Secondo alcuni la chiesa di San Demetrio fu fatta costruire nel 1291-1292 dal metropolita Niceforo Moschopoulos, secondo altra, più probabile ipotesi fu invece fondata intorno al 1270 dal metropolita Eugenio (raffigurato nel diakonikon) e soltanto completata con l'aggiunta del nartece nel 1291.
La chiesa fu edificata originariamente secondo un impianto basilicale a tre navate, con quella centrale coperta da travatura lignea e le due laterali, di medesima lunghezza, coperte a volta.
Nel XV sec., il metropolita Matteo fece ricostruire le parti superiori, sovrapponendo una struttura cruciforme a cupole, nel maldestro tentativo di renderla simile alla Afendicò: nella navata centrale si scorge perfettamente la linea di transizione tra la fase di costruzione del XIII sec. e quella del XV sec., segnata da un fregio scolpito sotto il quale sussistono tracce di pitture parietali. La decorazione parietale fu infatti gravemente danneggiata dalla ristrutturazione voluta da Matteo, sì che tutte le figure dipinte sul lato meridionale della nave appaiono oggi"decapitate",
La navata centrale con il fregio scolpito che corrisponde alla precedente altezza della chiesa
Le arcate della navata centrale poggiano su capitelli bizantini* di reimpiego e le colonne recano incisioni che riassumono i privilegi concessi dagli imperatori alla chiesa. Di reimpiego sono anche le lastre marmoree che formano il parapetto del matroneo. Parte della primitiva pavimentazione a tarsie marmoree policrome si è conservata.
* da segnalare quello decorato con la figura del centauro che imbraccia lo scudo nella sinistra e sguaina la spada nella destra.
Angolo sudoccidentale
Davanti all'iconostasi, una lastra collocata in epoca moderna, che reca un rilievo con l'aquila bicipite incoronata, indicherebbe il luogo in cui Costantino Dragaze fu consacrato imperatore di Bisanzio il 6 gennaio 1449 alla presenza del fratello Tommaso e di due alti funzionari costantinopolitani, Alessio Filantropeno Lascaris e Manuele Paleologo Iagari (1).
Nella navata destra si nota un'insolita cattedra episcopale del XVII sec.
La torre campanaria, costruita su una cappella è un'aggiunta successiva al 1316.
La facciata absidale risale quasi interamente alla chiesa originaria e si contraddistingue per l'ordinata muratura “a castone” (opera cloisonné), la decorazione seghettata in mattoni che enfatizza le finestre absidali. Al di sopra delle absidi laterali, la monotonia della muratura è rotta da due lastre rettangolari con un cerchio di mosaico rosso.
Gli affreschi non presentano unità né di programma né di stile. Parte risalgono alla fine del XIII sec, parte alla prima metà del XIV.
Catino absidale: E' una delle pitture più antiche. La Vergine è ritratta in piedi con in braccio il bambino (Kyriotissa). La figura di un prelato prosternato in preghiera, il donatore, fu successivamente cancellata.
Prothesis: la prothesis e gran parte della navata settentrionale sono occupate da ritratti di S.Demetrio di Tessalonica e da scene della sua vita e del suo martirio.
Il diakonikon è invece dedicato ai SS.Cosma e Damiano che sono raffigurati a figura intera nella nicchia con lo sguardo rivolto al Cristo misericordioso raffigurato nella conca absidale. Sulle pareti quattro scene dei miracoli compiuti dai due santi.
S.Demetrio in prigione, navata settentrionale
Il diakonikon è invece dedicato ai SS.Cosma e Damiano che sono raffigurati a figura intera nella nicchia con lo sguardo rivolto al Cristo misericordioso raffigurato nella conca absidale. Sulle pareti quattro scene dei miracoli compiuti dai due santi.
I SS.Cosma e Damiano, parete del diakonikon
Nella volta del diakonikon si trova l'affresco forse più caratteristico dell'intera chiesa in cui è rappresentata l'Etimasia: un trono vuoto sormontato dalla croce patriarcale che simboleggia l'attesa del ritorno di Cristo per il Giudizio Universale; magnifici gli angeli per l'armonia del movimento e l'espressione estatica del volto.
Etimasia, volta del diakonikon
Note:
(1) Secondo
gran parte delle fonti, tuttavia, Costantino
Dragaze fu semplicemente proclamato imperatore, mentre la cerimonia
d'incoronazione non ebbe affatto luogo.
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