Abbazia di San Clemente, Casauria
Secondo il Chronicon Casauriensis
- manoscritto compilato intorno alla seconda metà del XII secolo dal
monaco Giovanni di Berardo su incarico dell' Abate Leonate - la
fondazione dell'abbazia, voluta dall'imperatore e re d'Italia
Ludovico II (844-875) quale
ex-voto per essere scampato alla congiura del principe longobardo
Adelchi ed essere stato liberato dalla prigionia nel ducato di
Benevento - risale al settembre 871 e fu inizialmente dedicata
alla SS.Trinità.
Nell'872, su concessione del papa
Adriano II, l'imperatore vi fece traslare le reliquie di san Clemente
papa e martire (88-97) – martirizzato sotto Traiano - che erano
state portate a Roma nell'868 da Cirillo e Metodio.
Quale fosse la configurazione
originaria della chiesa e del complesso abbaziale non è pero noto.
Nel 1176 divenne abate Leonate dei
conti di Manuppello (1155-1182), che avviò un ambizioso intervento
di ristrutturazione della chiesa che, dopo il sacco saraceno della
seconda decade del X secolo e quello del conte normanno di Manoppello
Ugo di Malmozzetto (1078) – era andata incontro a una progressiva
decadenza. L'abate progettò il portico antistante e l'oratorio
soprastante dedicato a san Michele Arcangelo, alla Santa Croce e a
Tommaso Becket (che era stato canonizzato nel 1173). I lavori furono
terminati sotto il suo successore Giole (1182-1189) che fece anche
realizzare la porta bronzea del portale centrale.
I secoli seguenti videro la progressiva
decadenza del cenobio benedettino, non soltanto per cause naturali
(ad esempio, per il terremoto del 1348), ma soprattutto a motivo
dell’incuria in cui venne abbandonata l’abbazia.
L’edificio è stato ripristinato nei
primi decenni del XX secolo sotto la guida di Carlo Ignazio Gavini e,
successivamente. alla fine degli anni ’60.
La facciata della chiesa è
dunque preceduta da un portico a tre fornici divisi da pilastri
rettangolari con colonne addossate su ogni faccia. È coperto da
volte a crociera innervate da costoloni prismatici. Fornice centrale
a tutto sesto, laterali a sesto acuto. In corrispondenza di questi,
tre portali con lunette istoriate.
I capitelli delle colonne
del fornice centrale presentano i Dodici Apostoli, sei per parte. Nel fornice di destra bue di
San Luca e aquila di San Giovanni.
Portale centrale
Il portale centrale ha
l’archivolto formato da tre archi a ferro di cavallo concentrici e
gradualmente rastremanti; nella lunetta rilievo in cinque scomparti:
nei due laterali grande rosa, in quello di sinistra sormontata da
aquila stringente lepre, in quello centrale San Clemente papa in
trono con la destra benedicente e nella sinistra il pastorale, a
sinistra San Cornelio Martire con manipolo e san Febo con manipolo e
stola, a destra l'Abate Leonate che presenta il modello della chiesa.
particolare dell'architrave
Nel sottostante archistrave
sono scolpiti quattro episodi della storia dell'abbazia, in tutti è
raffigurato Ludovico II. Da sinistra a destra:
1) a Roma, Papa Adriano II
consegna all'imperatore le reliquie di San Clemente;
2) L'imperatore, seguito dal
conte Suppone con la spada sguainata, da il beneplacito ai monaci
Celso e Beato (1) per trasportare le reliquie dove si sta costruendo
l'abbazia;
3) Nella parte
destra del rilievo Ludovico II consegna lo scettro all'abate Romano,
il primo che resse il monastero;
4) il milite Sisenando e il vescovo di
Penne Grimoaldo (871-876) cedono all'imperatore – affiancato dal
conte Eribaldo – i diritti sul territorio dell'isola pescariense
(qui rappresentato dal cesto di frutta).
Negli stipiti quattro benefattori
coronati (probabilmente quattro re d'Italia) a sinistra dall’alto
Ugo di Provenza (926-947) e Berengario I (888-924), a destra
dall’alto Lotario II (947-950) e Lamberto II (894-898) con in mano
un rotolo; le parti della chiesa visibili sopra le loro teste
corrispondono probabilmente a quelle che essi concorsero a
restaurare. Nei capitelli e sopra le figure dello stipite sinistro
sono raffigurati simbolicamente i vizi: Avarizia (uomo con gambe
divaricate) e Calunnia (drago che sussurra a un uomo); nel capitello
di destra toro cavalcato da figura che si congeda dal male passato,
rappresentante la Vittoria della virtù sul vizio.
Ugo di Provenza
Nella lunetta del portale sinistro San
Michele Arcangelo uccide il drago. L’imbarcazione sottostante,
emersa dallo strato di intonaco durante i lavori di restauro,
simbolizza l’ultimo viaggio in cui le anime sono appunto
accompagnate dall'arcangelo psicopompo.
Lunetta del portale sinistro
Nella lunetta del portale destro
Madonna con Bambino, nell’iconografia dell’hodegetria-protettrice
dei viandanti.
Lunetta del portale destro
La parte superiore della facciata,
sopra l’attico coronato da cornici e da archetti pensili, presenta
quattro bifore, due architravate e due leggermente ogivali,
provenienti dall'antico monastero e qui ricollocate nel 1448.
A sinistra del portico si notano i
resti della originaria torre campanaria mentre a destra si trova il
convento ricostruito in epoca settecentesca.
Interno:
presenta una pianta a croce latina con bracci del transetto poco
sporgenti, tre navate longitudinali divise da sette arcate ogivali su
pilastri rettangolari, eccetto il primo e il terzo di sinistra,
cruciformi e due con mezze colonne addossate. La navata mediana è
illuminata da tre monofore per lato. L’interno si conclude con un
transetto sopraelevato e abside semicircolare; copertura a capriate
realizzata con mattoni dipinti a losanghe.
Nel presbiterio l'altare maggiore è
costituito da un sarcofago romano-cristiano figurato e strigilato
(fine IV, inizio V sec.).
Il ciborio di epoca quattrocentesca è
sostenuto da quattro colonne che poggiano su una predella con
un’iscrizione che ricorda che insieme ai resti di S. Clemente sono
conservati nella chiesa anche quelli di SS. Pietro e Paolo (pur
dubitando dell’affermazione contenuta sul gradino, si deve comunque
ricordare che nel Medioevo l’affermarsi del culto per la Vergine e
i Santi, implica come conseguenza che le loro reliquie comincino ad
essere spartite ). I capitelli di tre colonne presentano
ornamentazioni a palma, il quarto ha invece una composizione di
foglie massicce in quattro ordini. Il prospetto (in cui l’arco
trilobato presenta ai margini un’Annunciazione) è scandito da
sette formelle, con la Vergine fra due angeli in quelle centrali e i
simboli dei quattro evangelisti (l'angelo, il leone, l'aquila, il
bue) nelle altre. Nell’arco trilobato di sinistra una testa con tre
volti (la Trinità), da due dei quali escono Adamo ed Eva: questo
lato privo di sculture fu completato ai tempi del restauro del 1920
da Cesare Ventura. Nell’arco di destra due angeli reggono uno
stemma. Nella facciata posteriore è invece ripetuta la storia della
fondazione dell’abbazia, con gli stessi caratteri che si ritrovano
sull’architrave del portale maggiore. Il ciborio costruito, eccetto
le colonne, con stucco durissimo termina con una piramide ottagonale.
All’interno della cupola spicca, su fondo celeste, un Cristo
Pantocrator.
Nella navata sinistra è collocato dal
1931 il sarcofago marmoreo del vescovo di Boiano, Berardo Napoleoni
(1364-1390), recuperato dalla chiesa madre di Castiglione a Casauria.
E' opera quattrocentesca che ha al centro del lato più lungo della
cassa uno stemma araldico( forse dei Brancaccio).
Note:
(1) I due monaci non sono affatto figure
di secondo piano: Celso era il praepositus (l'amministratore
dei beni dell'abbazia) e Beato il secondo abate. Il conte Suppone II,
membro dell'influente famiglia dei Supponidi, rappresentava invece la
massima autorità civile (simboleggiata dalla spada che impugna) in
assenza dell'imperatore.
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