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sabato 10 dicembre 2011

Sant'Apollinare in Classe

Sant'Apollinare in Classe


E' la più grande basilica paleocristiana esistente. Fu fatta edificare dal vescovo Ursicino con la sovvenzione di Giuliano l'argentario e consacrata dal vescovo Massimiano nel 549.
La facciata presenta una grande trifora e due lesene laterali. Come evidenziato da scavi, la basilica era preceduta da un quadriportico. L'ardica e una delle due torri laterali sono state ripristinate da un restauro dei primi del '900. Il campanile 'è del X sec. e presenta due ordini di monofore, uno di bifore e tre di trifore per una altezza di circa 37 m.

lato settentrionale

 
L'interno è a tre navate, spartite da due file di dodici colonne con i tipici capitelli bizantini a foglie d'acanto e che poggiano su vistosi zoccoli marmorei. La nudità delle pareti laterali è dovuta alla spoliazione dei marmi operata nel XV secolo da Sigismondo Malatesta per ornare il suo Tempio di Rimini.


I mosaici dell'abside appartengono all'ultimo ciclo dell'arte musiva ravennate e segnano l'apice del simbolismo bizantino.

Nell'arco trionfale si nota la figura di Cristo nel nimbo, attorniato dai simboli zoomorfi dei quattro evangelisti (IX sec.). Dodici agnelli (gli apostoli) escono dalle città di Betlemme e Gerusalemme per ascendere al Cristo. Più in basso due palme (simbolo cristiano del martirio), a destra l'arcangelo Gabriele e a sinistra l'arcangelo Michele.
Nel catino absidale (metà VI sec.) domina una grande croce gemmata con al centro la figura di Cristo che allude alla Trasfigurazione sul monte Tabor: Cristo appare assieme a Mosè e Elia (i due busti che affiancano la croce) nella luce della gloria, a Pietro, Giovanni e Giacomo (le tre pecorelle) per volontà del Padre (la mano che esce dalle nuvole, la dextera dei). La croce è immersa in un cielo stellato e mostra in corrispondenza dei bracci laterali le lettere greche alfa e omega (l'inizio e la fine della vita), ai piedi l'iscrizione latina "Salus mundi" e in cima l'acrostico greco "iktus" (lett. "pesce", ), utilizzato dai primi cristiani per alludere al Cristo. Più in basso, al centro del prato fiorito raffigurante il monte Tabor, si staglia in atteggiamento di orante, la figura di Sant'Apollinare, primo vescovo di Ravenna, che sovrasta un gregge di dodici pecore, rappresentante la comunità dei fedeli.


Tra le finestre dell'abside i mosaici sicuramente più antichi, in quanto coevi all'edificazione della basilica, raffiguranti quattro vescovi della Chiesa ravennate.

Nelle pareti laterali, due scene databili al VII sec. ma successivamente ampiamente rimaneggiate.
A destra i tre sacrifici biblici di Abele, Melchisedec e Abramo.

 
A sinistra, con evidente richiamo ai mosaici di S.Vitale, l'imperatore Costantino IV (668-685), con i fratelli Eraclio e Tiberio e il figlio Giustiniano II, che consegna al vicedomino Reparato e all'arcivescovo Mauro il rescritto (risposta dell'imperatore alle petizioni dei sudditi) dei privilegi della Chiesa ravennate.
Dal momento che nell'iscrizione sovrastante i fratelli sono ancora menzionati come co-imperatori, il mosaico dev'essere antecedente al 681, anno in cui l'imperatore li privò di questo titolo. Le teste delle figure appaiono tutte rimaneggiate e il mosaico appare largamente integrato a tempera, a testimonianza della decadenza dell'arte musiva ravennate.


Mauro fu arcivescovo di Ravenna dal 642 al 671 e nel 666 riuscì ad ottenere dall'imperatore Costante II l'autonomia della sua diocesi dalla Chiesa di Roma (autocefalia) (1). Nel 673 Reparato - che subentrò a Mauro sul seggio vescovile - ottenne dal nuovo imperatore Costantino IV la conferma dei privilegi concessi alla chiesa ravennate. 
Il pannello musivo sarebbe stato quindi realizzato durante l'arcivescovado di Reparato (671-677) - che fece ridecorare la chiesa come ricordato in una sottostante iscrizione in latino (aula[enovo habitus fecit) - per celebrare un evento fondamentale nella storia della chiesa ravennate.
Recentemente Salvatore Cosentino (2) ha proposto, per la prima figura a sinistra del pannello, solitamente identificata con Giustiniano, il figlio di Costantino IV, ritratto senza aureola perchè all'epoca non ancora imperatore, l'identificazione con Teodoro Calliopa che fu esarca di Ravenna dal 653 al 666. Il personaggio tiene infatti in mano quello che sembrerebbe essere il modellino di un ciborio che lo storico mette in relazione con la traslazione delle spoglie di Sant'Apollinare dal nartece al centro della chiesa (probabilmente sotto l'altare il cui ciborio sarebbe stato donato dall'esarca) voluta dall'arcivescovo Mauro. Il fatto che i due chierici sulla destra della composizione tengano in mano un incensiere ed un calice rafforzerebbe ulteriormente l'ipotesi che il pannello commemori questo evento.

Lungo le pareti delle navate laterali sono disposti i sarcofagi in cui furono conservate le spoglie degli arcivescovi di Ravenna.

Sarcofago paleocristiano databile al V secolo 
riadattato a sepolcro dell'arcivescovo Teodoro (677-691)

Note:

(1) L'autocefalia della chiesa ravennate terminò nel 680, quando papa Agatone convocò a Roma l'arcivescovo Teodoro e questi rinnegò l'indipendenza della chiesa ravennate (cfr. Agnello, Liber pontificalis ecclesiae ravennatis, IX sec.)

(2) S.Cosentino, Constans II, Ravenna's Autocephaly and the Panel of Privileges in S.Apollinare in Classe: a Reappraisal in Aureus.Volume dedicated to prof Chrysos, Atene 2014




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