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Sullo sfondo, le colonne dell'abside meridionale
Sorta ricalcando esattamente
la pianta dell’antico tempio di Minerva - probabilmente in stato di
abbandono dal IV secolo - la basilica di San Leucio a Canosa deve la
sua realizzazione alla committenza del celebre vescovo Sabino, come
attestato dal rinvenimento nella muratura di mattoni con il suo
monogramma, di cui la tradizione fissa l’episcopato tra il 514 e il
566 (1).
Particolare del podio dell'antico tempio su cui venne eretta la basilica
Capitello figurato con la testa di Minerva proveniente dall'antico tempio ellenistico (III sec. a.C.) e reimpiegato nella basilica.
La chiesa, inizialmente dedicata ai SS.Cosma e Damiano – le cui reliquie erano state portate a Canosa dal vescovo Sabino al ritorno da uno dei suoi viaggi a Costantinopoli - fu ridedicata a San Leucio probabilmente soltanto nell'VIII secolo, quando il culto del santo si diffuse in quest’area della Puglia a seguito della traslazione delle sue ossa da Brindisi a Trani ad opera di marinai tranesi.
Del tutto particolare è la pianta della basilica, consistente in un doppio tetraconco, ossia in un grande quadrato esterno (m 47 x 47) dotato di quattro absidi al centro di ciascun lato; al suo interno ne è inserito un altro concentrico (m 28 di lato), costituito da pilastri in blocchi con rinforzi di muratura in listato conformati a L agli angoli e rettangolari alle testate delle quattro absidi che pure lo articolano su ogni lato, queste delineate però da un giro di quattro colonne anziché da muratura piena come nel quadrato maggiore.
N
Pianta della basilica nella prima fase costruttiva
I due quadrati vengono cosi
a delimitare un ambulacro a quattro bracci, comunicante attraverso i
passaggi tra i pilastri con un esteso spazio centrale. In Italia,
l'unico esempio accostabile a questo impianto è la basilica milanese
di S.Lorenzo ma va sottolineata anche la similitudine con la
scomparsa chiesa giustineanea dei SS.Apostoli che il vescovo ebbe
sicuramente modo di vedere durante i suoi viaggi a Costantinopoli.
Nella sua prima fase
la basilica era anche dotata, sul lato Nord, di due ampi vani
rettangolari attestati sulla linea esterna dell’abside (l’unica
con fronte rettilineo), accessibili sia dall’interno della chiesa
che dall’esterno e nei quali si possono forse riconoscere i
pastoforia, o
comunque ambienti di servizio.
L'ingresso in corrispondenza dell'abside orientale
Non è da escludere inoltre che al fronte settentrionale si addossasse un grande spazio, pure delimitato da muri in blocchi con fondazioni in cementizio, forse interpretabile come nartece.
Per quanto riguarda invece le coperture, mentre i bracci dell’ambulacro erano voltati a botte e le absidi coperte da più alti catini a semicupola, il quadrato centrale era verosimilmente sormontato da una grande volta a quattro vele.
Resta invece dubbio se già in questa prima fase l’altare della chiesa fosse collocato presso l’abside occidentale, come tuttora visibile.
Il pavone raffigurato nel pavimento dell'abside occidentale esterna
In una seconda fase edilizia (forse già nello stesso VI secolo), seguita probabilmente a un terremoto che aveva causato il crollo di ampie porzioni del muro esterno (specialmente nella parte centro-meridionale), delle absidi e dell’intera copertura centrale, la basilica fu sottoposta a una consistente opera di restauro e ristrutturazione.
Venne aggiunta una serie di speroni quadrangolari lungo la metà esterna dell’edificio e due grossi pilastri pentagonali furono inseriti all’interno a contraffortare le colonne dell’abside meridionale; quindi si procedette alla ricostruzione della volta centrale, che venne ora poggiata su quattro nuovi sostegni introdotti nel quadrato interno, costituiti da pilastri angolari in muratura e da colonne addossate.
Pianta della basilica nella II fase costruttiva
La volta a quattro vele che
copriva lo spazio centrale venne quindi presumibilmente sostituita da
una cupola impostata su quattro sostegni, trasformando la pianta
della chiesa in una croce greca iscritta, che è l'impianto
privilegiato dall'architettura giustinianea.
A questa fase si può
attribuire anche la ricostruzione, nel settore a ridosso dell’abside
occidentaleinterna, del presbiterio con l’altare e relativo ciborio, di cui restano alcuni elementi dell’arredo scultoreo in marmo proconnesio (base e fusto di colonnina ottagonale) e la connessa stesura di nuovi mosaici con motivi geometrici, vegetali e figurati, tra cui spicca il famoso pavone.
Ad un epoca poco successiva va invece fatta risalire la tamponatura, a mezzo di tramezzi, delle absidi orientale ed occidentale.
A partire dal VII secolo (se non prima), nell’area immediatamente circostante la basilica e
successivamente anche al suo interno (braccio Sud dell’ambulacro) comincia ad impiantarsi tutta una serie di sepolture di diversa forma e tipologia che venne progressivamente a formare a una vera e propria area di necropoli. A fianco dell'abside meridionale venne inoltre costruito il mausoleo dove furono riposti i resti di San Leucio.
Il mausoleo di San Leucio addossato al fronte meridionale della basilica
Note:
(1) Sembra in realtà più probabile che
l'edificio pagano fosse stato trasformato in chiesa già alla fine
del IV secolo ma l'intervento del vescovo Sabino ne determinò
comunque la conformazione visibile tuttora.
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