Lati ovest e sud. Sullo sfondo s'intravedono le mura della cittadella
Si trova all'interno della cittadella (ormai abbandonata) di Ainos (l'attuale Enez in Turchia) e la sua dedicazione non è nota (1). Hasluck (1908) la dice dedicata a San Costantino (ma non riporta la fonte), mentre Vacotoupolos (1981) riporta una dedica alla Divina Sapienza (Hagia Sophia) con cui è anche attualmente nota.
Nella lunetta al di sopra dell'ingresso
principale rimangono i resti di un affresco che raffigura al centro
la Theotokos, in piedi su un suppedaneo, che indossa una veste blu e
sopra questa una sopravveste purpurea, alla sua sinistra si dispone
la figura di un vescovo – identificato dall'omophorion – che
tiene un libro nella sinistra mentre con la destra accenna alla
Vergine. Per i suoi caratteri stilistici può essere datato agli
inizi dell'età paleologa.
La presenza della raffigurazione della
Vergine in un punto così importante della costruzione sembra
suggerire una dedica alla Teotokos.Dopo la conquista ottomana (1456) fu trasformata in moschea e dedicata a Maometto II (Fatih=Conquistatore) e come tale funzionò fino al 1965 quando, gravemente danneggiata dal terremoto, fu abbandonata. E' stata oggetto di un recente restauro.
Osterhaut propone una datazione dell'edificio al XII secolo.
I bracci sud (in cui è stato ricavato il mihrab) e quello nord della croce. L'arco acuto che sostiene la cupola sul lato meridionale è frutto di un rimaneggiamento ottomano.
Il santuario è tripartito e presenta
absidi semicircolari all'interno e poligonali all'esterno (ennagonale
quello centrale e pentagonali le due laterali).
L'abside centrale con il troncone del minareto aggiunto in epoca ottomana
La facciata occidentale dell'esonartece
appare porticata e slegata dal corpo principale - a cui è comunque
coeva - ed era probabilmente coperta in origine da un tetto di legno.
Da notare il ritmico alternarsi di
colonne e pilastri nel prospetto della facciata esterna.
La muratura alterna fasce realizzate
con la tecnica “a mattone arretrato”, tipica dell'XI-XII secolo,
a fasce in pietra squadrata. In diversi punti compaiono motivi
decorativi a mattoni, particolarmente elaborato quello che si osserva
nella conca absidale della prothesis.
La prohesis con la decorazione a mattoni della conca absidale
Gli archi del portico appaiono
notevolmente allungati verso l'alto come quelli delle finestre che si
aprivano sul lato settentrionale (oggi crollato), queste ultime
avevano una forma ed una disposizione particolare: in numero di tre
con una più alta al centro fiancheggiata da due più basse.
Il lato settentrionale fotografato nel 1960 c.ca
Una analoga disposizione delle finestre
si riscontra soltanto nella costantinopolitana Kalendarhane camii (il
rimaneggiamento che le ha conferito gran parte del suo aspetto
attuale risale al 1190-1195). Qui si nota solo nelle fotografie che
raffigurano la parete settentrionale prima del crollo determinato dal
terremoto del 1965 perchè la parete sud è stata fortemente alterata
in epoca ottomana per ospitarvi il mihrab. D'altra parte,
l'allungamento del braccio occidentale della croce e l'innesto della
cupola su un impianto basilicale consente il raffronto con alcune
chiese di transizione tra la pianta basilicale e quella a croce
inscritta come la Hagia Eirene di Costantinopoli (532), in un rimando
ad esempi architettonici del passato che non stona nel più generale
revival dell'antico che caratterizza il periodo comneno.
Il lato meridionale. La muratura dell'esonartece appare chiaramente non legata a quella del corpo principale.
Gran parte degli elementi marmorei sono
di reimpiego, in particolare i capitelli delle colonne del naos, sia
quelli corinzi che quelli cubici, sembrano databili al VI secolo
mentre i capitelli delle colonne del portico – ricavati da
prototipi del VI secolo – sembrano realizzati in epoca più tarda
(IX-X sec.).
capitello di una delle colonne del naos
Della decorazione pittorica originale –
oltre al già citato affresco con la Teotokos – è rimasto anche un
altro lacerto, nell'arco d'ingresso della prothesis, dove si
distingue un santo stante e barbato che indossa una semplice tunica
rossoarancio.
Note:
(1) Vedi scheda la baronia di Ainos.
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