Nel 1993, nel corso dei lavori per la realizzazione di un garage al n.47 di via d'Azeglio è stato scoperto un sito che presentava numerose sovrapposizioni stratigrafiche conseguenti al progressivo abbassamento del suolo ravennate.
Il restauro ha privilegiato lo strato di epoca teodoriciana-bizantina (V-VI sec.) in cui sul sito si ergeva un palazzetto in cui sono stati individuati 14 ambienti coperti e due cortili e tre differenti fasi edificatorie:
- Fine V - inizio VI sec.
- metà VI sec.
- Fine VI-sec.
Durante la prima fase, l'atrio dell'edificio (2) ha interrotto la strada romana che originariamente separava due isolati distinti. L'atrio congiungeva due settori del palazzo, quello settentrionale, probabilmente adibito a funzioni pubbliche e quello meridionale, adibito ad uso privato.
Nel contesto degli scavi sono stati ritrovati due emblemata, l'uno al centro del pavimento della stanza 10 e l'altro in corrispondenza della stanza 12 ma ad un livello inferiore, coevo ad un edificio di grandi dimensioni e databile alla fine del IV sec.
Danza dei geni delle Stagioni: appartiene alla seconda fase costruttiva, in un'area in precedenza aperta trasformata in un nuovo ambiente di rappresentanza di vaste dimensioni.
In primo piano e di spalle è raffigurato l'Autunno, con una tunica corta ed una corona sul capo, a sinistra la Primavera, con una corona di rose e foglie verdi, a destra l'Estate (molto daneggiata), in posizione frontale l'Inverno, l'unico coperto da un mantello ed il capo cinto da una composizione di canne. Sullo sfondo un musico suona una syringa, molto probabilmente è una personificazione del Tempo al cui ritmo danzano le Stagioni.
Il girotondo – anziché la disposizione in fila che si ritrova in soggetti precedenti e coevi – sembra derivare da una precisa indicazione del committente riflettendo una concezione circolare (senza inizio né fine) del Tempo piuttosto che quella lineare del Cristianesimo. Del pari le figure si esibiscono in una danza animata e tridimensionale e non mostrano i caratteri di astrazione e staticità dei coevi mosaici bizantini ravennati.
Il Buon Pastore: l'identificazione di questo soggetto con il tema religioso del Buon Pastore è tutt'altro che certa. Mancano infatti l'aureola e la pecora sulle spalle. Si è ipotizzato che i due uccelli azzurri ai lati della testa – realizzati in pasta vitrea e non in marmo – fungano essi da aureola o comunque da cornice onorifica difficilmente attribuibile ad un normale pastore (potrebbe trattarsi di Orfeo, per la presenza della syringa appesa ad un albero)
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