martedì 8 luglio 2014

Maria Scleraina

Maria Scleraina

Nel 1034 Costantino Monomaco fu esiliato a Lesbo da Michele IV (1034-1041) che lo sospettava d'intrattenere una relazione con l'imperatrice Zoe. Costantino ebbe modo di consolarsi dell’esilio ed anche della recente perdita della seconda moglie – Elena Scleraina - tra le braccia di Maria Scleraina (anche Sclerena o Skleraina), pronipote di Barda Sclero (1) e, pertanto, anche lei in disgrazia presso la corte imperiale, che lo seguì in esilio a Lesbo e lo sostenne finanziariamente. L’ipotesi di contrarre un terzo matrimonio (proibito dalla chiesa) gli sembrò probabilmente impraticabile, tanto più che Maria Scleraina era nipote di colei che l’aveva appena lasciato vedovo, ma tale situazione non fu affatto d'ostacolo ad una relazione amorosa che non s'interruppe neppure con la fine dell’esilio, il suo matrimonio con Zoe (11 giugno 1042) e la conseguente ascesa al trono.
L’Imperatore dapprima agì con cautela, convinse l'imperatrice Zoe - ormai troppo vecchia, aveva più di sessant'anni, per essere gelosa - a richiamare dall'esilio anche l’amante a Costantinopoli, dove andò ad abitare in una casa non appariscente nel quartiere di Kynegion.

Costantino IX Monomaco
chiesa di Santa Sofia, Costantinopoli, 1042
 
Per poterla andare a trovare senza dare nell'occhio, Costantino IX intraprese i lavori di rifondazione del Monastero di San Giorgio dei Mangani che si trovava vicino alla casa. In seguito perse ogni ritegno e, con la compiacenza della stessa imperatrice, la introdusse a Palazzo dove le fu assegnato un appartamento privato vicino a quello di Costantino, le diede onori regali e la insignì persino del titolo di Sebaste (l'equivalente greco del titolo latino di Augusta), che prima di allora era sempre stato una prerogativa della famiglia imperiale (2). Nelle processioni ufficiali, la Sebaste prendeva posto immediatamente dopo le due porfirogenite Zoe e Teodora.

Zoe Porfirogenita
smalto cloisonnè, particolare della corona di
Museo Nazionale Ungherese, Budapest

Non ancora soddisfatto convinse l'imperatrice Zoe a sottoscrivere un “contratto d'amicizia” con la Sebaste al cospetto del Senato, istituzionalizzando in questo modo il menage a trois.
Maria Scleraina esercitò la sua ascendenza sull'imperatore per favorire la carriera del fratello Romano, che ne divenne uno dei più ascoltati consiglieri e a cui Costantino IX concesse magistri et protostratoris honorem (Zonara). Fu poi probabilmente determinante nel causare la caduta in disgrazia del generalissimo Giorgio Maniace (1043), di cui il fratello era acerrimo nemico (3).
Non fu però molto amata dalla popolazione di Costantinopoli che vedeva in lei una minaccia per Zoe e Teodora, le ultime discendenti dell'amata dinastia macedone: il 9 marzo del 1044, in occasione della festività dei Quaranta martiri, fu oggetto di una vibrante protesta da parte della folla che accolse inferocita l'imperatore alla porta Chalke, mentre stava uscendo con il suo seguito per recarsi alla chiesa dei Quaranta martiri, costringendolo a tornare sui suoi passi e placandosi solo quando apparvero Teodora e Zoe.
La Scleraina non era particolarmente avvenente ma aveva una bellissima voce ed aveva una piacevolissima e colta conversazione. Un aneddoto, riportato da Michele Psello nella sua Cronografia, racconta che nel corso di una delle sue prime uscite pubbliche con la famiglia imperiale, la Sebaste ascoltò uno degli astanti sussurrare all'orecchio del vicino l'inizio di un passo dell'Iliade: ου νεμεσις...
Al termine della cerimonia ella approcciò l'uomo e, imitando il suo tono di voce, gli recitò il passo completo: ου νεμεσις Τρωας και ευκνημιδας Αχαιους/τοιήδ’ αμφι γυναικι πολυν χρονον αλγεα πασχειν./αινως αθανατησι θεης εις ωπα εοικεν (in vero non si possono biasimare i Teucri e i loricati Achei se per questa donna sopportano sì dure fatiche da sì lungo tempo. Davvero ella è simile alle dee immortali, Iliade, libro III, vv. 204-208), ricompensandolo lautamente per il complimento.
Cristoforo di Mitilene, nel suo epitaffio funebre scrisse che L'Eleganza, alla sua morte, abbandonò il mondo, rifiutandosi di sopravviverle.
La morte improvvisa – a causa di una fulminante malattia polmonare - della non ancora trentenne Scleraina, intorno al 1045, abbatté profondamente Costantino, che la fece seppellire in quel monastero di San Giorgio dei Mangani che stava rifondando e che le aveva dato in appannaggio. Alla sua morte (1055) il sovrano volle essere sepolto accanto a lei, anziché accanto alla legittima consorte.

Questo sigillo, conservato nella Dumbarton Oak collection, è stato attribuito da N. Oikonomides a Maria Scleraina. L'iscrizione presente sulle due facce del sigillo, nella sua traduzione recita: questo è il sigillo del sekreton di San Giorgio grande martire e portatore di vittoria, che è anche (il sekreton) la oikos (fondazione) della hyperperilampros e felicissima sebaste (4).

Costantino Monomaco, prima di accedere al trono, ebbe forse una figlia di nome Anastasia, non è però chiaro se dalla seconda moglie Elena Scleraina o dalla stessa Maria. Questa, nel 1046, per sancire l'armistizio con i Russi, andò in sposa al futuro principe di Kiev Vsevolod I. Il figlio che gli partorì – Vladimir II di Kiev – è noto infatti come Vladimir Monomakh (5).

Note:

(1) Generale dell'esercito che per ben due volte, nel 977 e nel 986, insorse contro Basilio II Bulgaroctono (976-1025) proclamandosi imperatore (cfr. scheda).

(2) Successivamente - probabilmente dopo la morte di Zoe (1050) - Costantino prese per amante una principessa alana – Goranduxt di Georgia – che fu a sua volta insignita del titolo di Sebaste.

(3) Romano Sclera possedeva in Anatolia della proprietà che confinavano con quelle di Maniace e mirava ad impossessarsene. Pare inoltre che, mentre il generalissimo era impegnato nella campagna di Sicilia (1038-1040), ne avesse insidiato la moglie e che Maniace fosse stato informato dell'accaduto.

(4) N. Oikonomides, St. George of Mangana,Maria Skleraina, and the "Malyj Sion" of Novgorod.

(5) Una figlia di Costantino IX Monomaco non compare in alcuna fonte greca e la fonte primaria russa che ne parla non è ben identificata. Ricorre anche con il nome di Maria o Irene. L'unico fatto certo è che il matronimico assunto dal figlio indica la sua appartenenza alla famiglia dell'imperatore. Secondo Bárányi Oberschall (The Crown of Costantine Monomachos, 1937), la cosiddetta corona di Costantino IX Monomaco potrebbe essere un dono nuziale dell'imperatore.



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