Maria Paleologina era figlia illegittima di Michele VIII Paleologo e di una sua amante di cui sappiamo soltanto che visse a Costantinopoli tra il 1224 ed il 1307 e che apparteneva probabilmente alla famiglia dei Diplovatatze.
Nel 1265 la giovanissima Maria (non doveva avere all'epoca più di otto anni), scortata da una delegazione guidata dal Patriarca di Antiochia Eutimio fu mandata in Persia per sposare il potente khan dei Mongoli, Hulagu, al fine di sugellare con un matrimonio l'alleanza bizantino-mongola.
Maria Paleologina
chiesa di San Salvatore in chora, Costantinopoli
Quando però la delegazione
arrivò a Cesarea di Cappadocia, fu raggiunta dalla notizia della
morte del khan. Così Maria fu destinata a sposarne il figlio ed
erede Abaqa.
Nonostante l'infruttuoso
tentativo di convertire lo sposo al Cristianesimo, con l'andar degli
anni, Maria Paleologina, che venne ad essere conosciuta come Despina
Kathun, assunse progressivamente il ruolo di protettrice dei
cristiani (in gran parte nestoriani) che si trovavano nelle regioni
controllate dal khanato e del cui appoggio Abaqa aveva comunque
bisogno.
Grazie anche all'influenza della Despina durante il regno di Abaqa furono edificate a Tabriz e in altre località numerose chiese decorate da maestranze siriane e greche in stile bizantino.
La Despina fu anche al centro di alcuni eventi miracolosi che ne incrementarono la devozione presso le popolazioni cristiano orientali.
Nel 1279 avuta notizia che i cristiani di Maragha (attualmente nell'Azerbaijan orientale) non avrebbero potuto tenere la consueta processione che il giorno dell'Epifania benediceva le acque del fiume Sufi a causa del freddo intenso e delle dispute con i musulmani, si recò personalmente nella città e fece in modo che la processione avesse luogo. Si racconta che non appena la processione partì il freddo calò d'intensità e l'erba cominciò a crescere con grande soddisfazione dei Mongoli preoccupati per i loro cavalli affamati.
Il 1 aprile del 1282 Aqaba morì. Secondo alcuni in preda al delirium tremens (non infrequente tra le popolazioni mongole), secondo altri avvelenato dai musulmani che aveva osteggiato per favorire i cristiani. Il suo successore, il fratello Tekuder che era musulmano, capovolse l'atteggiamento del suo predecessore avviando la persecuzione dei cristiani. La posizione di Maria a corte si fece quindi critica e la Despina colse la prima occasione utile per fuggire e far ritorno a Costantinopoli da cui era partita quindici anni prima.
Giunta nella capitale, Maria apprese della morte del padre (11 dicembre 1282) e dell'ascesa al trono del fratellastro Andronico II che la ricevette a corte con tutti gli onori garantendole il titolo di principessa dei Mongoli.
La chiesa di Nostra
Signora dei Mongoli
Rifiutata la proposta del
fratello di darla in sposa ad un altro khan dei mongoli, si ritirò a
vita monastica assumendo il nome di Melane ed investì tutti i suoi
beni nella rifondazione del monastero della Teotokos Panagiotissa
(Santissima Vergine) che da quel momento prese il nome di
Panagia Mouchliotissa (Nostra Signora dei Mongoli) o di Santa
Maria dei Mongoli (1). Dai turchi è invece conosciuta come Kanli
kilise (Chiesa del sangue), perchè una tradizione vuole che
qui nei pressi il 29 maggio del 1453 si concluse in un massacro
l'ultima disperata resistenza dei difensori di Costantinopoli (2).
fig.1 Veduta aerea
Il nucleo originario del katholikon del monastero – che è stato molto rimaneggiato in varie epoche – risale quindi al 1261 e presenta una pianta centrale quadrilobata, praticamente unica a Costantinopoli. La cupola presenta un alto tamburo ed è sorretta da quattro colonne che culminavano con capitelli corinzi (oggi ricoperti da intonaco) e appoggiata alle quattro semicupole absidali. Ogni abside presenta tre nicchie (absidiole). Molto probabilmente i restauri promossi da Maria Paleologina si concretizzarono nell'aggiunta di un nartece che sopravanzava il corpo centrale quadriconco e nel rinnovo dell'apparato decorativo della chiesa che era stato già rinnovato una prima volta da un pittore di nome Modesto tra il 1266 ed il 1267. Al diciottesimo secolo sembrano risalire invece gli ampliamenti dei lati occidentale e meridionale mentre il campanile venne eretto nel 1892. L'esonartece e gli archi a sesto acuto sono infine anch'essi di epoca ottomana.
Della chiesa bizantina rimangono quindi integri nella loro conformazione originaria le absidi orientale e settentrionale (ben visibili nella veduta dall'alto, fig.1), la campata nord del nartece (con la relativa cupola) e quella centrale, la cupola del naos.
Pianta della chiesa originaria con il nartece fatto aggiungere da Maria Paleologina
Pianta della chiesa attuale. In neretto le parti superstiti di quella originaria
Secondo
una tradizione non del tutto accertata la chiesa nel 1462 fu donata
da Maometto il Conquistatore all'architetto greco Christodoulos come
ricompensa per aver costruito la Fatih Cami. Una copia del firmano
di Maometto II - e di quello di Beyazid II che lo conferma - che la
assegnano al clero ortodosso sono comunque attualmente affisse al suo
interno ed è l'unica chiesa costantinopolitana che non sia mai stata
convertita in moschea. La chiesa fu seriamente danneggiata dagli
incendi in diverse occasioni (1633, 1640 e 1729) e da ultimo fu
devastata durante i moti antigreci del 1955 ma fu completamente
restaurata entro l'anno seguente.
Poco o
niente rimane della decorazione parietale originaria (gli affreschi
che si possono osservare oggi sono tutti post-bizantini eccezion
fatta per i resti di un Giudizio Universale sulla parete di fronte
all'ingresso che forse risale alla decorazione di Modesto),
all'interno della chiesa si conserva però un icona a mosaico della
Vergine che è stata datata fine XIII-inizi XIV secolo che potrebbe
costituire una delle numerose donazioni che Maria Paleologina fece al
monastero.
Al di sotto del pavimento della chiesa si trova un ambiente voltato a botte forse destinato alle sepolture. Una leggenda piuttosto improbabile vuole che da qui si accedesse ad un tunnel che collegava la chiesa con Santa Sofia (sarebbe lungo circa 5 km.).
La Deesis della chiesa di San Salvatore in chora
Nella
lunetta orientale della quarta campata dell'endonartece della chiesa
di San Salvatore in chora è raffigurata una Deesis
molto particolare. Innanzitutto manca la figura di San Giovanni
Battista mentre ai piedi della Vergine e del Cristo sono
inginocchiati due personaggi.
In quello di destra molto probabilmente
è raffigurata Maria Paleologina in abiti monacali. La figura è
indicata infatti come: "(a)nd(ron)ikou
tou palaiologou e kura ton mougoulion melane e monache" (...di
Andronico Paleologo, la Signora dei Mongoli, Melane la Monaca).
Dalla parte opposta è invece inginocchiata la figura del
sebastokrator Isacco Comneno. La presenza di queste due figure nel
contesto del programma decorativo della chiesa, realizzato tra il
1316 ed il 1321 per volere del nuovo patrono del monastero Teodoro
Metochite, viene interpretato come un omaggio a chi lo aveva
preceduto in questo ruolo. In particolare è stato fatto notare come
la postura di Maria Paleologina/Melane sia identica a quella di
Teodoro Metochite raffigurato nell'atto di offrire a Cristo il
modellino della chiesa nella lunetta che sormonta la Porta regia. E'
quindi probabile che Maria Paleologina abbia finanziato anche il
monastero di Chora con delle donazioni (cfr. anche scheda S.Salvatore in chora).
Lo storico bizantino Giorgio Pachimere (1242-1310 c.ca) riporta infine la notizia che nel 1307 Andronico II offrì in matrimonio la sorellastra al nuovo khan dei Mongoli, Charbanda, nel tentativo di stringere una nuova alleanza in chiave antiturca. Dal testo non è però chiaro se il matrimonio ebbe mai luogo, nè perchè il capo mongolo avrebbe dovuto apprezzare il matrimonio con una donna che all'epoca doveva avere tra i cinquanta e i sessant'anni.
Note:
(1)
Secondo un'altra versione il nome di Mouchliotissa deriverebbe invece
dagli abitanti del castello di Mouchli – che si trova nel
Peloponneso nei dintorni di Tripoli – che Maometto II fece
trasferire forzatamente in questo quartiere della città.
(2)
Secondo altri, la denominazione di chiesa del sangue deriverebbe
invece dal colore rosso con cui sono ancora dipinte le sue pareti
esterne.(3) La strada lungo cui si trova attualmente la chiesa si chiama Tevkii Cafer Mektebi Sokak.
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