sabato 8 ottobre 2011

Chiesa dei santi Pietro e Paolo, Famagosta

Chiesa dei santi Pietro e Paolo, Famagosta


L’iscrizione che attribuisce la costruzione dell’edificio ad un mercante siriano di nome Simone Nostrano è erronea, si tratta più probabilmente di Simone il nestoriano (corrotto in Nostrano) che fece costruire la chiesa durante il regno di Pietro I (1358-1369).
Edificata come chiesa di culto latino, dopo la conquista fu trasformata in moschea e dedicata a Sinan pasha.
All’interno l’alta volta poggia su pilastri con capitelli piatti. La diseguale muratura del portale settentrionalene suggerisce la provenienza da un altro edificio.


Facciata ovest: contrariamente alla norma non è quella più elaborata e imponente. Vi si aprono tre portali sormontati da un timpano piatto e sottili archi acuti. Originariamente un nartece di legno era appoggiato contro questa facciata. Sulla destra si notano i resti del minareto aggiunto in epoca ottomana.
 

Il portale sulla facciata nord è invece molto più elaborato. Fiancheggiato da quattro sottili colonne di marmo che terminano con capitelli decorati a fogliame. L’intero portale è sormontato da una cuspide decorata con trifogli, elemento ricorrente nell’architettura famagostana, che rafforza l’ipotesi di una bottega dominante di intagliatori. Sull’architrave, tre stemmi abrasi ormai illeggibili.
Nel fregio si notano alcuni dei pochissimi elementi scultorei sopravvissuti in città:

 S. Michele, ora sfigurato, che avvolge nella toga le anime dei fedeli

 un angelo inginocchiato con un turibolo

Al di sopra del portale si levano gli archi rampanti che sostengono la spinta della volta solo nel livello superiore. I massicci contrafforti del lato sud sono invece un’aggiunta più tarda, probabilmente successiva ai due terremoti del XVI sec.



Interno: Il capo est presenta un abside e due cappelle absidali, tutte voltate a semicupola. Dall’abaco dei pilastri s’innalzano tre colonnette, immerse nel muro, che sventagliano a formare la volta a croce, che si raccordano agli ornamenti della volta che spesso sostengono stemmi non identificati.
Il rosone della parete est e la grande finestra gotica, tripartita da due colonnette, sono stati riaperti nel 1938. L’ultima illumina i resti della galleria lignea che si notano sulle pietre dei modiglioni. In qualche punto del pavimento sopravvive quello originale a piccoli triangoli di marmo gialli e neri.

Affreschi: (molto danneggiati)
  1. Parete ovest, a nord della finestra: il graffito di una nave veneziana. Anche se molto danneggiata si distinguono la prua della nave e alcuni dettagli dell’armamento.
  2. In alto sulla parete nord: In una scena affollata da figure semivestite, una figura barbuta con una toga avvolta attorno alla vita veglia un corpo apparentemente senza vita. Un terzo personaggio mancante del braccio sinistro siede e guarda direttamente verso lo spettatore. Probabilmente si tratta di una sinopia (disegno preparatorio per un affresco) raffigurante il martirio dei  quaranta martiri di Sebaste.




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