Parte dell'area compresa tra il II ed
il III miglio dell'antica via Latina (circa due ettari) è oggi
adibita a Parco archeologico.
La riscoperta dei monumenti presenti in
quest'area si deve all’iniziativa di un cittadino privato, Lorenzo
Fortunati, un insegnante con la passione per l’archeologia, che
ottenne dallo Stato Pontificio la concessione di scavo nella tenuta
del Corvo, di proprietà delle famiglie aristocratiche
Barberini-Lante della Rovere e Belardi. Gli scavi furono eseguiti
negli anni 1857-1858 sotto il pontificato di Pio IX come ricordato
dalla lapide murata su un sepolcro a pilastro che si trova
attualmente subito dopo l'ingresso al parco archeologico. Agli inizi
del XX secolo l’area demaniale fu adibita a giardino pubblico per
iniziativa del ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli, assumendo le connotazioni attuali.
Il sepolcro a pilastro su cui è murata la targa che ricorda l'opera di Lorenzo Fortunati
Proseguendo lungo l'antico tracciato della via Latina, che in alcuni tratti conserva ancora il basolato originale, si incontra sulla destra il sepolcro detto Barberini dal nome dei proprietari del luogo al momento della sua riscoperta. E' detto anche Sepolcro dei Corneli da una epigrafe oggi scomparsa, ma riportata in un disegno del XVI sec. di Pirro Ligorio, su cui era inciso il nome L.Cornelius.
Il disegno di Pirro Ligorio che riporta l'epigrafe oggi scomparsa
Bodleian Library, Oxford
Si tratta di un sepolcro a tempietto in
laterizi policromi riconducibile alla seconda metà del II secolo
(periodo degli Antonini).
La camera sotterranea seminterrata è accessibile dall’esterno dell’edificio e prende aria dalle strette feritoie poste alla base del monumento. In questa camera venne rinvenuto il sarcofago Barberini raffigurante il mito di Protesilao e Laodamia oggi conservato nei Musei Vaticani (vedi oltre).
L'ingresso sul lato posteriore dell'edificio
Originariamente la tomba era completamente circondata da un muro che chiudeva uno stretto ambulacro scoperto che dava accesso all'ingresso sul lato posteriore dell'edificio e alla scala esterna che introduceva alla camera ipogea.
Planimetria
da Pietro Santi Bartoli, Antichi Sepolcri, 1697
All'interno, a livello del piano terra, l'edificio è costituito da una sala rettangolare destinata alle sepolture, nelle cui pareti, molto articolate, si aprono numerose nicchie, alcune delle quali inquadrate da lesene sormontate da timpani. La parete di fondo era caratterizzata invece dalla presenza di un’edicola con tetto a spiovente, probabilmente dedicata alla memoria dei defunti. Tramite una scala interna (di cui rimangono tracce sulla parete cui era addossata) si poteva accedere alla camera superiore, dove verosimilmente si svolgevano i riti cultuali dedicati ai defunti. La copertura, con volte a crociera rialzata era rivestita da affreschi e decorazioni in stucco ad ovuli e palmette: su uno sfondo monocromo rosso è ancora possibile apprezzare partiture definite da sottili cornici campite da bande azzurre e arricchite da figurine nelle quali si distinguono personaggi umani, vittorie alate su bighe con amorini, uccelli e animali marini.
Particolare della decorazione della volta
Il tempietto interamente in laterizio è un esempio della virtuosa tecnica raggiunta in quel periodo nell’utilizzo del mattone, con mattoni rossi utilizzati per realizzare le mura e le semicolonne e mattoni gialli utilizzati per realizzare i capitelli corinzi, le architravature che avvolgono l’edificio e le cornici delle finestre e della porta. Infine si notano chiaramente le tracce dei successivi restauri volti a chiudere le parti di muratura crollate, l'edificio ebbe infatti un utilizzo agricolo fino al XIX secolo.
Il sarcofago Barberini
Fu estratto nel XVII secolo praticando un'apertura nella muratura della camera ipogea. E' attualmente conservato nei Musei Vaticani (Museo Pio-Clementino, galleria dei candelabri).
Vi è raffigurato il mito di Protesilao e Laodamia.
Protesilao aveva sposato Laodamia,
figlia di Acasto re di Iolco (città della Tessaglia che sorgeva nei
pressi dell'odierna città di Volos). Dopo aver trascorso assieme
alla sposa una sola notte, partì con la spedizione achea contro
Troia. Protesilao si trovava sulla stessa nave in cui era imbarcato
Achille.
Un oracolo aveva profetizzato che il
primo greco a toccare terra sarebbe stato il primo anche a morire
nella guerra di Troia, Achille vedendo che nessuno degli achei si
faceva avanti decise di lanciarsi nel suolo troiano ma Teti, sua
madre, lo fermò con una mano e con l'altra spinse Protesilao che
cadde sulla spiaggia e venne ucciso da Ettore.Giunto nell'Ade, Protesilao implorò gli dei degli inferi di concedergli di trascorrere un ultimo giorno con la sua sposa. Ade e Persefone acconsentirono e Protesilao trascorse quell'ultimo giorno facendo l'amore con la sua sposa.
Al momento del distacco, Laodamia decise di realizzare una statua con le fattezze del marito in modo da poterla abbracciare e dormire con essa. Acasto, nei giorni successivi, notando l'assenza della figlia, mandò un suo servo a spiarla. Il servo riferì al re che sua figlia stava tutto il giorno chiusa nella sua camera ad amoreggiare con una statua e Acasto, per il bene della figlia, decise di far sciogliere la statua nell'olio bollente, ma Laodamia mentre la statua si scioglieva si gettò nel calderone ricongiungendosi così all'amato.
La morte di Protesilao non è descritta ma solo citata nell'Iliade (libro II, v.705). E' invece riferita da diversi autori greci e latini.
Sul lato frontale del sarcofago, da sinistra a destra, si osservano in sequenza: Protesilao che sbarca dalla nave, Protesilao colpito a morte e disteso in terra mentre la sua anima (rappresentata da una figura interamente coperta dal drappo mortuario) viene condotta all'Ade da Mercurio, quindi Mercurio che lo riconduce sulla terra, Protesilao e Laodamia che si tengono per mano dinanzi alle porte dell'Ade (al centro della composizione). Da notare che i volti della coppia sono appena abbozzati, avrebbero dovuto ricevere infatti le fattezze di chi doveva esservi deposto.
Nella parte destra Laodamia distesa sul letto si accomiata dall'ombra del marito con il suocero Ificlo piangente seduto ai piedi del letto e quindi si vede Mercurio che riconduce Protesilao da Caronte che tende la mano per ricevere l'obolo.
Le facce laterali del sarcofago
da Pietro Santi Bartoli, Antichi Sepolcri, 1697
Sulle facce laterali: a sinistra è
raffigurato l'eroe vestito della sola clamide che si accomiata dalla
moglie al momento di partire per la Troade; uno scudiero gli sostiene
lo scudo. In quella di destra sono invece raffigurati i supplizi di
Sisifo, Issione e Tantalo.
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