domenica 2 settembre 2012

Monastero della Kato Panagia


Monastero della Kato Panagia
1 km circa a sud di Arta, lungo la strada che conduce al villaggio di Glykorizo.


Costruito ai piedi del monte Perhanti venne detto della Kato Panagia (la Vergine bassa) probabilmente in relazione a quello della Panagia Parigoritissa che era costruito in un punto più elevato.
Fu fatto edificare dal despota Michele II Dukas Comneno tra il 1250 ed il 1270, come si evince dai monogrammi e dalle iscrizioni visibili sui muri esterni.


Dedicata alla Natività della Vergine, la chiesa monastica presenta una pianta basilicale a tre navate. La volta a botte della navata centrale è attraversata sulla crociera da una seconda botte trasversale, evidenziata esternamente, mentre la campata centrale è nettamente rialzata rispetto a quelle laterali. L'effetto è simile a quello di una pianta a croce greca inscritta senza cupola anche se il notevole rialzo della campata centrale (m.1.30) all'incrocio delle botti costituisce come un accenno di cupola. Questa tipologia architettonica viene correntemente definita stavrepistego.

lati sud e est

Ad est il bema è separato dai pastoforia da muri traforati da una bassa apertura ad arco che consente la comunicazione tra gli spazi, mentre ad ovest il nartece è individuato da due piccoli pilastri che aggettano dalle pareti laterali.
La muratura esterna è in opera cloisonnè. Le docorazioni in mattoni si presentano in varie combinazioni (meandri, doppie E, etc.) e si limitano alle absidi, ai timpani del braccio trasversale e al frontone occidentale.


lato meridionale

L'iscrizione sulla parete meridionale, tra i pilastri del braccio trasversale; in basso, sulla destra il monogramma di Michele II


La presenza di questa fascia decorativa di mattoni disposti a meandri nella muratura dell'abside, che ricorda la decorazione di alcune chiese del Peloponneso (cfr. La chiesa della Dormizione della Vergine a Merbaka), lascia supporre, come nel caso della chiesa di San Nicola di Rhodia, l'intervento di maestranze provenienti dalla Grecia meridionale. 


Affreschi

La gran parte della decorazione parietale risale al 1716, gli unici affreschi coevi alla fondazione della chiesa si trovano nel diakonikon.
Nell'absidiola è raffigurato il Cristo come L'Antico dei Giorni (1) ed al di sotto, ai lati della bifora, i Gerarchi in posizione frontale.


Nella parte settentrionale della volta Gesù dodicenne mentre si intrattiene nel tempio di Gerusalemme con i dottori della Legge.
Quando giunse all'età di dodici anni, salirono a Gerusalemme, secondo l'usanza della festa; (...) E avvenne che, tre giorni dopo, lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, intento ad ascoltarli e a far loro domande. (Luca, 42-46).
Gesù siede sotto un largo baldacchino ed è reso in una scala maggiore rispetto ai dottori che gli siedono attorno.

Nella parte meridionale il sommo sacerdote Zaccaria rifiuta le offerte di Gioacchino ed Anna (Protovangelo di Giacomo, 2).

 
 
Note:
 
(1) L'espressione è usata dal profeta Daniele che così lo descrive: Io continuavo a guardare, quand’ecco furono collocati troni e l'Antico dei giorni si assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana (Libro di Daniele, VII, 9). La visione di Daniele prosegue in questo modo: Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo; giunse fino all'Antico dei giorni e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano (VII, 13-14).
Daniele vede la figura di Dio come figlio d'uomo e Antico dei giorni, vecchio e giovane, acclamandolo come unico Signore (Romano il melode, Secondo libro sull'Epifania). Nell'iconografia l'immagine dell'Antico dei Giorni viene per solito riservata al Padre mentre quella dell'Emmanuele è riservata al Figlio.



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