All'altezza dell'abitato di Santa Maria delle Mole il tracciato della via Appia Antica è tagliato dai binari della ferrovia Roma-Velletri e da Viale della Repubblica. Oltrepassato quest’ultimo, la strada inizia a salire in direzione dei Colli Albani, finché all’altezza di Frattocchie – pressappoco all'XI miglio dell'antico tracciato - si congiunge con la via Appia Nuova. Alcune centinaia di metri prima di questa convergenza, sulla sinistra si possono vedere i resti di alcuni recinti funerari e il cosiddetto “Sepolcro con torre”.
Il monumento, che non conserva più nulla del rivestimento originario, presenta un basso basamento quadrangolare in calcestruzzo di selce, al centro del quale si apre la camera sepolcrale anch’essa rivestita all’esterno in opera cementizia. Alla cella si accede da un breve corridoio, attualmente chiuso da un cancello, che si apre sul lato meridionale della tomba. La camera sepolcrale è a pianta quadrata con volta a botte in blocchi di tufo; su ciascuna delle pareti, eccetto quella di entrata, è ricavata una nicchia in cui trova posto l’urna per accogliere le ceneri del defunto. La presenza delle urne funerarie e alcune caratteristiche architettoniche (pianta della cella, uso dell’opera quadrata) fanno datare il sepolcro presumibilmente al I sec.
Sulla sommità del monumento si alza una piccola torre in laterizi e pietrame di tufo. Essa fu fatta realizzare – probabilmente sui resti di una torretta di avvistamento medioevale - nel 1855 dall’astronomo padre Angelo Secchi (1818-1878) nei pressi del caposaldo B della base geodetica utilizzata per le misurazioni trigonometriche. Tale base aveva come altro estremo il caposaldo A posto nei pressi del mausoleo di Cecilia Metella. All'interno della torretta si trova inoltre un pilastro anch'esso utilizzato per le misurazioni trigonometriche.
Nel 2013 è stato ritrovato nei pressi del sepolcro un blocco di marmo che copriva il caposaldo B posto da Secchi; quello che copriva il caposaldo di Cecilia Metella era stato rinvenuto già nel 1999.
Il chiusino e un frammento di cornice che coprivano il caposaldo B
Mentre erano in corso le misurazioni
della base geodetica, padre Angelo Secchi comprese che per l’utilizzo
futuro del suo lavoro sarebbe stato più opportuno scegliere un
caposaldo iniziale che avesse una migliore visuale dell’orizzonte
poiché il caposaldo A, nei pressi del mausoleo di Cecilia Metella,
si trovava circondato quasi completamente da manufatti sia a nord-est
che a sud-ovest. Secchi scelse quindi come nuovo caposaldo A un
sepolcro a torre (o a edicola) noto come torre di Capo Bove dal
toponimo che indica la zona circostante e che si trova, procedendo
verso sud lungo la via Appia, al IV miglio, sulla sinistra, circa 500
metri dopo il mausoleo di Cecilia Metella.
Torre di Capo Bove
Cerchiato in rosso il pilastrino di mattoncini per le misurazioni geodetiche
Con il punto sulla torre,
ancora oggi identificabile dal pilastrino in mattoncini, si veniva a
costituire con il caposaldo B, una nuova base leggermente più corta,
ma meglio collegabile alla torre del Primo Meridiano d’Italia sita
su Monte Mario e distante poco più di 10 km.
Su questa torre è incassata una lapide
– frantumata nel 1880 dall'esplosione di una mina e successivamente
ricomposta - che ricorda l'attività di padre Secchi.
Note:
(1) Padre Secchi, allora direttore del Nuovo Osservatorio Astronomico del Collegio Romano, raccolse l'invito dell'archeologo Luigi Canina di eseguire la livellazione della via Appia e misurare la distanza delle pietre miliarie ritrovate per poter ragguagliare il miglio romano al metro.
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