La cosiddetta Casina del cardinal
Bessarione, situata al I miglio della via Appia – che in questo
tratto urbano prende attualmente il nome di via di Porta San
Sebastiano - presso l’antico bivio della via Appia con la via
Latina, vede risalire la sua configurazione attuale al secolo XV, con
utilizzo di preesistenze medievali a loro volta inglobanti
sottostanti strutture d’età romana.
In questo luogo, in epoca mediovale,
sui resti di un edificio di età imperiale sorse un ospedale
– individuabile nella metà sudovest della casina - annesso alla
contigua chiesa di S. Cesareo che nel XIV secolo fu amministrato dai
fratres cruciferi
e che divenne in seguito sede di un monastero di monache benedettine,
allontanate poi da Papa Eugenio IV nel 1439. Alla seconda metà del XV secolo risale l’ampliamento verso la strada con la loggia al primo piano e la trasformazione in residenza estiva del cardinale titolare di Tuscolo, nella cui diocesi era compresa la vicina chiesa di San Cesareo.
Il legame della Casina con il cardinale Bessarione non è suffragato da nessuna testimonianza diretta, ma è un’ipotesi fondata sul legame esistente tra la casina e la chiesa di S. Cesareo di pertinenza del vescovado di Tusculum (di cui Bessarione fu cardinale titolare tra il 1449 e il 1468) e su alcuni documenti del 1455 che attestano la proprietà da parte del Bessarione di una vigna situata tra i possedimenti della chiesa di San Sisto Vecchio e la chiesa di San Cesareo.
Secondo questa ipotesi Bessarione avrebbe utilizzato la Casina come dimora suburbana, in alternativa a quella di città che aveva in piazza dei Ss.Apostoli, in un appartamento ora inglobato nel palazzo Colonna.
Del Cardinale Giovanni Battista Zeno, titolare della stessa sede episcopale dal 1479 al 1501, e di Marcello Crescenzi, eletto cardinale nel 1542, rimangono i rispettivi stemmi nella decorazione a fresco di alcune delle stanze e della loggia (non c'è traccia invece dello stemma di Bessarione).
L'edificio è articolato su due parti,
costruite a breve distanza di tempo tra loro, tra il 1450 ed il 1460:
quella più antica corrisponde alla metà interna verso il giardino,
ampliata poi nella seconda metà del secolo verso la strada con la
parte comprendente un salone ed una loggia a quattro arcate, dove
vennero utilizzate antiche colonne.
La loggia rappresenta senza
dubbio l'elemento più importante della casa, il centro e la sua più
viva decorazione: composta con antiche colonnette di spoglio a
capitelli alternativamente dorici e ionici e raccolta nella
bellissima finestra a croce guelfa, è l'elemento di massima
rappresentanza.
Nel piano seminterrato, identificato come spazio destinato alla sola servitù, si trovano una cucina con bel camino, un lavatoio ed un vestibolo con finestra. La loggia ha una decorazione a festoni dipinti di cui è superstite solo una parte; tale decorazione è presente in tutte le stanze della palazzina. La sala in comunicazione con la loggia conserva il fregio a fogliami e stemmi e trofei d'armi. Altre decorazioni sono nelle piccole camere adiacenti alla loggia, con fregi pure a fogliami e stemmi; tutte queste pitture sono di gusto tardo-gotico. Da notare la decorazione a fiori e melograni della stanza da letto (cubiculum).
Più moderna è la decorazione della loggia: sopra un finto parapetto si alzano pilastri con un paesaggio di alte rocce, castelli e chiese. La facciata che prospetta su via di Porta S.Sebastiano sulla strada, arricchita da due imponenti finestre a croce guelfa, presenta una decorazione a graffito e chiaroscuro rappresentante un fregio di fogliame.
La facciata lungo via di Porta San Sebastiano con le due finestre a croce guelfa
Particolare del fregio a graffito della facciata
La sala regia:
Il tendaggio dipinto attorno al camino che si sovrappone alla decorazione originale è stato realizzato in epoca moderna, probabilmente durante il periodo in cui la casina era adibita a locanda (fine XIX-inizi XX secolo).
In una nicchia della parete
sud si trovano i resti di un affresco menomato dall’apertura di una
finestra oggi murata.
A partire da sinistra vi si
distinguono: una santa che schiaccia un drago e impugna una croce a
doppia traversa nella mano sinistra, probabilmente Santa Margherita di Antiochia; Santa Caterina d’Alessandria facilmente riconoscibile
dalla la ruota dentata simbolo del suo martirio; una figura maschile
assisa in trono (ai cui piedi è una minuscola figura di un monaco
orante, presumibilmente l’ignoto committente), generalmente
identificata con il Cristo. Si è quindi pensato che potesse
trattarsi della raffigurazione della Incoronazione della Vergine che
si sarebbe trovata nella parte mancante. Questo però la porrebbe
alla sinistra del Cristo il che è inconcepibile sotto il profilo
teologico (a sinistra del Padre si dispongono i dannati) oltre al
fatto che la figura maschile seduta in trono non sembra affatto colta
nell'atto di incoronare. Si è quindi ipotizzato che questa figura
rappresenti piuttosto San Giacomo il Maggiore che nell'iconografia
medioevale è raffigurato spesso con barba e capelli lunghi come il
Cristo.
Guardando dall’esterno della casina la parete della lunetta, si nota distintamente che la lunetta stessa e tutta la porzione di muro a essa sottostante appaiono separate dalla muratura che le circonda come se si trattasse di una struttura preesistente inglobata nella nuova costruzione al momento dell'ampliamento realizzato nel XV secolo.
Guardando dall’esterno della casina la parete della lunetta, si nota distintamente che la lunetta stessa e tutta la porzione di muro a essa sottostante appaiono separate dalla muratura che le circonda come se si trattasse di una struttura preesistente inglobata nella nuova costruzione al momento dell'ampliamento realizzato nel XV secolo.
Accanto alla particolare muratura che corrisponde esternamente alla lunetta affrescata, si nota la caratteristica finestra a "fungo".
Confortata dal
fatto che sia Santa Caterina d'Alessandria, sia Santa Margherita di
Antiochia fanno parte del gruppo dei cosiddetti santi ausiliatori, si
può avanzare l'ipotesi che a pochi metri dall'ospedaletto dei
fratres cruciferi – che costituisce tuttora la parte sudovest della
casina – sorgesse una sorta di edicola o di piccola cappella dove
erano effigiati i santi ausiliatori poi inglobata nella casina.
Questa ipotesi spiegherebbe anche lo stile dell'affresco, che sembra
più trecentesco che quattrocentesco e che, altrimenti, rimarrebbe
incongruo su una parete edificata nella metà del XV secolo.
Lo stemma del cardinale Zeno inserito nel fregio a girali d'acanto
La loggia:
Sulle pareti della loggia, sopra un
parapetto dipinto, si innalzano dei finti pilastri, al di là dei
quali si scorge un paesaggio continuo che sembra proseguire il
giardino che circonda la casa. Si viene così a creare una sorta di
filtro che attenua il trauma del passaggio dallo spazio aperto del
giardino a quello chiuso delle mura domestiche.
In origine la porta di accesso alla
sala regia non si trovava dove è attualmente ma al centro della
parete lunga della loggia. A sinistra della apertura originaria si stagliava quindi una piccola chiesa con campanile posta su una collina, da cui discende un fiume; a destra una conigliera sotto una città turrita (la croce disegnata in alto è con tutta probabilità un’aggiunta posteriore).
La sagoma di un coniglio s'intravede nella conigliera in basso a destra
Da una parte lo Spirito, simboleggiato dalla chiesa, dall’altra la Natura, simboleggiata dalla conigliera. Come nel quadro di Tiziano L'Amor sacro e l'Amor profano - dipinto prima del 1515 - dove alle spalle della Venere celeste e della Venere genitrice compaiono proprio conigli e città turrita da una parte, chiesetta campestre e acque dall’altra. Da notare che nell'affresco della casina la chiesetta è posta in alto, a simboleggiare il suo essere a metà tra il Cielo e la Terra e che dall’altura dove è posta discende un fiume, a ricordare che è da Dio che discende la Vita e dalla Chiesa la possibilità di purificazione e salvazione.
Incerta è la datazione della
decorazione. L'ipotesi tradizionale la vuole coeva a quella della
sala regia che risale al periodo in cui vi risiedette il cardinale
Zeno (1479-1501) il cui stemma figura sorretto da un puttino su una
parasta.
Compaiono però - inseriti nel fregio a girali d'acanto - anche gli stemmi del cardinale Marcello Crescenzi (tre crescenti di luna in campo rosso) che risulta proprietario della casina verso la metà del XVI secolo a suggerire una datazione più bassa.
Compaiono però - inseriti nel fregio a girali d'acanto - anche gli stemmi del cardinale Marcello Crescenzi (tre crescenti di luna in campo rosso) che risulta proprietario della casina verso la metà del XVI secolo a suggerire una datazione più bassa.
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