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domenica 10 giugno 2012

basilica di S.Crisogono

basilica di S.Crisogono



I resti della chiesa di epoca costantiniana sono accessibili dalla sacrestia, e si trovano sopra precedenti case romane di epoca tardo repubblicana. L’antica basilica si trova attualmente 5 metri sotto il manto stradale e venne abbandonato nel XIII secolo quando venne costruita la basilica soprastante, sicuramente a causa delle continue esondazioni del Tevere che avevano innalzato il livello del terreno con l’apporto continuo di fango.



Tre arcate laterali costituivano l’entrata, mentre il lato di fondo era chiuso dalla facciata di una domus romana del III secolo (ancora in parte ben conservata).
L'abside conteneva le reliquie di san Crisogono, e si trovava in testa all'unica navata della basilica, che terminava nei pastophoria; quella a destra potrebbe essere stata un diakonikon, una sorta di sacrestia dove venivano conservati i paramenti sacri, mentre l'altra avrebbe svolto funzioni di prothesis, l'ambiente in cui veniva preparata l'offerta liturgica del pane e del vino.
Il presbiterio fu in seguito rialzato con tre gradini per creare la cripta con la fenestella confessionis (attraverso la quale i fedeli venivano a contatto con le reliquie), accessibile da un corridoio semianulare che costeggiava la curva dell’abside.

Abside e cripta

Il breve corridoio rettilineo che porta alla confessione presenta degli affreschi relativi alle opere di restauro volute da papa Gregorio III (731-741) : sulla parete sinistra sono raffigurati tre personaggi, San Rufino e San Crisogono affrontati tra due colonnine tortili che dividono il tutto in due pannelli, e Sant'Anastasia. Il primo indossa una clamide rossa su una tunica gialla con fibula sull'omero destro. San Crisogono ha invece una tunica bianca con pallio rosso con clavi, tipico dei cavalieri romani. Ha l'avambraccio sollevato con la mano aperta. Infine Sant'Anastasia veste una tunica con perle, un velo sul capo con fermagli sulla fronte una piccola croce ricevuta con la palma del martirio. Sulla testa un'aureola mentre nella mano destra ha una corona gemmata.

San Rufino, S.Crisogono e S.Anastasia


Il corridoio aveva un soffitto piano con lastre di marmo, ora scomparse, ma le cui tracce sono rimaste sul muro. La parete superiore dell’abside è decorata dall’alternanza di dischi imitanti marmi colorati entro losanghe, dischi su corazze incrociate e dischi a cerchi concentrici, dell’età di Gregorio III.



A destra dell’abside è la sacrestia (interpretata anche come diakonikon), con pavimento a tessere marmoree con disegno a fioroni (ne rimangono alcuni lacerti), in seguito utilizzata come luogo di sepoltura: rimane in situ un bel sarcofago marmoreo del II secolo.
Dalla parte opposta dell’abside è un altro ambiente, di dimensioni maggiori del precedente, identificato da alcuni come battistero (da altri come prothesis). In origine questa stanza era probabilmente una fullonica con ingresso indipendente da via di S. Gallicano, e sulla parete di fondo è visibile ancora la sagoma ad arco della porta, chiusa quando si decise di consentire l’accesso dall’interno della chiesa. Al centro del vano era la vasca circolare per le abluzioni: in età medievale la vasca fu dimezzata con l’inserimento di un tramezzo al centro di essa, che sottrasse all’uso circa la metà della sala. Sulla parete medievale restano tracce di stemmi gentilizi dipinti. Tra questa sala e l’aula principale era un piccolo corridoio, con una porta che conduceva all’esterno: sulle pareti, grandi dischi dipinti con al centro motivi floreali.


Battistero


Sul lato sinistro della basilica si riscontra la presenza di un altare a blocco affrescato con decorazioni a rotae concentriche dell’XI secolo. Nello stesso vano si rileva la presenza di due sarcofagi marmorei, ritratti di santi entro nimbo in parete e materiale marmoreo appartenuto all’arredo liturgico della chiesa primitiva.


La grande aula basilicale non aveva partizioni interne: sul lato destro si conservano alcune pitture del X-XI secolo con storie di S. Benedetto che includono: San Silvestro I papa (314-335) che cattura il drago*, San Pantaleone che guarisce il cieco, San Benedetto che guarisce il lebbroso e il Salvataggio di san Placido.

Al centro, San Benedetto guarisce il lebbroso

Gli affreschi del muro meridionale hanno differenti datazioni. Al VI-VII secolo risale la serie di vela, cioè drappi bianchi con al centro la croce gemmata e sopra scene di Nuovo Testamento di cui ne restano 4 ma solo una riconoscibile: si tratta della scena dei 3 ragazzi ebrei nella fornace dove un personaggio ha un libro chiuso in mano, un'altra figura maschile in piedi con pallio bianco con macchie rosse si trova dentro una struttura architettonica color giallo avvolta dalle fiamme. Il tutto era incorniciato da una fascia rossa con la scritta VOTUM SOLVIT.



La funzione cimiteriale della basilica è testimoniata dal rinvenimento di sarcofagi marmorei e di terracotta, nonché dalle lastre tombali che rivestivano il pavimento.
La forma particolare della chiesa, con una sola navata invece di tre, e la presenza di diverse vasche fa supporre invece la possibile riconversione a luogo di culto di un precedente locale commerciale, forse una fullonica destinata alla tintura dei tessuti, non fuori contesto in un'area corrispondente a un distretto commerciale dell'epoca.

Sul sagrato di questa chiesa l'11 luglio del 472 fu decapitato da Gundobaudo l'imperatore Antemio Procopio (467-472) che aveva cercato di rifugiarvisi mescolandosi ad altri pellegrini.


* Gli Actus Silvestri, un testo agiografico che fu redatto in Occidente forse già a partire dal V secolo come risultato della fusione di leggende eterogenee ed incoerenti tra loro, riportano, tra le altre, anche quella di un drago che si era rintanato in una grotta nei pressi della Rupe Tarpea. Con il suo alito pestilenziale, il drago uccideva chiunque si trovava a passare nelle vicinanze. Papa Silvestro si recò presso la tana del mostro in compagnia di due diaconi e discese i 365 gradini che lo separavano dal drago completamente disarmato, brandendo il solo Crocifisso. Alla vista del sacro simbolo, mentre Silvestro invocava l’aiuto del Cristo e della Vergine, il drago divenne immediatamente mansueto, al punto che il Papa lo poté legare con un filo della sua veste e portare al guinzaglio al cospetto della folla che lo attendeva in superfice e da cui il mostro fu ucciso.











 








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