venerdì 25 settembre 2015

Le Centopietre, Patù

Le Centopietre, Patù


L'edificio detto delle Centopietre sorge nella zona ovest dell’abitato di Patù, in prossimità di piazza Marco Pedone e a una decina di metri dalla chiesa di San Giovanni Battista.
La costruzione si presenta come un parallelepipedo (con i lati rispettivamente di 7,25 e di 5,50 metri e l’altezza di 2,20 metri), con l'asse maggiore orientato in direzione NS, composto da enormi blocchi squadrati connessi a secco e inframezzati da inserimenti di colonne, capitelli ed altri elementi architettonici, probabilmente di recupero.
La copertura è formata da un tetto a doppio spiovente di 26 lastre tufacee megalitiche di m 2,40 l’una.
All'interno l'architrave che sostiene i lastroni di copertura è composta da tre blocchi parallelepipedi che poggiano su due colonne che dividono lo spazio interno in due navate.


Spicca il contrasto tra l'accurata fattura dei blocchi dell'architrave che, laddove l'intonacatura è caduta, rivelano la presenza di un fregio a metope e triglifi, e la rozzezza dei blocchi che formano le pareti ed il tetto.

Particolare del fregio dell'architrave

La porta che si apre sul lato meridionale costituisce probabilmente l'ingresso originario, mentre quella che si apre sul lato orientale sembra esser stata aperta successivamente scavando col piccone i blocchi di pietra.
L'edificio sembra essere stato costruito in epoca altomedievale (VIII-IX secolo) riutilizzando materiali provenienti da edifici preesistenti dell'antica Vereto.

Secondo la tradizione locale, l'edificio sarebbe stato eretto come sepolcro del cavaliere Geminiano. Tra l'875 e l'877, negli anni in cui fu re d'Italia, Carlo II detto il Calvo, su richiesta di papa Giovanni VIII, sarebbe sceso nel Salento con un esercito per contrastare la penetrazione araba. Dopo una serie di scaramucce, Geminiano sarebbe stato inviato per trattare una tregua nel campo nemico dove sarebbe stato catturato e trucidato. L'indomani, il 24 di giugno, festa di San Giovanni Battista, si sarebbe svolta nella località detta Campo Re una cruenta battaglia, nel corso della quale i cristiani avrebbero recuperato le spoglie dello sfortunato cavaliere e successivamente avrebbero quindi eretto l'edificio per tumularlo. Nei secoli successivi, sarebbe avvenuta la trasformazione del sepolcro in chiesa.
Di tutta questa storia, a partire dalla supposta spedizione in Salento di Carlo il Calvo, non c'è però alcuna traccia nelle fonti scritte.
Una cinquantina di tombe terragne sono però state rinvenute in una campagna di scavo condotta dal Prandi negli anni Cinquanta dentro e in prossimità del complesso e nel fondo adiacente, che ancora porta la denominazione di Campo Re, cinque delle quali, scavate nella roccia, sono tuttora visibili.
Un'altra ipotesi identifica nell'edificio un'antica laura basiliana, trasformata successivamente in oratorio e quindi decorata con pitture murali.
Nella sua Guida ai luoghi misteriosi d'Italia (Edizioni Piemme, 1996) infine, Cordier riporta una ipotesi raccolta in loco secondo la quale la costruzione sarebbe una delle più antiche della Magna Grecia, originariamente consacrata al dio Sole, sarebbe stata assorbita dal culto cristiano soltanto nel X secolo e dedicata a San Gimignano. Il culto solare si sarebbe perpetuato anche in epoca cristiana con la costruzione nello stesso sito della chiesa dedicata a San Giovanni Battista, la cui festa ricorre il 24 giugno in coincidenza con il solstizio d’estate.  

Affreschi:

All'interno dell'edificio, la Falla Castelfranchi ha rilevato nella decorazione parietale, anche se siamo di fronte a tracce ormai decisamente evanescenti, la stesura di 3 strati pittorici, il più antico dei quali riferibile al XIII secolo.
Si tratta di un ciclo di istanza votiva, tipico della decorazione degli ambienti rupestri: l’unica scena cristologica distinguibile è una Crocefissione posta sul muro nord e riferibile allo strato pittorico più tardo; allo stesso strato è riconducibile un san Giorgio presente sullo stesso muro settentrionale ma nella navata occidentale.

Frammento della mano e del braccio destro del Cristo nella Crocefissione
sul muro settentrionale

Le impronte pittoriche più chiare sono ubicate lungo la parete occidentale, con una teoria di tredici di santi inquadrati da arcatelle rette da colonnine: sono riconoscibili san Basilio, un probabile santo monaco e un gruppo di cinque sante, tra cui Lucia e Tecla; un’altra santa sembrerebbe somigliare a santa Caterina.

 
 
Parete occidentale: Tre santi
 
 
Parete occidentale: Il gruppo delle sante
 
Sulla stessa parete occidentale, ma in prossimità dell’innesto con il muro meridionale, è probabilmente dipinto San Giuliano con la sua tipica lunga capigliatura.
Alba Medea, nel 1939, ha potuto ancora individuare, sempre sulla parete occidentale, tracce di una Madonna che tiene in braccio il Bambino da un lato e di un'altra Madonna con il Bambino, di fronte. Quest'ultima, con le mani protese, potrebbe essere la Sant' Anna vista dal Diehl (1), rappresentata seduta in trono con la Vergine sulle ginocchia che porta a sua volta il Bambino e considerata “sia per la rarità del tema iconografico sia per la qualità dell'esecuzione che deve risalire all'XI secolo” di particolare importanza (A. Medea, Gli affreschi nelle cripte eremitiche pugliesi, 1939, pagg. 271-272).

Note:

(1) C. Diehl, L'art Byzantine dans l'Italie meridionale, Parigi, 1894, pag.87.


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