordine di archetti su colonnine corinzie, una trabeazione completa e una cupola in mattoni, rivestita di marmi e ornata da costoloni, che culminava con una lanterna (sostituita, nella ricostruzione, da una copertura a calotta).
Fontana Maggiore d'Onofrio (particolare)
7. Forte Bokar: posto all'angolo sudoccidentale della cinta muraria. Fu costruito in forma di bastione circolare da Michelozzo Michelozzi (1564-70) ma deve anch'esso il suo aspetto attuale alla ricostruzione del 1667.
Forte Bokar
9. Forte S.Giovanni: proteggeva il fianco sud orientale del porto. Fu costruita nel 1346 e poi successivamente modificata fino ad assumere l'attuale conformazione semicircolare nel XVI sec.
Forte S.Giovanni
13. Palazzo del Rettore: La struttura attuale (un palazzo a un piano con quattro ali che danno su un cortile, un portico con una piccola galleria al piano ammezzato e una grande galleria al piano terra) risale alla metà del XV secolo, a seguito della demolizione dell’antico palazzo a causa di una esplosione nel 1435.
Il nuovo Palazzo fu costruito in stile tardo-gotico da Onofrio della Cava, l'architetto napoletano autore anche dell’acquedotto cittadino e delle due fontane pubbliche precedentemente trattate (1435-40). La statua in cima all’edificio è probabilmente opera di Pietro di Martino, un architetto e scultore milanese.
Il nuovo Palazzo fu costruito in stile tardo-gotico da Onofrio della Cava, l'architetto napoletano autore anche dell’acquedotto cittadino e delle due fontane pubbliche precedentemente trattate (1435-40). La statua in cima all’edificio è probabilmente opera di Pietro di Martino, un architetto e scultore milanese.
La costruzione fu ulteriormente danneggiata nel 1463 a causa di un’altra esplosione di polvere da sparo. La ricostruzione fu allora affidata a due rinomati artisti, M. Michelozzi da Firenze e Juraj Dalmatinac di Zadar.
Fu aggiunto l'elegante portico rinascimentale a sei arcate. Allo stesso tempo le torri della facciata furono abbassate in modo da portarla alla stessa altezza della sezione centrale. Come risultato, lo slancio verticale dello stile gotico lasciò spazio ad una pronunciata orizzontalità della costruzione più propria del Rinascimento.
Il disastroso terremoto del 1667 ha danneggiato soprattutto l’interno dell’edificio (le colonne e gli archi del cortile e delle gallerie). Fu quindi nuovamente ricostruito verso la fine del XVII secolo in stile gotico con elementi barocchi.
Nel cortile del palazzo si trova la statua di Michele Prazatto, un noto marinaio benestante dell’isola di Lopud: si tratta dell’unico monumento pubblico della Repubblica permesso ad un privato cittadino, scolpito da Pierpaolo Giacometti di Recanati (1628). L’ultima ricostruzione del Palazzo risale al 1982-84 a seguito del terremoto del 1979.
Fu aggiunto l'elegante portico rinascimentale a sei arcate. Allo stesso tempo le torri della facciata furono abbassate in modo da portarla alla stessa altezza della sezione centrale. Come risultato, lo slancio verticale dello stile gotico lasciò spazio ad una pronunciata orizzontalità della costruzione più propria del Rinascimento.
Il disastroso terremoto del 1667 ha danneggiato soprattutto l’interno dell’edificio (le colonne e gli archi del cortile e delle gallerie). Fu quindi nuovamente ricostruito verso la fine del XVII secolo in stile gotico con elementi barocchi.
Nel cortile del palazzo si trova la statua di Michele Prazatto, un noto marinaio benestante dell’isola di Lopud: si tratta dell’unico monumento pubblico della Repubblica permesso ad un privato cittadino, scolpito da Pierpaolo Giacometti di Recanati (1628). L’ultima ricostruzione del Palazzo risale al 1982-84 a seguito del terremoto del 1979.
Durante la Repubblica, il piano terra del Palazzo alloggiava uffici statali, l’ufficio del notaio, il tribunale e la prigione. L’arsenale del Consiglio Minore si trovava al piano ammezzato dell’ala sud. Un grande scalone porta dall’atrio alla Sala del Gran Consiglio (demolita nel 1863) - il cui ingresso portava la scritta "Obliti Privatorum - Publica Curata” (dimentica gli affari privati, occupati della causa pubblica) - le stanze per le cerimonie e gli appartamenti privati del Rettore, costituiti da uno studio, un soggiorno e una camera da letto.
Vicino alla stanza del Rettore si trovava la cappella privata. Il vestibolo di fronte ospitava la guardia d’onore durante le udienze con i diplomatici esteri. Tutte queste stanze conservano la mobilia dell’epoca, vari oggetti antichi e dipinti. Gli appartamenti dei carcerieri e la sala del Senato si trovava nell’ala est, al primo piano di fronte al mare.
Vicino alla stanza del Rettore si trovava la cappella privata. Il vestibolo di fronte ospitava la guardia d’onore durante le udienze con i diplomatici esteri. Tutte queste stanze conservano la mobilia dell’epoca, vari oggetti antichi e dipinti. Gli appartamenti dei carcerieri e la sala del Senato si trovava nell’ala est, al primo piano di fronte al mare.
17. Colonna di Orlando: si erge in piazza della Loggia (Luza) ed è la raffigurazione in pietra del leggendario Orlando (o Rolando), il paladino protagonista della celeberrima opera letteraria medievale la Chanson de Roland. La colonna nacque e venne utilizzata per oltre quattro secoli come pilo della bandiera statale della Repubblica.
La scelta di raffigurare questo personaggio è dovuta allo scontro che Ragusa ebbe col pirata saraceno Spucente, che secondo la fantasia popolare sarebbe stato ucciso proprio da Orlando presso Lacroma.
Oltre ad essere simbolo della libertà cittadina, la colonna divenne anche il luogo dell'infamia: qui infatti venivano eseguite le condanne capitali.
Orlando era anche il protettore del commercio: la lunghezza del suo avambraccio destro (51,2 cm) divenne l'unità di misura del braccio raguseo.
L'aspetto attuale della colonna risale agli inizi del XV secolo, ma nei secoli venne spostata o rimossa, anche per cause naturali: nel 1825 un violento fortunale la abbatté e venne conservata in un magazzino per oltre cinquant'anni. Al momento del suo ripristino, il paladino venne rivolto verso nord, mentre precedentemente volgeva lo sguardo e la spada a Levante, verso i turchi.
colonna d'Orlando
18. Palazzo Sponza: presenta una facciata molto mossa in uno stile di transizione tra il gotico ed il rinascimentale, costruita nel 1520 dall'architetto Paskoje Milicevic e dai fratelli Andrijic. Al tempo della Repubblica era sede d'incontro di trafficanti e uomini d'affari e ospitava la dogana - tanto da essere anche chiamato "Divona" - la zecca, la banca di stato, la tesoreria, l'armeria, magazzini, l'ufficio stima, ma anche l'Accademia dei solidali, cenacolo letterario istituito nel XVI sec. da un gruppo di poeti ragusei.
Al piano terra, di fronte alla facciata, si trova un portico rinascimentale. Il primo piano presenta finestre gotiche, mentre il secondo rinascimentali. Il cortile è chiuso da corridoi ad archi.
La loggia principale (in cui oggi si trova la sede dei Verdi e il meccanismo del vecchio orologio della torre campanaria) presenta l’iscrizione latina:
FALLERE NOSTRA VETANT ET FALLI PONDERA - MEQUE FONDERO DUM MERCES, PONDERAT IPSE DEUS
(Non modificare o falsificare le misure; mentre peso, Dio pesa con me).
20. Rivellino: costruito nella seconda metà del XV sec. Su progetto di Antonio Ferramolino a difesa della Porta Ploce e del porto
il Rivellino, sulla destra il ponte di pietra che introduce alla Porta Ploce
21. Porta Ploce: rappresenta l’ingresso orientale della città. L’ingresso esterno della porta è stato costruito da Miho Hranjac nel 1628, mentre il ponte mobile di legno ed il suo ponte di pietra a doppia arcata (XV secolo) sono opera di Paskoje Miličević, come anche il ponte simile a questo che introduce alla Porta Pile sul versante occidentale delle mura (vedi sopra) . Sopra il ponte si trova la statua del protettore di Ragusa, San Biagio (1).
Porta Ploce
(1) Secondo la tradizione, S.Biagio apparve nel 971 a Stojko, canonico della cattedrale di S. Stefano, per avvisarlo che i veneziani stavano per attaccare la città. Il canonico riferì la visione al Senato cittadino e raccontò che il santo gli era apparso come un uomo anziano con una lunga barba, la mitria vescovile ed il bastone pastorale ed in queste vesti venne raffigurato nelle statue, nelle monete e nei sigilli della Repubblica ragusea.
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