La colonna di Costantino (Cemberlitas)
Eretta nel 338, al centro del Foro di Costantino, poggiava su un basamento quadrato di otto metri per lato ed era costituita da 9 enormi tamburi di porfido incassati l'uno nell'altro fino a raggiungere un'altezza di cinquanta metri.
Alla sua sommità era posta la statua di Costantino. Secondo altri si trattava della statua di Apollo, a cui era stata sostituita la testa con una rappresentante le sembianze dell'imperatore, proveniente da Atene ed attribuibile allo stesso Fidia (E.Gibbon, Declino e caduta dell'impero romano, Mondadori 2000, p.246) raffigurato come il dio Sole, che teneva lo scettro nella destra, il globo del mondo nella sinistra e una corona di raggi sfolgoranti fatti con i chiodi della croce.
Secondo una leggenda, nel piedistallo erano stati incastonati frammenti della croce e alcuni canestri (dodekathronon=dodici ceste) della moltiplicazione dei pani e dei pesci (Costantino Rodio, 931-944).
All'epoca di Alessio I Comneno (1105) la statua fu abbattuta da un forte colpo di vento e quindi sostituita con una croce e la colonna rinforzata con i cerchi di ferro tuttora visibili.
Manuele I Comneno (1143-1180) avrebbe fatto aggiungere alla sua sommità il capitello corinzio con un'iscrizione di cui è ancora leggibile il secondo verso (Manuele, pio imperatore, fece restaurare quest'opera divina rovinata dal tempo).
Particolare del capitello fatto aggiungere da Manuele Comneno
Secondo Giovanni Malala (550-570) e un frammento di Esichio da Mileto (V-VI sec.) al disotto della colonna sarebbe stato sepolto anche il palladio (una statuetta lignea raffigurante la dea Atena che sarebbe stata portata da Troia a Roma da Enea e custodita nel tempio di Vesta), segretamente sottratto dall'imperatore.
Oggi rimangono sei dei nove tamburi originari, poggiati su un basamento di muratura turca, al posto del quale si trovava originariamente una piccola cappella dedicata a S.Costantino il Grande (secondo Janin questa cappella non era ricavata all'interno del basamento ma addossata ad esso e non ne sarebbe rimasta alcuna traccia), per un'altezza di trentatrè metri dei quali cinque interrati.
La parola turca con cui viene indicata - cemberlitas - è tradotta "colonna bruciata" (Pertusi) e "pietra cerchiata", per i cerchi di ferro che la cingono, (Mantran).
Una profezia sosteneva che i turchi, una volta entrati in città, avrebbero inseguito i romani fino alla colonna di Costantino. Qui un angelo sarebbe sceso dal cielo e avrebbe consegnato una spada e l'impero ad uno sconosciuto, semplice e povero, seduto ai suoi piedi dicendogli: "Prendi questa spada e vendica il popolo del Signore!" e alla sua vista i turchi sarebbero fuggiti immediatamente (Ducas, Historia turco-byzantina, XXXIX, 18).
Una profezia sosteneva che i turchi, una volta entrati in città, avrebbero inseguito i romani fino alla colonna di Costantino. Qui un angelo sarebbe sceso dal cielo e avrebbe consegnato una spada e l'impero ad uno sconosciuto, semplice e povero, seduto ai suoi piedi dicendogli: "Prendi questa spada e vendica il popolo del Signore!" e alla sua vista i turchi sarebbero fuggiti immediatamente (Ducas, Historia turco-byzantina, XXXIX, 18).
Ricostruzione
La colonna di Costantino nella narrativa moderna e contemporanea:
A.Gualchierotti, L.Camerini, Il Palladio di Costantinopoli in Byzantium, Italian Sword&Sorcery, 2018 (ebook).
Alla vigilia della caduta di Costantinopoli, mentre i turchi sono ormai sul punto di irrompere in città, il nobiluomo veneziano Gualtiero Camerari riceve dall'imperatore il delicato incarico di recuperare il palladio, sepolto in una camera segreta sotto la colonna di Costantino, nei cui poteri è riposta l'ultima speranza di salvezza.
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