Il
nome della porta deriva dalla Gens
Pincia
che possedeva il colle omonimo. Anticamente ebbe anche il nome di
Porta
Turata,
perché murata, e di Porta
Salaria Vetus,
perché da qui usciva la più antica via Salaria
che,
poco più avanti, si congiungeva con il tracciato della via Salaria
Nova. La
tradizione popolare medievale le assegnò anche il nome di Porta
Belisaria, perchè durante l'assedio di Vitige (537-538) il
generale bizantino pose qui il suo quartier generale. Risale
probabilmente a questo periodo anche la croce greca incisa sul lato
esterno dell'arco della porta.
.
Fu realizzata
dall’imperatore Onorio nel corso del restauro operato nel 403,
ingrandendo la preesistente posterla di epoca aureliana e realizzando
le due torri laterali a base semicircolare.
La torre orientale potrebbe però essere frutto del semplice rifacimento di una torre di epoca aureliana giustificando così il loro aspetto stranamente asimmetrico.
La Porta Pinciana passò così da un ruolo di passaggio di terz’ordine ad una posizione di estrema importanza strategica, posizionata com’era in cima al colle.
Nel 536 quando, appena impossessatosi della città, Belisario mise mano all'opera di consolidamento e rafforzamento della cinta muraria, il suo unico fornice in travertino, serrato tra le due torri di guardia, venne ampliato e rinforzato nonché rettificato per essere disposto di sbieco rispetto all'asse principale delle mura, in maniera tale che che l'invasore a piedi o a cavallo, scoprisse il fianco coperto dallo scudo, dovendo improvvisamente svoltare per l'entrata. Esternamente, nella chiave di volta dell'arco è scolpita una croce greca mentre su quella dell'arco interno è scolpita una croce latina.
Sulla cortina in pietra sono visibili le curiose protuberanze fatte scolpire da Onorio, di probabile origine pagana avevano un significato apotropaico e garantivano un sostegno sovrannaturale alla difesa della porta. All'interno si notano le guide lungo cui scorreva la saracinesca manovrata dalla camera sovrastante.
I fornici ai lati della porta sono stati aperti in epoca moderna per ragioni di viabilità ma Porta Pinciana è una delle poche porte di Roma i cui restauri non hanno influito pesantemente sull’aspetto originario, ed è quindi rimasta praticamente quasi uguale a com’era in origine.
Sulla cortina in pietra sono visibili le curiose protuberanze fatte scolpire da Onorio, di probabile origine pagana avevano un significato apotropaico e garantivano un sostegno sovrannaturale alla difesa della porta. All'interno si notano le guide lungo cui scorreva la saracinesca manovrata dalla camera sovrastante.
I fornici ai lati della porta sono stati aperti in epoca moderna per ragioni di viabilità ma Porta Pinciana è una delle poche porte di Roma i cui restauri non hanno influito pesantemente sull’aspetto originario, ed è quindi rimasta praticamente quasi uguale a com’era in origine.
lato interno
In epoca medioevale sorse la dubbia leggenda che Giustiniano, a seguito del coinvolgimento di Belisario in una congiura volta a rovesciarlo, lo avesse spogliato di tutti i suoi beni e fatto accecare, costringendolo a mendicare nei pressi dell'Ippodromo di Costantinopoli. Il primo a riferire questa circostanza nelle sue Chiliades è Giovanni Tzetzes, un monaco bizantino vissuto nel XII secolo. Secondo una versione di questa leggenda, Belisario cieco e in miseria, sarebbe tornato a Roma e avrebbe mendicato nei pressi della Porta Pinciana dove ci sarebbe stata una scritta graffita che recitava “date obolum Belisario”.
Jaques Louis David, Belisario chiede l'elemosina, 1781, Palais de Beaux Arts, Lille, Francia
Nel quadro di David Belisario viene riconosciuto da uno dei suoi soldati mentre chiede l'elemosina insieme alla figlia Giovanna. L'ambientazione della scena sembra essere più a Roma che a Costantinopoli.
Raffaele Faccioli, Belisario e la figlia per le vie di Bisanzio, 1870
Nei pressi della porta, all'angolo tra via Campania e via Marche ed inserito in una edicola addossata alle mura, si trova questo busto. E' quanto resta
della statuaria che adornava i giardini di villa Ludovisi,
completamente smantellata alla fine del XIX sec. per far posto
all'omonimo quartiere residenziale. E' attribuito a Belisario
ma potrebbe anche raffigurare Alessandro Magno.
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