Iniziato
da Adriano e terminato (o ingrandito) durante il regno di Caracalla,
sorgeva in prossimità del cardo maximus e poteva ospitare
circa 15.000 spettatori.
Realizzato in opus
caementicium con paramenti in blocchi di pietra
calcarea e laterizio
presentava in origine 25 arcate articolate su tre ordini, di cui
rimangono quelle del primo, inquadrate da colonne con capitelli
tuscanici, e parte di quelle del secondo.Entrando sulla scena si notano due cippi commemorativi: il primo a destra celebra Adriano e reca incisa la data d'inaugurazione (126), l'altro celebra Caracalla e dovrebbe indicare la loro conclusione (200-210).
Il cippo in onore di Adriano
La cavea – che presenta un diametro di 98 m. - si è conservata in buona parte mentre della scena rimangono tre porte monumentali che davano accesso all'orchestra.
Le arcate della cavea, con ampia cornice rifinita, presentavano come chiavi di volta rilievi figurati, rappresentati da busti nell'ordine inferiore e, molto probabilmente, da maschere (simili a quelle usate dagli attori) negli ordini superiori (1).
Le gradinate e la frons scenae erano rivestite in marmo, così come lastre marmoree e stucchi, ancora parzialmente conservati, decoravano le aulae, i due ampi ambienti (2) che, attraverso corridoi (parodoi), immettono nell'orchestra (3).
I tre ingressi monumentali alla scena
Decorazione in marmi policromi e stucchi dell'aula di sinistra
L'ambulacro esterno
Alle spalle della scena tre scalinate portavano ad un livello inferiore, forse ad un ingresso monumentale per gli artisti.
Fu abbandonato in epoca longobarda e, parzialmente interrato, fu utilizzato come fondazione di nuove abitazioni. Il su recupero, e lo smantellamento delle costruzioni soprastanti, iniziò a partire dal 1923..
Note:
(1) Uno di questi mascheroni è ancora visibile nel campanile del Duomo, incassato nella muratura a lato di una finestra.
(2) L'aula di destra, al di sopra della
quale è stata costruita nel XVIII sec. la chiesa di S.Maria della
Verità, conserva ancora parte dell'originale pavimento a mosaico.
(3) Nel teatro greco le
parodoi erano spazi praticabili posti tra i sedili e la scena che
permettevano al coro di raggiungere l'orchestra. Nel teatro romano,
venuta meno la funzione del coro, le parodoi (chiamate versurae)
fungevano invece da ingressi riservati agli spettatori che occupavano
i posti d'onore.
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