La via Latina di epoca romana –
edificata tra il 328 ed il 312 a.C. - insisteva su un tracciato già
esistente in epoca protostorica. Iniziava da Porta Capena come la via
Appia – da cui però si separava quasi subito giacchè all'altezza
delle mura aureliane alle due strade corrispondevano due diverse
porte (Porta Latina e Porta San Sebastiano) – e terminava, dopo un
percorso di circa 200 km, a Capua.
Superato il passo dell'Algido, la
strada saliva verso Grottaferrata mantenedosi lievemente a destra
dell'odierna Anagnina. Passava quindi sotto al Tuscolo, poi
oltrepassava i Colli Albani e riscendeva lungo le valli del Sacco e
del Liri, lungo lo stesso percorso della ferrovia che va a Napoli via
Cassino, e rasentava in pianura le città collinari degli Ernici
(Anagni, Ferento, Frosinone, etc.). A Fregellae
(l'odierna Pontecorvo) scavalcava il Liri e poi attraversava Aquino,
di cui costituiva il Decumanum maximum, proseguiva per Cassino
ed infine raggiungeva Capua. Secondo alcuni il nome di via Latina sarebbe legato alla conclusione della Guerra Latina (340-338 a.C.), che determinò il controllo di Roma sul Lazio meridionale e la parte settentrionale della Campania. Secondo altra ipotesi deriverebbe invece dall'iniziale destinazione della strada al Mons Albanus, dove si celebravano le Feriae Latinae, feste religiose dedicate al Giove laziale.
I papi Adriano I (772-795) e Leone III (795-816) restaurarono le chiese cimiteriali e la basilica, risistemando la strada che ad esse conduceva. Successivamente il terremoto dell'801 e l'impaludamento delle campagne determinarono una drastica riduzione dei pellegrinaggi eccezion fatta per la basilica che mantenne una certa importanza fino al XIII secolo.
La Torre dell'angelo
Lasciatasi alle spalle la Porta Latina,
all'altezza del I miglio (al civico 55, poco prima del ponte sulla
ferrovia), si incontra un sepolcro rettangolare in laterizio del tipo
a tempietto, databile al II sec. d.C., che è il più interessante
tra i resti archeologici visibili in questo primo tratto di strada.
lato verso la strada
Sono visibili tre piani, il più basso
dei quali è seminterrato. L'ingresso, al piano terra, è sul lato
verso le mura, mentre il lato sulla strada era utilizzato
scenograficamente: al piano superiore si apriva infatti una grande
finestra arcuata, nella quale era probabilmente collocata la statua
del defunto; ai lati sono ancora visibili due semicolonne, anch'esse
in laterizio ma di colore rosso, sormontate da capitelli dorici. Le
piattabande, la cornice e infine il timpano, sono anch'esse in
laterizio.
Il piano terra, che prendeva luce dalle
finestre a feritoia ancora visibili nel retro, presenta alle pareti
le nicchie che accoglievano le olle cinerarie.
lato verso le mura
I soffitti del piano seminterrato e del
piano terra sono costruiti con la tecnica della volta a botte con
soffitto a cassettoni, mentre il piano superiore è coperto con un
tetto a doppio spiovente.
La tomba è circondata da un recinto
sacro le cui pareti sono adibite a colombario; il tutto era poi
al centro di un vasto insieme di catacombe, i cui cunicoli furono
distrutti per costruire la scarpata della ferrovia Roma-Pisa.
La scala esterna, che collega la base
col piano superiore, fu costruita in un secondo tempo, come si deduce
dalla qualità peggiore del mattone.
Nel XIII secolo il sepolcro fu
trasformato in fortilizio a presidio della strada; a questo scopo il
recinto sacro fu riadattato a scopi difensivi, mentre la tomba venne
sopraelevata con una torretta. Per sostenere la torre fu necessario
rinforzare la facciata verso la strada murando la grande finestra
arcuata, e sul muro di chiusura fu probabilmente dipinto l'arcangelo
Michele da cui derivò il nome di "torre dell'Angelo".
Un discutibile restauro realizzato
nel 1966 ha però eliminato tutte le parti medievali, ed ha
purtroppo alterato anche alcuni elementi architettonici originali
della facciata.
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