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mercoledì 23 marzo 2016

L'icona della Vergine Hodighitria in Santa Maria Nova a Roma

L'icona della Vergine Hodighitria in Santa Maria Nova a Roma

L'icona bizantina

Nell'850, tre anni dopo il seppellimento della chiesa di Santa Maria Antiqua sotto le macerie del palazzo di Domiziano crollato a seguito di un terremoto, papa Leone IV fece costruire per rimpiazzarla, tra le rovine del tempio di Venere e nel punto dove secondo la leggenda Simon Mago avrebbe sfidato San Pietro, la chiesa detta di Santa Maria Nova (oggi dedicata a Santa Francesca Romana) e vi fece traslare l'icona della Theotokos che precedentemente era custodita nella chiesa sepolta dalle macerie.
Alta 132 cm. e larga 97, l’icona è realizzata con due brani di pittura a encausto su tela incollata su tavola. Sulla superficie del supporto ligneo convivono infatti l’uno accanto all’altro brani pittorici diversi. Il busto della Vergine e il corpo del Bambino sono dipinti a tempera e la loro esecuzione è moderna, probabilmente degli inizi del Cinquecento. Diversamente il volto e il collo della Theotokos, come pure quel che resta del volto del Bambino, sono brani assai più antichi e sono dipinti a encausto (1). I busti cinquecenteschi furono dipinti per altri visi di epoca medioevale, sovrapposti a quelli visibili oggi. Nel 1950 Pico Cellini si accorse che sotto la prima si trovava un'immagine più antica e procedette al distacco delle due tele. I brani così recuperati risultano essere ritagliati da un’opera perduta e incollati al supporto attuale. Presentano, specie nel volto del Bambino, segni evidenti di bruciature, da addebitare forse agli effetti di un incendio. Definiscono il tipo della Theotokos Hodighitria (Maria tiene il Bambino con il braccio destro e lo indica con la sinistra) e si ritiene probabile che risalgano alla seconda metà del VI secolo, quando l'icona fu dipinta in concomitanza con la trasformazione in chiesa (S.Maria Antiqua) dell’edificio che ospitava il corpo di guardia ai piedi del Palazzo di Domiziano, avvenuta sotto Giustino II (565-578) - l'ellenismo della sua fattura, nonchè la monumentalità, fanno propendere in ogni caso per una datazione alta - si tratterebbe quindi della più antica immagine su tavola della Vergine rinvenuta a Roma.
Una volta disgiunte, le due opere hanno preso strade diverse. L’icona bizantina venne sistemata nella sagrestia della basilica, quella medievale fu ricollocata sull’altare.

L'icona medievale fino al 1950 sovrapposta a quella bizantina

In occasione della riapertura al pubblico della chiesa di Santa Maria Antiqua (marzo 2016), l'icona bizantina è stata riportata in processione solenne alla sua antica collocazione.

Note:

(1) La stessa tecnica impiegata nella maggior parte dei cosiddetti Ritratti di Fayyum, un corpo di circa 600 ritratti funebri realizzati nell'Egitto romanizzato tra il I sec. aC ed il III secolo. Nella pittura a encausto i pigmenti vengono mescolati a cera punica (che ha funzione di legante), mantenuti liquidi dentro un braciere e stesi sul supporto con un pennello o una spatola e poi fissati a caldo. In questo modo si rendono i colori molto più vividi, creando un forte effetto impressionistico.


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