sabato 26 ottobre 2024

La chiesa di "Santa Passera", Roma

La chiesa di “Santa Passera”, Roma


La chiesa, di cui si ha notizia già nell'VIII secolo, deriva dalla trasformazione di un sepolcro a tempietto di epoca romana (II-III secolo) che si può ancora intuire negli ampi lacerti di muro in laterizi ancora visibili e nelle due finestrelle decorate con cornici fittili ai lati della porta d'ingresso. Ampliato nel XIII secolo con l'aggiunta di un timpano e l'inserimento di una finestra chiusa da una grata di marmo traforato al di sopra della porta d'ingresso, nella facciata anteriore, e di un abside semicircolare al cui centro si apriva una bifora in quella posteriore,  l'edificio appare oggi caratterizzato da tre unità architettoniche sovrapposte:



1. La chiesa superiore (C nella pianta), a navata unica e pianta quadrangolare che, nella sua forma attuale, risale al XIII secolo;
2. La chiesa inferiore (B), già trasformata in oratorio nel V secolo;
3. La cripta ipogea.

In basso, lungo il lato settentrionale si notano ancora, inoltre, i resti delle arcate del portico - successivamente tamponate per creare la sagrestia- che era stato addossato alla chiesa.


Purtroppo la decorazione parietale, presente in tutti e tre i livelli, è molto malridotta a causa dell'incuria e delle piene del fiume che, nel corso dei secoli, l'hanno gravemente danneggiata.
La chiesa affaccia infatti sul Tevere e ha, come detto, una facciata in laterizi sopravanzata da una piccola terrazza rettangolare a cui si accede per mezzo di una doppia rampa di scale simmetriche.


Nella chiesa superiore, nel catino absidale, è raffigurato il Cristo benedicente contornato dai santi Paolo, Pietro, Giovanni Evangelista e Giovanni Battista;


nel registro inferiore abbiamo invece a destra un affresco con Cristo tra i santi Ciro e Giovanni ed a sinistra un pannello con la Vergine ed il Bambino affiancati dall'Arcangelo Michele da un lato, e dall'altro da San Giacomo (identificato dalla conchiglia) e San Francesco che pongono la mano in segno di protezione sulla testa di due figure più piccole inginocchiate che raffigurano i patroni della chiesa.
È stato ipotizzato che nella figura femminile ai piedi del poverello di Assisi si possa identificare Jacopa de Settesoli, vedova di Graziano Frangipane, che, nel 1213 ospitò proprio San Francesco all’interno della Torre della Moletta al Circo Massimo e nella figura maschile, il figlio Giacomo, protetto appunto dall’omonimo santo. Probabilmente la chiesa doveva un tempo essere connessa alle proprietà dei Frangipane e la nobildonna volle farsi effigiare assieme al figlio sotto la protezione dei santi a cui erano fortemente devoti.

    Santa Pudenziana

L'arco trionfale presenta al centro l'agnus dei affiancato da ciò che resta dei simboli dei quattro evangelisti mentre nei piedritti – in delle false nicchie – sono raffigurate le sante Prassede e Pudenziana.
Nella parete sinistra sono infine visibili due pannelli: uno raffigura una teoria di santi orientali e l'altro figure devozionali.


La "chiesa inferiore", cui si accede da una porta esterna oggi sotto elevata rispetto al terreno, sorge su un oratorio fatto realizzare dalla matrona Teodora nel V secolo, è costituita da un'aula quadrangolare (i cui affreschi rappresentano tre vescovi, i cui nomi sono evocati da un'epigrafe). La porta esterna introduce ad un vano che fu costruito davanti alla chiesa per arginare le piene del fiume.
Sull'architrave della porta (subito dietro la porta di ferro che oggi chiude la chiesa inferiore) è ancora leggibile l'iscrizione:

«CORPORA SANCTI CYRI RENITENT HIC ATQVEE IOANNIS QVOÆ QUONDAM ROMÆ DEDIT ALEXANDRIA MAGNA. »
(Qui risplendono i santi corpi di Ciro e Giovanni che un giorno la grande Alessandria dette a Roma)

Da una stanzetta rettangolare più piccola si accede alla "cripta ipogea" tramite una stretta scala.

Il caratteristico nome di "Santa Passera" preso nel corso del tempo dalla chiesa, originariamente dedicata ai santi Ciro e Giovanni, due martiri uccisi in Egitto durante la persecuzione di Diocleziano, sembra derivare dalla storpiatura dalle parole "Abba Cyrus" (Padre Ciro), deformate poi in "Abbacìro" - "Appacìro" - "Appacèro" - "Pacèro" - "Pàcera" - "Passera".
La tradizione vuole infatti che i corpi dei due martiri(un medico di Alessandria ed un soldato, suo discepolo) siano stati sepolti nella la cripta ipogea dopo essere stati decapitati in Egitto nel 303. In particolare i due corpi sembra fossero stati fatti traslare da San Cirillo, Patriarca di Alessandria, in un primo tempo a Menouthis, dove sorse un importante santuario loro dedicato; in seguito, nel 407, due monaci (Grimoaldo e Arnolfo), spinti da un sogno premonitore, per paura di un'imminente invasione araba trasportarono i due corpi a Roma e, sotto indicazione di una ricca vedova, Teodora, li seppellirono in un fondo di suo possesso, lungo le rive del Tevere, fondo in cui aveva fatto edificare un piccolo oratorio dedicato a Santa Prassede.

                             Facciata posteriore della chiesa con l'abside aggettante
                                          

Una stretta scalinata conduce dalla chiesa inferiore alla cripta ipogea dove, su un fondo d'intonaco chiaro delimitato da fascioni, si intravedono partiture semicircolari e quadranti rossi, con soggetti di repertorio funerario riferibili al III secolo. Nella parete settentrionale sono rappresentati una figura femminile – probabilmente la dea della Giustizia (Dike) – che tiene in mano una stadera, un uccello e un pugile. La volta presenta grandi stelle a 6 e 8 punte e motivi decorativi. Sulla controparete alla fine XIII sec. fu dipinta una Vergine con Bambino, poi rubata nel 1968.

L'ipogeo, interrato dopo il 1706, è stato riscoperto solo nel 1904.



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