mercoledì 23 maggio 2012

chiesa di santa Pudenziana

chiesa di santa Pudenziana


Per lungo tempo si è ritenuto che questa fosse la più antica chiesa cristiana di Roma: la chiesa sarebbe stata costruita sulla domus del senatore Pudente, che si trova nove metri sotto la basilica. Pudente, con le sue due figlie Pudenziana e Prassede, sarebbe stato convertito dall'apostolo Pietro che avrebbe dimorato sette anni nell'abitazione dell'amico durante la sua permanenza a Roma.
Origine e datazione della chiesa, pur antichissima, sono ancora in discussione. I lavori di restauro eseguiti negli anni quaranta portarono a conclusioni diverse rispetto alla versione tradizionale: le strutture della chiesa farebbero parte delle Terme di Novato del II secolo (1), un secolo dopo l'arrivo di Pietro, e la trasformazione delle terme in una chiesa sarebbe avvenuta alla fine del IV secolo, sotto il pontificato di papa Siricio (384-399).


Il complesso termale era costituito da due ambienti: uno rettangolare, circondato completamente da un ambulacro ed un altro, più piccolo, che ne costituiva l'ingresso e sul quale sorge adesso la cappella Caetani. Alle estremità della sala principale sorgevano due esedre,  di cui quella orientale ospita attualmente il catino absidale mentre l'altra venne distrutta per lasciare il posto al nuovo ingresso dell'edificio. L'ambulacro che girava attorno alla sala principale è rimasto praticamente integro nell'attuale zona retroabsidale, dove sono ancora visibili tratti della pavimentazione originale.
Inizialmente furono murate le finestre dell'esedra occidentale, quindi fu costruito il catino absidale con il mosaico ancora oggi visibile. A sostegno delle arcate laterali furono collocate 12 colonne di spoglio ancora in opera; l'ingresso fu ruotato di 90 gradi verso il Vicus Patricius (l'attuale via Urbana) e l'edificio assunse l'aspetto di basilica a tre navate.
L'aspetto attuale della chiesa è comunque in gran parte dovuto alla ristrutturazione voluta dal cardinale Enrico Caetani nel 1588.

Il mosaico absidale

Mosaico absidale

In passato era leggibile un'iscrizione molto rovinata che citava, proprio al di sotto del mosaico, papa Siricio (384-399): SALVO SIRICIO EPISCOPO ECCLESIAE SANCTAE ET ILICIO LEOPARDO ET MAXIMO PRESB (2). Il pontificato di papa Siricio è quindi anche quello più indicato per la datazione del mosaico. La parola salvo, anteposta nelle epigrafi al nome del personaggio raffigurato, significa infatti che era ancora vivente.
Il mosaico absidale ha sofferto nel tempo forti menomazioni, avendo perso, nei restauri promossi dal cardinale Enrico Caetani nel 1588, ed in altri successivi, tutta la fascia inferiore, nella quale apparivano gli apostoli a figura intera ed un agnello mistico su un monticello dal quale sgorgavano i 4 fiumi paradisiaci. Pare dietro l'Agnello ci fosse un drappo, e sopra una colomba, il tutto proprio sotto al Cristo. Anche la parte destra, che pure in parte resisteva, fu staccata e rifatta completamente a pittura su intonaco, mentre la rimosaicazione attuale è frutto dell'intervento di Vincenzo Camuccini nell'800. Come al solito in questi casi, non si può giurare sulla fedeltà dei restauratori del XVI secolo. Molto probabilmente infatti personaggi dell'epoca particolarmente cari al committente hanno “prestato” la propria fisionomia ai volti degli apostoli. Come sembra apparire confrontando il volto del secondo apostolo a destra con quello del ritratto di papa Paolo III Farnese (1534-1549), protettore della famiglia Caetani, eseguito da Tiziano nel 1543 (3).


Il mosaico mostra un Cristo in trono fra gli Apostoli (ne sono rimasti dieci, due sono andati perduti nel corso della ristrutturazione del XVI secolo). E' del tipo barbato, vestito di tunica e pallio dorati, e siede su cuscini di porpora al di sopra di un trono gemmato. Anche il nimbo è dorato. Nella sinistra tiene un libro aperto in cui si legge la scritta: DOMINUS CONSERVATOR ECCLESIAE PUDENTIANAE.
Oltre gli apostoli, compaiono tra gli astanti anche due figure femminili che agitano una corona, in passato identificate proprio come Prassede e Pudenziana. Oggi si preferisce l'interpretazione che le vuole figure allegoriche, rappresentanti rispettivamente l'ecclesia ex gentibus (la Chiesa) e l'ecclesia ex circomcisione (la Sinagoga). Sullo sfondo compare un emiciclo ed un paesaggio monumentale sul quale si è molto discusso: le ipotesi sono sostanzialmente due: che si tratti della zona romana del Vicus Patricius, dove sorgeva (e sorge) la chiesa, ipotesi che non trova corrispondenza nei dati archeologici, o che si tratti di una rappresentazione di Gerusalemme, sia che essa sia intesa come città materiale, sia che si voglia alludere a quella celeste (che si baserebbe però, in questo caso, su quella fisica, nel volto cristiano che aveva oramai assunto dopo le imprese monumentali di Costantino). A favore di questa interpretazione, la caratterizzazione non generica data ad alcuni edifici, come la rotonda preceduta da una basilica nella parte sinistra (e che corrisponderebbe al complesso Martyrion-Anastatis), e l'edificio ottagonale con un buco quadrato al culmine, corrispondente all'ottagono dell'Ascensione: proseguendo, almeno a voler seguire le corrispondenze che suggerisce il mosaico di Madaba, l'edificio subito a fianco potrebbe essere la basilica dell'Eleona.
La montagna alle spalle del Cristo è quindi il Golgota, e la croce gemmata come nella gigantesca stauroteca costruita da Costantino per conservare le relique della Vera Croce ritrovate da sua madre Elena. Molti storici mettono in dubbio però questo racconto, che è assente fino ad epoca tarda dalla tradizione greca: una stauroteca fu realizzata effettivamente da Teodosio II (408-450), ma non prima del 420, perciò o il mosaico di S.Pudenziana avvalorerebbe la notizia della stauroteca di Costantino, o andrebbe spostato a dopo l'opera di Teodosio II, il che appare problematico per vari motivi. Sopra la croce, in uno splendido cielo solcato da nuvole, compaiono i quattro simboli degli evangelisti; è interessante notare che essi non seguono l'ordine del libro dell'Apocalisse, ma la posizione dei vangeli della Vulgata, il che ha fatto pensare ad una mente iconografica proveniente da ambienti legati alla lezione di San Girolamo.

La domus pudentiana

Per mezzo di una porta, situata nella cappella Caetani, si accede ai resti della domus del senatore Pudente, 9 metri al di sotto dell'attuale piano della chiesa. Consta di 6 ambienti quadrati di 5 m. di lato, nei quali è possibile vedere resti di pavimentazione musiva. Su questo livello, incassato nella volta di una galleria, si trova un affresco (databile al IX secolo) in cui è raffigurato l'apostolo Pietro tra le sante Pudenziana (qui detta Potentiana) e Prassede. Molto probabilmente, come testimoniato anche dalla presenza di alcuni graffiti a carattere religioso rinvenuti a questo livello, dopo l'edificazione della chiesa, gli ambienti sottostanti vennero sistemati e utilizzati per fini di sepoltura e cultuali continuando ad essere frequentati dai fedeli.


L'Oratorio mariano

L’Oratorio cosiddetto mariano (per la presenza dell'immagine della Vergine) è costruito sopra l’antico deambulatorio preesistente alla basilica, attribuito alle antiche terme di Novato. Si trova alle spalle dell’abside, ad una quota notevolmente più alta, dovuta alla posizione della chiesa addossata alle pendici del Viminale ed è ora preceduto da un porticato prospiciente via Cesare Balbo.



È un ambiente di ridotte dimensioni e decorato ad affresco: le cornici decorative dividono la volta in cinque campi; l’Agnus Dei in quello centrale, è attorniato dai simboli degli Evangelisti accompagnati da iscrizioni in latino.


Sulla parete con l'altare è l'affresco con la Vergine, il Bambino, le sante Pudenziana e Prassede che reggono nelle mani la corona del martirio.


Sulla sinistra, sulla parete ad angolo, invece, sono affrescate loro storie di S. Paolo e del suo incontro con la famiglia di Pudente. In alto a sinistra si vede S. Paolo che predica il vangelo a Pudente ed alla sua famiglia (con la scritta PAVLVS ALENS MENTEm PLEBIS NATASQue PUDENTEM), in alto a destra l’apostolo battezza Novato e Timoteo, fratelli delle due sante, (con la scritta AUXIT MACTATOS HIC VIVO FONTE RENATOS), mentre in basso, più rovinati, si intravedono il battesimo delle due sante Prassede e Pudenziana e l’ordinazione sacerdotale conferita da Paolo a Timoteo. Questi ultimi episodi, oggi quasi completamente illeggibili, possono essere ricostruiti grazie a copie seicentesche fatte eseguire da Cassiano dal Pozzo (ora nelle collezioni reali dei Windsor). Infine, sulla parete opposta a quella di fondo è dipinto un angelo che incorona i santi Valeriano, Tiburzio e papa Urbano (nell'arco a sn dell'immagine).


Gli affreschi che si sono conservati risalgono molto probabilmente al pontificato di Gregorio VII (1073-1085).

Il protiro



Il protiro che precede il portale d'ingresso alla basilica è stato rimaneggiato, soprattutto nell'architrave, durante i restauri cinquecenteschi (l’intervento è chiaramente visibile nella strana disposizione delle varie parti). La datazione è discussa, ma si propende anche in questo caso per l’ epoca di Gregorio VII. L’architrave è stata, inoltre, pesantemente restaurata nell’ottocento, di modo che non sembra quasi consumata dal tempo.

Al centro è raffigurato Cristo sotto forma di agnello che porta la croce, l’Agnus Dei.
La scritta intorno al suo clipeo recita:

“+ MORTVVS ET VIVVS IDEM SVM PASTOR ET AGNUS + HIC AGNUS MUNDVm RESTURAT SANGVINE LAPSVM” (+ Morto e vivo io sono insieme pastore ed agnello + Quest’agnello con il suo sangue redime il mondo perduto).

Al di sopra dell’architrave corre la scritta:

“AD REQVIEM VITAE CVPIS, O TV QVOQVE VENIRE EN PETET, INGRESSVS FVERIS SI RITE REVERSVS, ADVOCAT IPSE QVIDEM VIA DVX ET JANITOR, IDEM GAVDIA PROMITTENS, ET CRIMINA QVAEQVE REMITTENS” (Oh tu che desideri venire al riposo della vita, ti sarà aperto l’ingresso se giustamente ritorni: ti chiama colui che è via, guida e portinaio, lo stesso che promette le gioie e che rimette le colpe)

A destra ed a sinistra dell’agnello sono raffigurate le due sorelle S. Prassede e S. Pudenziana, che hanno in mano due lampade, un riferimento alla parabola delle dieci vergini (4).
Ai due estremi dell’attuale sistemazione sono visibili a sinistra Pastore ed a destra Pudente.

Note:
(1) Studi più recenti, al contrario, sostengono che l'ubicazione in un edificio termale è da ritenersi infondata poiché non sono stati trovati bacini e condotti acquiferi, manufatti tipici di un edificio di quel genere.
 

(2) Frammenti di questa iscrizione sono oggi murati nella parete laterale della navata sinistra.

(3) Patrizia Rosini (cfr. P.Rosini, Un mistero durato cinquecento anni.Viaggio nel Rinascimento tra i Farnese e i Caetani: la Basilica di Santa Pudenziana) identifica i personaggi raffigurati sulla destra del mosaico nel rifacimento del 1588 secondo il seguente schema:

 
1. Papa Paolo III (Alessandro Farnese);
2. Pier Luigi Farnese, primogenito di papa Paolo III, duca di Parma e Piacenza (1543-1545);
3. Giulia Farnese, sorella di Paolo III e amante di Alessandro VI Borgia che, per sua intercessione, conferì al fratello la porpora cardinalizia (1493);
4. San Francesco Saverio;
5. Vittoria Farnese, figlia di Pier Luigi Farnese e Gerolama Orsini, nel 1584 sposò Guidobaldo II della Rovere divenendo duchessa di Urbino (è l'unica vivente al momento del rifacimento del mosaico). La sua fervente devozione cristiana, le sue opere pie e la sua disponibilità verso i propri famigliari ed i poveri di Urbino probabilmente le valsero l'onore di impersonare Santa Pudenziana.
 
La studiosa giunge a queste conclusioni comparando i ritratti noti dei membri della famiglia Farnese alle fisionomie dei personaggi raffigurati e motiva la scelta del cardinale Enrico Caetani di rappresentarli nel mosaico con i forti legami di amicizia che intercorrevano tra le due famiglie. La presenza di Francesco Saverio (non ancora santificato al momento del rifacimento), compagno di Sant'Ignazio di Loyola e inviato da Paolo III ad evangelizzare le Indie orientali, è spiegata con la particolare stima che aveva di lui Paolo III e con l'appoggio che la Compagnia di Gesù (a cui Paolo III concesse l'approvazione pontificia) aveva sempre garantito al cardinale Enrico Caetani.
Rimane ignota la mano dell'autore del rifacimento cinquecentesco per il quale è stato proposto il nome di Giovanni De Vecchi, che lavorò per il cardinale Alessandro Farnese jr. (figlio di Pier Luigi e fratello di Vittoria Farnese, detto "il gran cardinale") nella residenza di Caprarola, ma non vi sono prove documentarie.
 
(4) Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono a incontrare lo sposo. Cinque di loro erano stolte e cinque avvedute; le stolte, nel prendere le loro lampade, non avevano preso con sé dell'olio; mentre le avvedute, insieme con le loro lampade, avevano preso dell'olio nei vasi.
Siccome lo sposo tardava, tutte divennero assonnate e si addormentarono.
Verso mezzanotte si levò un grido:
"Ecco lo sposo, uscitegli incontro!"
Allora tutte quelle vergini si svegliarono e prepararono le loro lampade.E le stolte dissero alle avvedute: "Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono".
Ma le avvedute risposero: "No, perché non basterebbe per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene!"
Ma, mentre quelle andavano a comprarne, arrivò lo sposo; e quelle che erano pronte entrarono con lui nella sala delle nozze, e la porta fu chiusa.
Più tardi vennero anche le altre vergini, dicendo:
"Signore, Signore, aprici!" Ma egli rispose: "Io vi dico in verità: Non vi conosco". Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora (Matteo, 25, 1-12)

 

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