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lunedì 2 giugno 2014

Il complesso dei SS.Quattro Coronati

Il complesso dei SS.Quattro Coronati


I santi Quattro Coronati erano quattro soldati romani (Severo, Severino, Carpoforo e Vittoriano) che per ordine di Diocleziano furono battuti a morte a Roma, con flagelli terminanti in pallottole di piombo, per essersi rifiutati di adorare gli idoli pagani. Per molto tempo i loro nomi restarono sconosciuti, ma furono poi rivelati dal Signore, nel 310 papa Melchiade diede loro l'appellativo di Quatuor Coronati e la loro festa fu fissata insieme a quella di cinque altri martiri Claudio, Nicostrato, Simproniano, Castorio e Simplicio che subirono il martirio due anni dopo. (Jacopo da Varagine, Legenda aurea)
Questi ultimi erano scalpellini cristiani – forse fratelli - che lavoravano nelle grandi cave di marmo e di porfido a nord di Sirmium (l'attuale Sremska Mitrovica in Serbia).
I cinque tagliapietre erano i migliori artigiani tra i molti che lavoravano nelle cave della Pannonia. Tanto bravi, che i compagni, nella loro ignoranza, li credevano aiutati dalla magia. Formule magiche sarebbero stati i segni di croce che essi tracciavano prima di intraprendere il lavoro; formule magiche le preghiere e i cantici ripetuti insieme durante l'opera.
Diocleziano – che nel 305 si era ritirato a vita privata nel palazzo di Spalato dei cui abbellimenti si occupava personalmente - visitava spesso le cave della Pannonia. Sceglieva i blocchi di materiali e commissionava volta per volta il lavoro desiderato. Pertanto conosceva benissimo i cinque scalpellini e ne apprezzava l'opera. Ragione per la quale nessuno, tra i compagni di lavoro e tra i superiori, osava denunziare come cristiani gli ottimi tagliapietre.
Fin quando Diocleziano non commissionò loro genietti e vittorie, amorini e figure mitologiche. Tra queste, un simulacro di Esculapio. Per il giorno fissato, genietti e amorini furono pronti, ma non la statua di Esculapio. Diocleziano pazientò, ordinando ancora aquile e leoni, che furono presto realizzati. Non fu fatto, però, il simulacro di Esculapio giacchè i cinque scalpellini si rifiutavano di scolpire un simulacro pagano.
Venne imbastito il processo, e la macchina della legge, messa in moto quasi contro la volontà imperiale, travolse gli artefici cristiani, che vennero gettati nel Danubio, chiusi entro botti di piombo.
Poco dopo, le loro reliquie furono portate a Roma, e i nove martiri furono sepolti insieme.

La basilica


Nel 310 papa Melchiade fece erigere il nucleo originario della basilica ad essi dedicata (1), del quale sopravvive ancora l'abside ed alcuni resti situati al di sotto della basilica attuale; nel VII secolo papa Onorio I ricostruì ed ampliò la chiesa che poi nel IX secolo Leone IV sottopose a radicale restauro. Distrutta dai Normanni di Roberto il Guiscardo nel 1084, la chiesa fu ricostruita in forme ridotte da Pasquale II (1099-1118) all'inizio del XII secolo: in questa occasione la parte anteriore fu trasformata in cortile, la navata centrale originaria divisa in tre navate tramite due file di colonne e le navate laterali originarie trasformate in chiostro l'una (quella di sn.) ed in refettorio l'altra (quella di ds.). 

Ingresso

L'ingresso al complesso avviene attraverso un portale ad arco sovrastato dalla massiccia torre campanaria del IX secolo (fortemente rimaneggiata nel XVII sec.), la più antica superstite di Roma: molto semplice e tozza, è costruita in cortina e presenta un loggiato con quadrifore sovrastato da una semplice cornice costituita da mensolette in marmo prive di decorazione.

Oltrepassato il portale si accede ad un primo cortile, con arcate tardocinquecentesche, corrispondente all'antico atrio della basilica leonina: sopra l'arco d'ingresso da notare un'iscrizione metrica in caratteri gotici relativa al restauro effettuato dal cardinale Alfonso de Carillo nel XV secolo.  

Il primo cortile con la facciata posteriore della torre campanaria e lo stemma del cardinale de Carrillo incassato sopra l'arco d'ingresso

Il primo cortile con il porticato che introduce all'ingresso del secondo

Attraverso un architrave si passa quindi in un altro cortile a cielo aperto, corrispondente alla parte anteriore dell'antica basilica, trasformata appunto in cortile nella ricostruzione di Pasquale II: da qui, attraverso un portico costituito da colonne con capitelli ionici e corinzi, si giunge all'ingresso della chiesa.

Il secondo cortile con il porticato che precede l'ingresso alla chiesa

L'interno della basilica - il cui impianto attuale risale alla ricostruzione di Pasquale II - si presenta attualmente a tre navate divise da quattro colonne per lato con capitelli corinzi che sostengono le arcate. Due grandi pilastri rettangolari raccolgono le ultime arcate e sostengono l'arco trionfale che immette nel transetto. Sopra le navatelle corrono due gallerie aperte verso la navata centrale da due trifore per lato con colonne ioniche e parapetti di marmo. L'abside è ancora quella dell'aula tardoantica, ricostruita parzialmente da Leone IV, e questo spiega le sue ampie proporzioni inadeguate al resto dell'interno. 

Veduta esterna dell'abside

La basilica è arricchita da un pavimento precosmatesco nel quale sono state riutilizzate molte iscrizioni provenienti da un antico cimitero cristiano. Lungo le pareti laterali si notano - incassate nella muratura – alcune delle colonne che separavano la nave della basilica originaria dalle navate laterali.

Il soffitto ligneo presenta lo stemma del donatore, il cardinale Enrico di Portogallo (1580) – figlio cadetto di Manuele I del Portogallo, regnò a sua volta per un breve periodo, dal 1578 al 1580, anno della sua morte. Fu anche detto il cardinale re.  


1. Ingresso
2. Torre campanaria
3. Primo cortile (atrio della basilica leoniana)
4. Oratorio di S.Silvestro
5. Secondo cortile (parte anteriore della basilica leoniana)
6. Navata laterale ds. della basilica leoniana, successivamente trasformata in refettorio
7. Navata laterale sn.della basilica leoniana, successivamente incorporata nel chiostro.
8. Chiostro (edificato nel 1220)
9. Transetto della basilica attuale
10. Nave della basilica attuale

11. Navate laterali della basilica attuale

Dalla navata di sinistra si accede al chiostro del monastero fondato da Pasquale II costruito intorno al 1220, nell'area precedentemente occupata dalla navata. A pianta rettangolare, presenta reperti paleocristiani e romani alle pareti e quattro gallerie divise in due campate da pilastrini sui quali sono scolpite paraste scanalate e rudentate. Le campate sono formate da una serie di otto archetti nei lati lunghi e di sei nei corti. Tutti gli archetti hanno la doppia ghiera e sono sostenuti da colonnine binate, con capitelli a nenufari e basi con foglie protezionali d'angolo, che poggiano sullo stilobate. La parte medioevale termina con una trabeazione in laterizio, composta da corsi di mattoni lisci ed a denti di sega alternati, intramezzati da una zona di marmo dove compare una decorazione a mosaico, formata da rombi che inscrivono stelle, croci e quadrati. Il cortile interno, tenuto a giardino, presenta al centro un "cantharus", ovvero un vaso per le abluzioni, del tempo di Pasquale II.

Il Palazzo cardinalizio

Forse già all'epoca di Leone IV al lato destro della basilica fu addossato un edificio destinato al clero e in particolare al cardinale titolare. Fu comunque notevolmente ampliato ed arricchito dal cardinale Stefano Conti (2), titolare di S. Maria in Trastevere, nel XIII secolo. Egli fece costruire un' imponente struttura fortificata sul lato nord della basilica, che al piano terra contiene l'Oratorio di S. Silvestro. 

La struttura fortificata fatta costruire dal cardinale Conti vista dall'esterno

Al primo piano della cosiddetta Torre Maggiore si trova invece l’ambiente più vasto e prestigioso del palazzo cardinalizio, detto Aula gotica dalla forma a sesto acuto delle volte che lo ricoprono. Qui si svolgevano banchetti, ricevimenti e si amministrava la giustizia.

L'Oratorio di S.Silvestro

Si presenta come una piccola stanza rettangolare con volta a botte, mentre sul lato opposto all’entrata è stato ricavato nel XVI secolo un piccolo presbiterio. Venne consacrato nel 1247 dal cardinale Stefano Conti e ornato da pregevoli affreschi, opera di maestri bizantini.
Il ciclo di affreschi illustra in undici scene, che partendo da quelle poste sopra l’entrata, proseguono sulla destra e si concludono sulla parete di sinistra, la leggenda del battesimo di Costantino e della cosiddetta Donazione di Costantino (3) come narrati negli Acta Silvestri.
Partendo dalla parete d’ingresso, abbiamo i primi tre riquadri:

1) Costantino colpito dalla lebbra.
Secondo gli Acta Costantino contrasse la lebbra nel corso di un'epidemia che imperversava sulla città di Roma. I sacerdoti di corte (Capitolii Pontifices), raccolti attorno al suo capezzale, sentenziarono che l'imperatore si sarebbe salvato bagnandosi nel sangue caldo di 300 fanciulli. I soldati cominciano a sequestrare i fanciulli ma, dinanzi al pianto delle madri, l'imperatore si commuove e da ordine di rilasciarli.

2) Pietro e Paolo appaiono in sogno a Costantino malato e lo esortano ad affidarsi a papa Silvestro.

3) I messi imperiali si dirigono al monte Soratte per incontrare Silvestro.

Al di sopra di questi 3 riquadri è raffigurato il Giudizio Universale, con al centro il Cristo in trono affiancato dalla Vergine e dal Battista. Ai loro lati, quasi protesi, con le mani e gli sguardi verso Cristo, ci sono gli apostoli divisi in due gruppi guidati rispettivamente da Pietro e Paolo. Più in alto due angeli, uno raffigurato nell'atto di arrotolare la volta celeste - E il cielo si ritirò come un volume che si arrotola (Apocalisse, VI,14) - e l'altro mentre suona la tromba del giudizio - Il primo suonò la tromba, e grandine e fuoco mescolati a sangue scrosciarono sulla terra (Apocalisse, VIII,7).


Passando alla parete di destra (quella senza finestre), abbiamo:

4) I messi di Costantino salgono sul monte Soratte.
I messi sono tre come i Re Magi e rappresentati in una posizione di supplica verso Silvestro, così come questi venivano rappresentati al cospetto di Gesù bambino. Anche la stella dipinta al centro della chioma dell'albero a sinistra richiama la cometa che guidò i Magi.

5) Silvestro rientra a Roma e mostra a Costantino un icona con i volti di Pietro e Paolo.

6) Costantino riceve da Silvestro il battesimo.
Molto particolare è il taglio prospettico dato alla scena: Mentre le figure del clero, incluso S.Silvestro, e dei dignitari sono disposte su un piano frontale, Costantino è inquadrato come visto dall'alto.

7) Costantino, curato dalla lebbra, consegna la tiara a Silvestro seduto in trono.
Costantino che con una mano consegna la tiara (simbolo della dignità pontificia) ed il sinichio (4) a San Silvestro e con l’altra tiene le redini del suo cavallo. Il tutto lo esegue senza indossare la sua corona, in segno di rispetto e come si fa di fronte ad una autorità superiore. Allo stesso tempo Papa Silvestro, tiene anche lui con una mano la tiara e con l’altra benedice Costantino e il suo gesto di umiltà ed ubbidienza.

8) Silvestro a cavallo, in corteo, è accompagnato da Costantino.
L'imperatore, a piedi, tiene le redini del cavallo di Papa Silvestro e lo conduce in città. Conducendo il cavallo come fa un paggio, un servitore, Costantino riconosce la superiorità dell’autorità morale su quella temporale. Si può notare come Costantino sia disarmato, la sua spada è tenuta da un servo che è posto all’inizio del corteo. Ma non è tenuta per l’impugnatura ma per la lama. E’ alzata in alto facendola assomigliare più ad una croce. E per ultimo, la croce quella vera rispetto alla spada, entra prima in città, a ribadire ulteriormente il primato religioso e temporale del papa rispetto all'imperatore.


Il ciclo si conclude nella parete sinistra con:

9) Silvestro risuscita il toro ucciso dal sacerdote ebreo.
E' raffigurato l'episodio della disputa tra Papa Silvestro e 12 rabbini per stabilire la supremazia di una religione sull'altra. Un rabbino sussurra in un orecchio di un toro la parola “Jahvè” e lo uccide sul colpo. Silvestro gli sussurra la parola “Cristo” e lo resuscita.

10) Elena, madre di Costantino, ritrova la vera Croce (5).

11) Silvestro libera il popolo romano da un drago.
Gli Acta narrano di un drago che si era rintanato in una grotta nei pressi della Rupe Tarpea. Con il suo alito pestilenziale, il drago uccideva chiunque si trovava a passare nelle vicinanze. Papa Silvestro si recò presso la tana del mostro in compagnia di due diaconi e discese i 365 gradini che lo separavano dal drago completamente disarmato, brandendo il solo Crocifisso. Alla vista del sacro simbolo, mentre Silvestro invocava l’aiuto del Cristo e della Vergine, il drago divenne immediatamente mansueto, al punto che il Papa lo poté legare con un filo della sua veste e portare al guinzaglio al cospetto della folla che lo attendeva in superficie e da cui il mostro fu ucciso.

Nel 1570 l'oratorio fu acquistato dalla Confraternita dei Marmorari (6) che aveva come patroni i santi Quattro, il presbiterio fu trasformato nella forma attuale e affrescato probabilmente da Raffaellino da Reggio; i membri della Confraternita commissionarono anche gli affreschi adiacenti all'ingresso laterale dell'oratorio, sotto il portico ovest del primo cortile, raffiguranti la Visitazione di Maria e la Natività con la data del 1588 nonchè quello posto al di sopra della porta di ingresso che raffigura i santi Quattro.


Nel XIV secolo il palazzo cardinalizio fu in parte abbandonato a causa del trasferimento della Curia ad Avignone. Al ritorno a Roma di Martino V il cardinale Alfonso Carillo (1423-1434) fece importanti lavori di restauro, ma il trasferimento della sede pontificia dal Laterano al Vaticano influí negativamente sull'importanza del complesso. Così nel 1564 Pio IV affidó la chiesa e tutti gli edifici annessi all'Arciconfraternita di S. Maria della Visitazione degli orfani perché li trasformasse in un monastero destinato ad accogliere le fanciulle romane orfane, vigilate da monache agostiniane.
L'Arciconfraternita tra il XVI e il XVII secolo provvide ad adattare le strutture alla nuova funzione.
Le modifiche furono però più esteriori che sostanziali e i muri medievali costituiscono ancor oggi gran parte dell'ossatura muraria. Tra gli interventi va ricordato l'ammodernamento dei due cortili. Nel primo nel 1632 sui lati nord e ovest furono realizzati due porticati a volte su pilastri cruciformi sormontati da un altro piano. Tutti gli ambienti che affacciano sul cortile furono trasformati in dormitori per le orfane. Nel secondo cortile davanti all'ingresso della basilica fu costruito un profondo porticato, che probabilmente riutilizza strutture del tempo di Pasquale II, al di sopra del quale fu realizzato il coro per la monache.
L'orfanotrofio fu soppresso alla fine dell'800 e il complesso fu diviso in due parti, assegnate a diversi ordini religiosi femminili.La zona ovest rimase sempre affidata alle Monache agostiniane, mentre quella est dopo vari passaggi è attualmente occupata dalle Piccole Sorelle dell'Agnello.

Note:

(1) Con l'andar del tempo i cinque scalpellini vennero dimenticati mentre i Quatuor Coronati divennero i protettori dell’arte del costruire in sostituzione degli altri cinque la cui professione venne unita al nome dei quattro.

(2) Stefano Conti, nipote di Innocenzo III da cui fu elevato alla porpora cardinalizia, fu Vicarius Urbis mentre papa Innocenzo IV si trovava a Lione per il Concilio nel quale fu deposto Federico II (1245). Alto funzionario della corte e del tribunale curiale, fu una figura di grande mediatore, tanto che quando divenne vicario della città di Roma, Federico II ne fu contento. In realtà fu uno strenuo difensore del primato della chiesa romana.

(3) Si tratta di un documento apocrifo, la  Constitutum Constantini - fabbricato probabilmente nel periodo 750-850 a Roma o a S. Denis come dimostrato dall'umanista Lorenzo Valla nel XV secolo - che pretende di essere l'atto con il quale l'imperatore Costantino avrebbe donato nel 314 al papa Silvestro I la giurisdizione civile su Roma, sull'Italia e sull'intero Occidente; e avrebbe onorato la Chiesa romana attribuendole i poteri e le dignità dell'Impero sì che il pontefice potesse portare insegne imperiali. La Constitutum Constantini venne utilizzata dalla Chiesa medioevale per avvalorare i propri diritti sui vasti possedimenti territoriali in Occidente e per legittimare le proprie mire di carattere temporale e universalistico.
Dante Alighieri, che pure riteneva autentico il documento, così lo stigmatizza nella Divina Commedia: Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, non la tua conversion, ma quella dote che da te prese il primo ricco patre! (Inferno, Canto XIX, 115-117).

(4) Il sinichio o ombrellino rituale è il peculiare gonfalone o bandiera che, se aperto, segnala la presenza del papa.

(5) L'episodio è raffigurato anche nel ciclo della Leggenda della vera croce realizzato da Piero della Francesca nella basilica francescana di Arezzo (vedi qui)

(6) Questa confraternita, il cui motto era esporre segretamente e dimostrare silenziosamente, viene considerata un antecedente della Massoneria. Significativamente uno dei Santi Quattro raffigurati nell'affresco sembra infatti impugnare un compasso.


















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