venerdì 11 settembre 2015

Chiesa della Madonna dei panetti, Celsorizzo (Acquarica del Capo)

Chiesa della Madonna dei panetti, Celsorizzo (Acquarica del Capo)


E’ una costruzione riferibile originariamente al XII secolo, sebbene tradizioni differenti la attestino già presente nel X sec. Ha forma quadrangolare e non presenta navate all’interno, mentre sul lato orientale si aprono due absidi affrescate, parte restante di una decorazione pittorica che doveva coinvolgere l’intera superficie muraria.
Planimetria. In neretto le parti ricostruite dopo il crollo del XVIII secolo

La presenza della doppia abside che caratterizza l'edificio potrebbe essere funzionale alla politica di integrazione religiosa intrapresa dai normanni, essendo destinati ad ospitare rispettivamente la funzione latina e quella greca. In questa chiave, un'interpretazione della denominazione della chiesa la vuole derivare dal termine greco panellenios, mentre un'altra la connette invece ad una tradizione locale di distribuire gratuitamente ai poveri il pane il giorno della Madonna dell'Assunta (15 agosto).
Secondo alcune ipotesi recentemente avanzate, la chiesa in passato doveva occupare una superficie maggiore rispetto a quella attuale, protendendosi in direzione Ovest, e presentando probabilmente una doppia navata. Quello che resta allo stato attuale è frutto della ricostruzione compiuta dopo il crollo di inizio XVIII sec.
Infine, per il Sigliuzzo, la chiesa è la naturale sostituzione di un luogo di culto interrato ad essa preesistente e che dovrebbe corrispondere all’attuale frantoio ipogeo che si trova nei pressi.

Affreschi:

L'abside settentrionale presenta nella conca san Giovanni Battista che tiene nella sinistra un cartiglio con la scritta in greco io voce che grida nel deserto. Nel cilindro absidale, due figure meno identificabili, una delle quali probabilmente una Madonna con Bambino.
 
Abside settentrionale
 
Un palinsesto pittorico più tardo che copre quasi completamente gli affreschi più antichi informa anche l’abside meridionale, dove si intravede una figura in trono sulla quale furono, poi, sovrapposti altri dipinti. Lo strato più tardo risale alla seconda metà del XVII secolo. In alto Dio Padre con una mano benedicente e con l’altra che regge il globo crucifero; in basso, tre figure, sempre databili alla fase seicentesca: a sinistra un francescano con nella mano destra il giglio e nella sinistra un libro. La figura centrale campita dopo la tamponatura della monofora, è di difficile identificazione; di impegnativa identificazione anche la figura affrescata a destra, un santo vescovo giovane con un cingolo in vista. Sottostante il padre Eterno, nella calotta, si intravede uno strato più antico con una porzione del viso di una santa, in quanto indossa il maphorion.

Abside meridionale

Sulla parete Nord, nell’angolo di raccordo con il muro Ovest, si staglia una bella immagine di san Nicola, stante, rappresentato nei consueti abiti vescovili. Si tratta di un affresco riferibile forse agli inizi del XIII secolo.

Parete settentrionale con indicati i lacerti di affresco
 
Sulla stessa parete, si può riconoscere un frammentario ciclo nicolaiano riferibile forse alla seconda metà del XIII secolo. Di quest’ultimo si individua chiaramente san Nicola corredato da un’apposita iscrizione esegetica: O AG[IOC]NIK[OLAOC];egli è rivolto verso la sua destra, dove, evidentemente, erano rappresentati due astanti dei quali si leggono soltanto i nomi: OURCOC (Urso) e NEPOTIANOC (Nepoziano), che sono quelli di due dei tre generali condannati a morte da Costantino il grande che il santo fece graziare e liberare apparendo in sogno all'imperatore. 

San Nicola

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