San Lazzaro zographos (il
pittore) – ma è noto anche come l'iconografo –
nacque in Armenia nell'810. Monacatosi in giovane età, apprese
l'arte della pittura molto probabilmente nel monastero
costantinopolitano di Studion, divenendo rapidamente famoso per la
qualità delle sue realizzazioni. Durante il regno di Teofilo
(829-842) – un convinto iconoclasta – Lazzaro continuò
imperterrito la sua attività pittorica, mettendosi anche a
restaurare le icone sfigurate per ordine dell'imperatore. Dopo aver
disatteso numerose volte alle ripetute ingiunzioni di interrompere la
sua attività, Lazzaro venne infine condotto al cospetto
dell'imperatore, alla cui richiesta di distruggere le immagini che
aveva dipinto oppose un netto rifiuto. Fu quindi gettato in prigione
e sottoposto ad atroci torture. Rilasciato, ricominciò subito a
dipingere icone. L'imperatore lo fece nuovamente imprigionare e,
considerata la sua notorietà, volle punirlo in maniera esemplare
perchè fosse di monito a tutti gli iconoduli: le palme delle mani
gli furono bruciate fino all'osso apponendovi due ferri di cavallo
arroventati.
Domenico Morelli, Gli Iconoclasti,
1855,
Museo di Capodimonte, Napoli
Nel dipinto è rappresentato l'arresto di San Lazzaro
Tra le opere che gli sono attribuite c'è un grande affresco di San Giovanni Prodromo realizzato nel monastero omonimo di Phoberon, il restauro dell'immagine del Cristo Chalkites nella lunetta della Chalke rimossa sotto Leone V (813-820) – su cui non c'è concordia tra gli studiosi - e quello dell'abside di Santa Sofia, dove, secondo quanto riportato dal pellegrino russo Antonio di Novgorod – che però visitò Costantinopoli soltanto nel 1200 - realizzò una Vergine con il Bambino (ancora visibile) fiancheggiata da due angeli.
Accanto alla figura del Cristo di
questa Deesis che si trova nell'endonartece della chiesa del
Salvatore in chora e che risale al 1316, era un tempo leggibile la
didascalia Cristo Chalkites (oggi rimangono tracce soltanto
dell'epiteto Chalkites). Dovrebbe quindi trattarsi di una
riproduzione dell'mmagine realizzata a mosaico da San Lazzaro
Zographos nella lunetta sovrastante l'ingresso monumentale al Palazzo
imperiale (Chalke) nell'843.
Mosaico nell'abside della chiesa di Santa Sofia
Costantinopoli
Nell'856 fu inviato da Michele III, figlio di Teodora e Teofilo, come ambasciatore presso papa Benedetto III, per ricomporre la divergenza con la chiesa di Roma apertasi con la questione iconoclasta.
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