Situata
in una vallata tra il villaggio di Samari (l'attuale Ellinoekklisia)
e quello di Kalogerorachi (entrambi frazioni di Androusa).
L'origine
del nome è alquanto incerta giacchè non esiste nessuna Santa
Samarina.
Potrebbe trattarsi della corruzione del nome di Santa Marina, ed in
effetti le fonti attribuiscono il patronato di una chiesa dedicata a
Santa Marina in questa zona ad Anna (Agnese) Angelina
Comnena d'Epiro, terza moglie di Guglielmo II Villehardouin
(1258-1286), alla cui committenza andrebbe riferita parte della
decorazione parietale attualmente visibile.
In base alla presenza di alcune caratteristiche strutturali e decorative può essere datata alla metà del XII secolo.
Rialzata su un basso podio, presenta una pianta a croce greca inscritta del tipo a due colonne con cupola. Abbiamo così nella parte ovest della chiesa due colonne e ad est le due pareti che tripartiscono il presbiterio. Le tre absidi mostrano forma semicircolare all'interno e poligonale all'esterno, quella centrale è traforata da una bifora e le due laterali da una monofora.
Sul lato occidentale la chiesa presenta un vestibolo esterno (prosteon) diviso in tre campate, quella centrale, nettamente più alta, voltata a botte mentre le due laterali sono coperte da cupolette a calotta. Questo tipo di copertura non si riscontra in nessuna altra chiesa in Messenia, nè a Mistrà.
Il
campanile di forma quadrata e aperto da bifore su tutti i lati, è
un'aggiunta di epoca successiva, probabilmente della fine del XIII
secolo, sotto l'influenza latina.
Le
colonne del prosteon, quelle all'interno della chiesa ed i
grossi blocchi di pietra inseriti nella parte bassa della muratura
perimetrale testimoniano l'utilizzo di materiali di spoglio.
Dal
prosteon attraverso una porta centrale sormontata da un arco in
mattoni si accede al nartece che sulla parete sud presenta una
cotruzione in muratura che fa supporre una tomba. Una porta di
piccole dimensioni, in asse con quella del prosteon immette alla
navata centrale.Per mezzo di una piccola apertura lungo la navata nord si accede ad un piccolo ambiente chiuso, probabilmente un deposito per le attrezzature liturgiche. Esternamente a questo è affiancato un portico a campata unica coperto da volta a calotta impostata su quattro archi sostenuti da una colonna con capitello dorico e tre paraste. Al centro del portico si apre un altro ingresso che si ritrova specularmente sul lato opposto incorniciato da paraste in blocchi di pietra squadrata.
La cupola centrale è impostata su tamburo ottagonale forato da monofore su quattro lati, mentre sugli altri presenta monofore murate.
Una
parte dell'iconostasi in marmo originaria (fine XII sec.) è giunta
sino a noi. Nel proskynetarion di destra Cristo in trono
sormontato da un arco a tutto sesto in marmo scolpito, in quello di
sinistra la Vergine con il Bambino.
Sulle
volte dei bracci della croce erano dipinte le scene del Dodekaorton,
di queste sono ancora riconoscibili:
braccio nord: Annunciazione e Presentazione di Gesù al Tempio;
braccio sud: Discesa agli Inferi;
braccio ovest: Ingresso a Gerusalemme;
braccio est: completamente distrutti.
Nella parete della navata sud sono raffigurati i tre Gerarchi: Gregorio Nazianzeno, Giovanni Crisostomo, Basilio e a fianco di questi, separato da una banda rossa, Sant'Antonio. Questo affresco risale al tardo XVI secolo.
Nel catino absidale si osserva la Vergine in trono con il Bambino ed al di sotto, tema iconografico del tutto inusuale per una chiesa bizantina, il compianto sul Cristo morto.
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