Il nome Basilicata è
di chiara origine romea e deriva molto probabilmente da βασιλικός,
termine non specifico designante genericamente un funzionario
bizantino (allo stesso modo la Capitanata
– regione che corrisponde all'antica Daunia
e odierno Foggiano – deve il nome al κατεπάνω bizantino).
La denominazione di
Basilicata compare però in età posteriore al dominio bizantino,
durante il quale la parte della regione sottomessa ai Romei conservò
l'antico nome di Λουκανία. Lo si rinviene per la prima volta
nel Catalogo dei baroni normanni
del 1154, ma solo da un documento angioino del 1276-77 si possono
chiaramante rilevare i limiti del «Giustizierato della Basilicata»,
limiti grosso modo corrispondenti a quelli attuali, eccezion fatta
per l'exclave materana staccata dalla Puglia nel XVII sec. Il termine di Basilicata (il cui aggettivo – basilisco - non riuscì mai ad imporsi, sostituito da quello di lucano), per quanto risultasse impopolare agli abitanti della regione, doveva rimanere fino al 1932, salvo che durante le brevi parentesi rivoluzionarie del 1799 e del 1820. Nel 1932 veniva ufficialmente abolito e sostituito con quello di Lucania. Il cambiamento non fu duraturo giacchè con la costituzione repubblicana (1947) venne ripristinata la denominazione di Basilicata.
Il thema di Lucania – istituito forse nel 968 - comprendeva all'incirca tutto il territorio della Lucania romana, includendo la Calabria tirrenica settentrionale e parte dell'attuale provincia di Salerno. Era delimitato ad oriente dal golfo di Taranto, a nord dal monte Vulture e dalle montagne a sud di Potenza, a occidente si estendeva fino al Tanagro e al Vallo di Diano mentre a nord-est raggiungeva il Basento.
Secondo alcuni studiosi questa entità amministrativa avrebbe avuto come capoluogo Toursikon (l'attuale Tursi), secondo altri Cassano.
La presenza di un Eustazio Skepides, stratego di Lucania, è attestata dalla sua firma posta in calce ad un atto pubblico (sentenza a favore di Clemente Muletzi) che porta la data del 1042.
Il thema scomparve intorno al 1050, quando la regione fu occupata dai Normanni.
San Basilio
chiesa rupestre di S.Margherita, Melfi, XIII sec.
Tra l'VIII ed il X secolo la Basilicata
si trovò al confine tra la zona d'influenza della cultura greca,
rappresentata dal Catepanato bizantino e quella latina, rappresentata
dai Principati longobardi legati al Papato. I monaci basiliani (1)
per parte greca e quelli benedettini per parte latina costituirono i
canali di divulgazione delle rispettive culture. La ricerca di
sicurezza e protezione, nell'ambito di un territorio di confine
soggetto a continui scontri armati tra Longobardi e Bizantini, nonché
esposto lungo la fascia costiera alle incursioni saracene, spinse i
monaci e la popolazione ad occupare le grotte naturali ed artificiali
dell'interno, determinando lo sviluppo di insediamenti rupestri.
L'architettura religiosa
rupestre lucana appare quindi caratterizzata, nell'impianto
architettonico e nella decorazione, dalla commistione e
sovrapposizione di tratti riconducibili ad entrambe le culture.
Le influenze della civiltà bizantina, ad ogni modo, non sedimentarono nel profondo delle coscienze al punto da trasformarle completamente, ma vennero assorbite nel sostrato preesistente, contribuendo a rendere più ricca di contenuto la civiltà del Mezzogiorno d’Italia latino, successivamente vivificata dai Normanni. Questi ultimi, istituzionalizzando i monasteri e adottando una politica di tolleranza, agirono, nell’XI secolo (2), da catalizzatore tra le due culture e si posero, al contempo, come i diretti e legittimi continuatori della civiltà occidentale.
Note:
(1) Una prima ondata di monaci basiliani raggiunse la regione per sottrarsi alle persecuzioni iconoclaste intraprese dall'imperatore Leone III a partire dal 730. Successivamente, tra il IX ed il X secolo, la loro presenza ebbe un ulteriore incremento a seguito della conquista araba della Sicilia.
(2) Il catepano Stefano
Paterano consegna a Roberto il Guiscardo le chiavi di Bari, l'ultimo
caposaldo bizantino in Italia, il 15 aprile del 1071.
(1) Una prima ondata di monaci basiliani raggiunse la regione per sottrarsi alle persecuzioni iconoclaste intraprese dall'imperatore Leone III a partire dal 730. Successivamente, tra il IX ed il X secolo, la loro presenza ebbe un ulteriore incremento a seguito della conquista araba della Sicilia.
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