Il cosiddetto Sarcofago di Stilicone si
trova nella basilica di Sant'Ambrogio a Milano ed oggi è inglobato
in un ambone costruito in epoca medievale. Fu scolpito molto
probabilmente nella seconda metà del IV secolo.
Il sarcofago originale nella sua collocazione attuale all'interno dell'ambone (*)
Appare come una cassa di pietra
massiccia, sufficientemente larga per contenere i resti di diverse
persone, e sembra risultare dall'assemblaggio di due pezzi
eterogenei, il coperchio ed il cassone. Il motivo è che la volta di
Sant' Ambrogio cadde nel 1196 e l’opera che possiamo vedere oggi è
stata composta cinque anni dopo utilizzando i migliori frammenti
recuperabili.
E' generalmente attribuito a due
diversi intagliatori di area milanese, al primo dei quali viene
attribuito il coperchio, mentre al secondo i rilievi sui fianchi del
sarcofago.Stilicone può essere o non essere mai stato sepolto qui (il sarcofago cominciò ad essergli attribuito solo nel XVIII secolo, secondo altri conteneva invece i resti dell'imperatore Graziano), ma questo ingarbugliato palinsesto di scultura, metà pagano e metà cristiano, di incerta provenienza, difficile da decifrare, di caratteristiche nobili e in definitiva con qualcosa di strano all' apparenza, ne rappresenta abbastanza bene la figura storica.
Il suo orientamento, identico a quello dei resti tardoantichi del presbiterio, indica che si trova nella posizione attuale fin dal IV secolo, mentre l'ambone, costruito sopra successivamente, segue l'orientamento dell'edificio medioevale.
E' un sarcofago “a porte di città” con scena di Traditio Legis sul lato anteriore e con la raffigurazione del collegio apostolico sul lato posteriore. Si tratta di due temi allegorici, nati nella seconda metà del quarto secolo, che hanno spesso come sfondo mura e porte di città che, nella fattispecie, corrono lungo tutti e quattro i lati del cassone.
Lato A
La fronte (lato A) del
sarcofago è divisa in due parti orizzontali. Al centro della parte
superiore è Cristo, stante, con i cappelli lunghi e la barba;
indossa tunica e pallio, ha la mano destra sollevata e stringe un
rotolo con la mano sinistra. Alla sua sinistra si trova Pietro, che
tiene una croce sulla spalla sinistra e riceve il rotolo con la
destra; alla destra di Cristo sta invece Paolo, che compie il gesto
dell’acclamatio.
Queste tre persone formano la scena della Traditio
Legis ai
cui lati si dispongono gli altri apostoli. Inginocchiati ai piedi del
Cristo, quelli che sono stati ritenuti Stilicone e Serena,
soprattutto in virtù degli abiti di foggia militare indossati
dall'uomo.
L’origine della scena
si trova nell’arte imperiale; quando l’imperatore manda un suo
funzionario in una provincia, gli consegna il rotolo chiuso, che il
funzionario riceve con le mani coperte da un velo (cfr. il Missorio di Teodosio, 388-393); tale atto sancisce
il passaggio del diritto dall’imperatore
al funzionario. La sua diffusione a partire dalla seconda metà del
IV secolo ed in particolare a Roma (cfr. scheda Il complesso di S.Costanza a Roma), sembra porla in relazione con
la volontà di sottolineare il primato di Pietro – e quindi del
Papa suo successore - all’interno della Chiesa.
Lato B, coperchio
Sul lato verso l'altare (lato B) del coperchio si trova una delle prime Natività conosciute, Gesù è raffigurato in fasce con il volto da adulto adagiato in un sarcofago che fa da culla, immagine che richiama il tema della vita e della morte ricorrente nell'iconografia cristiana, soprattutto nell'ambito battesimale; ai lati del Bambino vi sono un bue ed un asino che, secondo alcuni, sono immagine dei profeti Isaia e Osea, altri interpretano l'asino come simbolo di Israele e il bue dei Gentili; a fianco dei due animali sono poi rappresentati due uccelli che mangiano un grappolo d'uva, uno si nutre con convinzione, l'altro appare più dubbioso, anche in questo caso sembra che il primo sia immagine del popolo d'Israele, più pronto a credere e a "nutrirsi" della fede, mentre l'altro starebbe ad indicare le maggiori difficoltà dei Gentili nell'accogliere il nascente messaggio cristiano.
Lato B, cassone
Nella faccia del cassone sottostante alla Natività, Elia rapito dal carro di fuoco lascia il mantello ad Eliseo (2 Re, II, 1-12) ; alla sua destra, Mosè e Noè; in basso e più piccoli, Adamo ed Eva.
Lato C
Sul lato lungo rivolto verso i fedeli
(lato C) vediamo Gesù raffigurato come un giovane imberbe che manda
i discepoli a proclamare il Vangelo (Missio apostolorum).
L’immagine principale è
costituita, anche nel lato posteriore, dalla raffigurazione del
collegio apostolico; al centro sta Cristo, senza barba e con capelli
lunghi, seduto in trono; tiene un libro nella mano sinistra e con la
mano destra fa il gesto della parola.
I discepoli hanno i piedi sovrapposti
l'uno con l'altro come a formare una catena che indica simbolicamente
la continuità del messaggio della Chiesa con il Cristo. Ai piedi del
Cristo sarebbero inginocchiati Stilicone e la moglie Serena. Sopra,
sul coperchio, in un clipeo sono scolpiti i volti dei due committenti
e, di lato, a destra una Natività classica composta da
Giuseppe e Maria ai lati del Bambino e i Re Magi a porgere omaggio, a
sinistra del clipeo è raffigurata una scena che ha quale elemento
principale l’immagine di una
statua a mezzo busto poggiata sopra una colonna, a destra della quale
stanno tre uomini con il berretto frigio e a sinistra altri due
uomini; si tratta dell’episodio nel quale i tre giovani ebrei
rifiutano di adorare la statua del re babilonese Nabucodonosor e
vengono gettati nella fornace (Daniele, III, 1-56)
Lato D
L’estremità sinistra
del lato destro del cassone (lato D) è definita da un pilastrino
ornato di girali vegetali. Presso il pilastro è raffigurata la scena
del sacrificio di Isacco; a destra di questa stanno quattro uomini
stanti, uno dei quali tiene un rotolo chiuso e un altro un libro
aperto. Non è chiaro chi siano questi personaggi, che sembrano
procedere verso il collegio apostolico raffigurato sulla fronte del
sarcofago.
(*) A causa della difficoltà di fotografare il sarcofago nella sua collocazione attuale, le immagini utilizzate nella scheda sono tratte dal suo calco in gesso attualmente conservato presso il Museo della civiltà romana a Roma.
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