Nel secolo XVI i viceré spagnoli si trovarono a
fronteggiare la potente flotta turca che, con le sue incursioni,
portò anche allo spopolamento degli abitati costieri e ad un
conseguente calo dei commerci. Per far fronte a questa situazione il
viceré Don Pedro di Toledo ideò, nel 1522, un nuovo sistema di
torri costiere collocate a distanza tale da consentire una
comunicazione diretta l'una con l'altra per mezzo di segnali di fumo,
di giorno, o sorgenti luminose, durante la notte (oltre al forte in
oggetto, di questo sistema facevano parte anche la Crestarella di
Vietri e Torre Angellara). La torre nota con il nome di Forte La
Carnale, fu fatta costruire nel 1569 su uno sperone roccioso che
domina la foce del fiume Irno dal facoltoso imprenditore di
Coperchia, Andrea di Gaeta, per volere del vicerè Don Pedro de
Ribera. La torre fu comunque costruita su una preesistente
fortificazione risalente forse al periodo longobardo. Per la sua
posizione strategica e per la presenza nelle murature di ferri,
rinvenuti nel corso di recenti restauri, dovrebbe trattarsi di una
torre cavallaria, dove oltre al presidio militare, erano
stanziate staffette a cavallo che all'occorrenza partivano per
avvisare le popolazioni di una attacco dal mare.
Presenta una pianta quadrangolare con muratura merlata
e una torre centrale dove probabilmente alloggiavano i soldati di
guarnigione.
L'origine del nome "La Carnale" non è del
tutto chiara. Secondo alcuni andrebbe posto in relazione al massacro
(carnaio) di corsari saraceni avvenuto in questa località nell'872
(1).
Nel 1647, Ippolito Pastina, alla guida di una rivolta
antispagnola, riuscì ad impadronirsi di Salerno e pose qui il suo
"comando popolare". Intorno al 1764 vi vennero raccolti i
corpi delle vittime della terribile carestia che in quell'anno colpì
il salernitano.
Nel 1828 i Borboni lo trasformarono in presidio a
difesa della città e lo dotarono di batterie costiere
ribattezzandolo Forte San Giuseppe. In questa occasione subì
dei rimaneggiamenti di cui ancora esistono tracce nei terrazzamenti
per le batterie.
Successivamente perse la sua funzione difensiva e
venne adibito a deposito di munizioni, funzione che continuò a
svolgere anche sotto lo stato unitario, da cui il nome di Polveriera
con cui è anche conosciuto. Durante la seconda guerra mondiale fu
rinforzato come bunker e gravemente danneggiato durante lo sbarco
alleato.
Appartiene attualmente al
Comune di Salerno ed è stato completamente ristrutturato negli anni
'80.
(1) Nell'872 30.000 corsari saraceni sbarcarono nei pressi di Salerno e sottoposero la città ad un duro assedio. Quando i difensori erano ormai sul punto di capitolare, la morte improvvisa e accidentale di Abdila, capo degli assalitori, seminò lo scompiglio fra le loro fila. I Salernitani, con alla testa il principe Guaiferio I, ne approfittarono e, usciti dalle mura, attaccarono i nemici, trucidandone circa quindicimila. Gli altri, atterriti dalla disfatta e tornati alle loro navi, si dettero alla fuga; ma colpiti da una tempesta al largo della Calabria, perirono tutti.
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