venerdì 18 agosto 2017

La Basilica di San Saba

La Basilica di San Saba

Facciata absidale

Il monasterodi San Saba sull'Aventino fu probabilmente fondato da un gruppo di monaci provenienti da una lavra della Giudea dedicata allo stesso San Saba. I monaci s'insediarono su un terreno appartenente a Santa Silvia, la madre del pontefice Gegorio Magno (590-604). Inizialmente il monastero fu infatti noto con il nome di Cella Nova in ricordo della Lavra Nova, il famoso monastero gerosolimitano.
Scavi dei primi del '900 hanno riportato alla luce un piccolo oratorio absidato (detto Oratorio di Santa Silvia) che risale a questo periodo e di cui è stato individuato anche l'ingresso preceduto da due colonne e da polifore.
Alla fine del VII secolo o agli inizi dell'VIII il pavimento di questo oratorio (normalmente non aperto al pubblico) venne rialzato di 65 centimetri e sorse la chiesa per le cui pareti furono realizzati gli affreschi – accompagnati da iscrizioni in greco - oggi raccolti nei locali a destra della chiesa attuale (1). Il piano preesistente venne quindi adibito ad area di sepoltura.

In rosso il perimetro dell' Oratorio di Santa Silvia sottostante alla chiesa attuale
 
La datazione della chiesa attuale è controversa. L'ipotesi più accreditata la fa risalire al pontificato di Lucio II (1144-1145) che diede il monastero in uso ai cluniacensi. Venne comunque edificata riutilizzando ampiamente materiali di spoglio provenienti dalla precedente e presenta una pianta basilicale a tre navate - spartite da 14 colonne di spoglio - ciascuna delle quali termina con una abside. Sul lato sinistro della chiesa esiste una sorta di quarta navata che si ritiene essere stata originariamente piuttosto un portico che prolungava la chiesa verso il chiostro. In questo periodo la chiesa venne anche dotata di campanile.
Nel XIII secolo venne infine aggiunto il portale d'ingresso e messi in opera il pavimento e la schola cantorum (parte della quale è oggi incassata nella parete della navata destra) decorata a motivi cosmateschi.

Frammento della schola cantorum

Attraverso un protiro sostenuto da colonne ioniche realizzato nel XIII secolo, si accede alla corte dove si trova la chiesa. Nella lunetta è affrescata un'immagine della Vergine fiancheggiata da San Saba e Sant'Andrea.

 
La primitiva facciata della chiesa è attualmente occultata fin quasi alla sommità da un corpo di fabbrica con portico, a sua volta sovrastato da un loggiato eretto nel 1463. Il portico attuale è scandito da rozzi pilastri in laterizio del sec. XVIII, che sostituiscono le originali quattro colonne di marmo di Numidia e le due colonne centrali di porfido rosso che poggiavano su leoni stilofori, risalenti alla ristrutturazione voluta dal cardinale Francesco Todeschini Piccolomini (il futuro papa Pio III) verso la metà del Quattrocento. Le cinque finestre che danno luce all'ambiente superiore sono posteriori e sostituiscono le due bifore e le due monofore originarie, oggi tamponate. Gli spioventi del timpano della facciata e la parte superiore delle absidi sono decorate da una cornice a denti di sega in cotto.
 
Sulla parete lunga del portico si apre l'ingresso alla chiesa, affiancato dalle arcate di due varchi tamponati. Tutti e tre segnalano il sito delle originarie entrate dell'oratorio del VII sec., benché la porta centrale sia stata rialzata e dotata di una cornice cosmatesca a tessere oro, rosso e blu, in cui corre un'iscrizione del tempo di Innocenzo III: + Ad honorem domini nostri IHV XPI, Anno VII pontificatvs domini Innocentii III pp., hoc opus domino Iohanne abbate iubente factvm est per manvs magistri Iacobi.

 

Le pitture in cattivo stato al di sopra del portale risalgono all'intervento promosso da papa Gregorio XIII in occasione del giubileo del 1575.
Nel portico sono raccolti numerosi reperti archeologici: fra gli arredi scultorei provenienti dall'oratorio altomedioevale si annoverano un Uomo con bastone (forse del sec. VII); un Cavaliere con falco (sec. VIII); un grosso frammento di architrave in marmo bianco ornato da una decorazione scadente forse pertinente alla porta principale dell'oratorio; un pilastro in marmo bianco che doveva probabilmente costituire il tramezzo di una bifora.

Cavaliere con falco, VII sec. c.ca
 
Affreschi:

All'interno della chiesa la parete della cosiddetta quarta navata presenta affreschi riconducibili alla fine del XIII secolo. Al centro della parete è raffigurato un ben noto episodio della vita di San Nicola di Mira. Venuto a sapere che il padre di tre fanciulle se la passava male e che, disperando di poter provvedere ad una dote per condurle al matrimonio, aveva cominciato ad insinuare in loro l'idea di prostituirsi pr raccogliere il denaro necessario, Nicola, di famiglia benestante, decise di compiere un atto di carità nei loro confronti. Desiderando però che il suo gesto rimanesse anonimo, si avvicinò nottetempo ad una finestra della loro casa e gettò dentro tre palle d'oro (tre sacchetti colmi di monete).
 

San Nicola e le tre fanciulle nubili
 
Un'altro affresco raffigura una Madonna con Bambino fiancheggiata da S.Saba, con in una mano il pastorale e nell'altra il libro della regola monastica, e da S.Andrea.

 
Un terzo affresco mostra S.Gregorio Magno in trono tra due santi (uno forse è S.Benedetto).
Si attribuiscono a un pittore vicino a Jacopo Torriti (ma non manca chi vi ha voluto riconoscere la mano del Torriti stesso), detto il Maestro di S. Saba.
L'abside - piuttosto alta e stretta - ebbe probabilmente in origine una decorazione a mosaico, della quale gli affreschi del 1575 ricalcano forse il soggetto. Subito sotto, sopra la cattedra epicopale, si trova un grande Crocifissione fra la Vergine e S. Giovanni dipinta nel sec. XIV (ma poi molto ritoccata nei secoli successivi).


Abside
 
Nei locali a destra della chiesa sono stati raccolti i frammenti di affresco recuperati dalla decorazione parietale dell'oratorio altomediovale.
Il frammento più grande raffigura la scena della Guarigione del paralitico che viene calato nella casa dinanzi a Gesù, dopo che ne è stato scoperchiato il tetto. Faceva probabilmente parte di un più esteso ciclo cristologico che occupava la parete destra dell'oratorio. Viene fatto risalire agli anni del pontificato di Gregorio III (731-741). L’iscrizione greca recita: “Qui il Signore guarì il paralitico”, “evtha o K(urio)s iasato ton [para]lut[ikon]”.


 
A destra di questo è collocato un frammento più piccolo che conserva i nomi degli apostoli Giovanni e Giacomo.
C'è poi un frammento molto bello che raggruppa sette teste di monaci. E' di un'epoca successiva – metà del IX secolo circa – ed apparteneva forse ad un ciclo che narrava la vita di San Saba. Nel tardo X secolo il monastero venne comunque officiato da monaci benedettini e vi furono affrescate scene inerenti alla vita di san Benedetto, alcuni dei frammenti recuperati, tra cui quello appena citato, potrebbero quindi appartenere ad un ambito già latino.

 
 
Nel 646, fuggendo dalla Tunisia travolta dall'invasione araba, si stabilì nel monastero di San Saba, in compagnia di alcuni discepoli, il teologo bizantino Massimo il confessore - fiero oppositore del monotelismo per cui propendeva invece la corte imperiale – e vi rimase fino al 653, quando fu arrestato e condotto a Costantinopoli insieme a papa Martino I.
Nel 768 vi fu imprigionato l'antipapa Costantino (768) prima di essere accecato.
 
 
Note:

(1) Le murature della chiesa precedente vennero riutilizzate ed innalzate nell’erezione della chiesa attuale e pertanto, in alcune zone, è stato poi possibile recuperare resti degli affreschi.



 

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