L'icona bizantina
Nell'850, tre anni dopo il
seppellimento della chiesa di Santa Maria Antiqua sotto le macerie
del palazzo di Domiziano crollato a seguito di un terremoto, papa
Leone IV fece costruire per rimpiazzarla, tra le rovine del tempio di
Venere e nel punto dove secondo la leggenda Simon Mago avrebbe
sfidato San Pietro, la chiesa detta di Santa Maria Nova (oggi
dedicata a Santa Francesca Romana) e vi fece traslare l'icona della
Theotokos che precedentemente era custodita nella chiesa sepolta
dalle macerie.
Alta 132 cm. e larga
97, l’icona è realizzata con due brani di pittura a encausto su
tela incollata su tavola. Sulla superficie del supporto ligneo
convivono infatti l’uno accanto all’altro brani pittorici
diversi. Il busto della Vergine e il corpo del Bambino sono dipinti a
tempera e la loro esecuzione è moderna, probabilmente degli inizi
del Cinquecento. Diversamente il volto e il collo della Theotokos,
come pure quel che resta del volto del Bambino, sono brani assai più
antichi e sono dipinti a encausto (1). I busti cinquecenteschi furono
dipinti per altri visi di epoca medioevale, sovrapposti a quelli
visibili oggi. Nel 1950 Pico Cellini si accorse che sotto la prima si
trovava un'immagine più antica e procedette al distacco delle due
tele. I brani così recuperati risultano essere ritagliati da
un’opera perduta e incollati al supporto attuale. Presentano,
specie nel volto del Bambino, segni evidenti di bruciature, da
addebitare forse agli effetti di un incendio. Definiscono il
tipo della Theotokos Hodighitria (Maria
tiene il Bambino con il braccio destro e lo indica con la sinistra) e
si ritiene probabile che risalgano alla seconda metà del VI secolo,
quando l'icona fu dipinta in concomitanza con la trasformazione in
chiesa (S.Maria Antiqua) dell’edificio che ospitava il corpo di
guardia ai piedi del Palazzo di Domiziano, avvenuta sotto Giustino II
(565-578) - l'ellenismo della sua fattura, nonchè la monumentalità,
fanno propendere in ogni caso per una datazione alta - si tratterebbe
quindi della più antica immagine su tavola della Vergine rinvenuta a
Roma.Una volta disgiunte, le due opere hanno preso strade diverse. L’icona bizantina venne sistemata nella sagrestia della basilica, quella medievale fu ricollocata sull’altare.
L'icona medievale fino al 1950 sovrapposta a quella bizantina
In occasione della riapertura al pubblico della chiesa di Santa Maria Antiqua (marzo 2016), l'icona bizantina è stata riportata in processione solenne alla sua antica collocazione.
Note:
(1) La stessa tecnica impiegata nella
maggior parte dei cosiddetti Ritratti di Fayyum, un corpo di
circa 600 ritratti funebri realizzati nell'Egitto romanizzato tra il
I sec. aC ed il III secolo. Nella pittura a encausto i
pigmenti vengono mescolati a cera punica (che ha funzione di
legante), mantenuti liquidi dentro un braciere e stesi sul supporto
con un pennello o una spatola e poi fissati a caldo. In questo modo
si rendono i colori molto più vividi, creando un forte effetto
impressionistico.
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