sabato 12 maggio 2018

Atik Mustafa Pasha camii, Costantinopoli

Atik Mustafa Pasha camii
Si trova in Çember Sokak, nel quartiere di Balat, ai piedi del VI colle, a poche centinaia di metri dalle mura terrestri e prossima alle mura marittime che costeggiano il Corno d'oro.


L'edificio, convertito in moschea in una data anteriore al 1512 dal Kapicibaşi (letteralmente =guardiano della Porta, era il maestro di cerimonie del Palazzo ottomano) Koca Mustapha Pasha (1), è stato profondamente rimaneggiato in epoca ottomana: la cupola bizantina – crollata durante il terremoto del 1509 - è stata sostituita con quella ottomana a scodella, priva di finestre, il nartece è stato sostituito da un portico ligneo e dal minareto e la fenestratura è stata completamente rivista mentre decorazione interna e arredi sono stati rimossi.

Facciata orientale
 
La facciata orientale presenta tre absidi aggettanti a tre facce, dove è evidente l'alterazione della fenestratura, in particolare quella che si apriva nell'abside centrale venne murata per allocarvi all'interno il mihrab.
Le evidenze archeologiche superstiti dell'impianto della chiesa originaria sembrano suggerire una pianta a croce greca inscritta, con cupola centrale eretta su pilastri ad L, ed una datazione al IX secolo.

 
Nel diaconikon è stata collocata dai turchi la tomba di Hazreti Cabir (Jabir) Ibn Abdallah-ül-Ensarı (2), un compagno di Eyüp che si ritiene caduto nei pressi durante il primo assedio arabo di Costantinopoli (674-678).
 
Interno
Sulla destra s'intravede il diakonikon trasformato in tomba di Hazreti Cabir (Jabir) Ibn Abdallah-ül-Ensarı.

All'esterno della parete meridionale, in tre nicchie che appaiono realizzate in un'epoca successiva a quella di fondazione della chiesa, nel 1957 furono scoperti altrettanti affreschi. Probabilmente in un'epoca non meglio precisata, in questo punto venne addossato al corpo principale un paraekklesion – di cui oggi non rimane più nulla - destinato ad accogliere delle sepolture nello spessore della parete esterna (3).

Lato sudest, in rosso sono indicate le lunette dove si trovano gli affreschi.
 
Nella lunetta centrale è raffigurato l'Arcangelo Michele, San Damiano in quella alla sua destra e San Cosma in quella alla sua sinistra. I due santi anargiri sono raffigurati con in mano strumenti che alludono alla loro professione di medici.

L'Arcangelo Michele
 
San Cosma
 
San Damiano
 
La presenza dell'Arcangelo Michele psicopompo, accompagnato dall'epiteto di φηλαξ [sic] (φυλαξ=custode), sembra confermare la destinazione del paraekklesion ad uso sepolcrale.
Soprattutto in base alla forma delle lettere delle didascalie, è possibile datare questi affreschi alla prima metà del XV secolo. Si tratta quindi di una delle testimonianze più recenti dell'arte bizantina tra quelle rinvenute a Costantinopoli (4).

Lato sud ovest, con il minareto ed il portico ligneo aggiunti in epoca ottomana

Per questa chiesa sono state avanzate tre possibili identificazioni:

1) chiesa dei santi Pietro e Marco. Fu avanzata per la prima volta dal patriarca Costanzio I (1830-1834). Secondo il Sinassario costantinopolitano questa chiesa fu fondata nel quartiere della Blacherne da due patrizi, Candido e Galbio, nel 458, al ritorno da un viaggio in Terrasanta per custodirvi la tunica della Vergine che avevano ritrovato. Non c'è però alcuna evidenza archeologica che possa far risalire l'edificio in questione al V secolo.

2) chiesa di Santa Tecla. Teofane Continuato narra che Tecla, la figlia maggiore dell'imperatore Teofilo (829-842), fece costruire una nuova camera da letto nel Palazzo delle Blacherne che dotò di un oratorio dedicato alla santa sua omonima. Questa identificazione, mentre concorda con la presunta datazione dell'edificio, contrasta invece con il dato topografico: è infatti impossibile estendere i limiti del palazzo fino a questo punto senza escludere l'accesso del pubblico alla invece popolarissima chiesa della Theotokos delle Blachernae. L'edificio inoltre appare decisamente fuori scala per poter corrispondere alla cappella privata a cui accenna Teofane Continuato.
 
Quartiere delle Blachernae.
1.Atik Mustafa Pasha camii; 2.La moderna chiesa della Theotokos delle Blachernae eretta nel 1867 dalla comunità greco-ortodossa nel punto in cui sorgeva quella omonima andata distrutta nell'incendio del 1434; 3.Toklu Dede Mescidi, un edificio di epoca comnena a lungo identificato con la chiesa di Santa Tecla e demolito quasi completamente nel 1929. 
3) chiesa dei santi Cosma e Damiano. E' stata proposta da Aran sulla scorta del ritrovamento degli affreschi sopra citati. In base ai resoconti di viaggio di alcuni pellegrini russi, sappiamo che questo monastero doveva trovarsi tra il Palazzo delle Blachernae e la chiesa di santa Teodosia. Nel typicon del monastero è però scritto che, fondato da un logoteta del dromo il cui nome non viene menzionato, fu saccheggiato e devastato durante l'occupazione latina e rimase in rovina fin quando l'imperatrice Teodora, moglie di Michele VIII (1259-1282), non ne rilevò il patronage facendolo ricostruire. Manca però qualsiasi evidenza archeologica di un intervento che possa essere riferito al periodo paleologo.


Note:

(1) Koca Mustapha Pasha fu nominato Gran Visir nel 1511 da Beyazit II che lo fece però giustiziare l'anno successivo.
(2) La moschea è nota anche con il nome di Hazreti Cabir cami.
(3) La pratica di seppellire i morti in arcosoli ricavati nello spessore delle pareti esterne delle chiese sembra diffondersi tra il XIII ed il XIV secolo.
(4) A causa della particolare importanza religiosa della moschea, dovuta alla presenza della tomba di Hazreti Cabir (Jabir) Ibn Abdallah-ül-Ensarı, questi affreschi sono stati nuovamente coperti e non sono attualmente visibili.

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