giovedì 29 giugno 2017

La cappella della Maddalena nella torre di Belloluogo, Lecce

La cappella della Maddalena nella torre di Belloluogo, Lecce


Situata nei pressi dell'ingresso settentrionale della città di Lecce, la Torre di Belloluogo si presenta di forma cilindrica, con alcune finestre ad arco a sesto acuto ed è collocata dalla sua fondazione sopra un banco di roccia calcarea, circondata ed isolata dal terreno circostante da un vasto fossato ricolmo d'acque sorgive in tutte le stagioni (è l'unico fossato salentino colmo d'acqua in permanenza). Nella parte superiore si aprono delle strette feritoie (saettiere).
 
 
Fatta costruire probabilmente tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo da Ugo (1271-1296) o da Gualtiero V di Brienne (1296-1311) come istallazione militare, fu scelta da Maria d'Enghien come residenza elettiva dopo il suo rientro da Napoli (1418).

Superato il ponte di pietra (che sostituisce l'originale ponte levatoio), si accede al pianterreno, caratterizzato da un pavimento in pietra leccese che al centro disegna un ottagono.
 
 
Il piano nobile, a cui si accede per mezzo di una scala esterna, è diviso in quattro vani, in uno di questi, il più grande, un grande camino si trova presso la finestra che guarda a ponente.

Planimetria del piano nobile

Nell'altro vano di maggiore ampiezza si trova una cappella, dove Maria d'Enghien si ritirava a pregare, e dove è affrescato il ciclo della Maddalena a cui la contessa era particolarmente devota.
Gli episodi del ciclo sono raffigurati sia secondo la versione evangelica (nella parete destra), sia secondo la versione riportata dalla Legenda aurea di Jacopo da Varagine (nella parete sinistra) che inizia con La partenza dalla Galilea. Le scene sono inserite in riquadri ornati da racemi e da cosmatesche. All'incrocio delle cosmatesche sono rappresentati i quattro profili dei componenti della famiglia committente.


Nell'abside è rappresentata la Crocefissione con la Maddalena inginocchiata ai piedi del Crocefisso.

 
Maria Maddalena compare nel vangelo di Luca tra le donne che assistevano finanziariamente Gesù per spirito di riconoscenza:
C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni. (Luca, VIII, 2-3)
E' indicata poi come una delle tre Marie presenti alla Crocefissione:
Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena. (Giovanni, XIX, 25)

E' ancora lei, di primo mattino nel primo giorno della settimana, assieme a Salomè e Maria la madre di Giacomo il Minore, (Matteo XXVIII, 1 e Marco XVI, 1-2, oltre che nell'apocrifo Vangelo di Pietro, 12), ad andare al sepolcro, portando unguenti per ungere la salma. Le donne trovarono il sepolcro vuoto ed ebbero una visione di angeli che annunciavano la resurrezione di Gesù (Matteo XXVIII, 5).
 
Le Pie donne al sepolcro
 
Maria Maddalena, in un primo momento corre a raccontare quanto visto a Pietro e agli altri apostoli, (Giovanni XX, 1-2). Ritornata al sepolcro, si soffermò piangendo davanti alla porta della tomba. Qui il Signore risorto le apparve, ma in un primo momento non lo riconobbe.
Solo quando venne chiamata per nome fu consapevole di trovarsi davanti Gesù Cristo in persona, e la sua risposta fu nel grido di gioia e devozione, "Rabbunì", cioè "maestro buono". Avrebbe voluto trattenerlo, ma Gesù la invitò a non trattenerlo e le disse:
Non mi trattenere (Noli me tangere), perché non sono ancora salito al Padre mio; ma va' dai miei fratelli e dì loro: Sto ascendendo al Padre mio e al Padre vostro, al Mio Dio e al vostro Dio. (Giovanni XX, 17).
 
Noli me tangere
 
Nell'esegesi medioevale la Maddalena è stata identificata anche con Maria di Betania, sorella di Marta e del risorto Lazzaro e con la peccatrice (di cui non viene detto il nome) che unge i piedi a Gesù a casa di Simone il Fariseo, probabilmente a Nain, in Galilea:
Ed, ecco, una donna in città, che era una peccatrice, quando lei seppe che Gesù sedeva nella casa dei Farisei, portò una scatola di unguento, e si levò in piedi ai suoi piedi dietro lui piangendo, e iniziò a lavare i suoi piedi, e li pulì con i capelli della sua testa, e baciò i suoi piedi, e li unse con l'unguento. (Luca, VII, 36-40).
 
La Maddalena lava i piedi a Gesù
 
L'identificazione è sostenuta dal fatto che Maria di Betania unge i piedi del Signore mentre Gesù è festeggiato in una cena in casa di Simone il lebbroso, la peccatrice senza nome mentre Gesù è in casa di un fariseo che si chiama Simone. Sembra poco probabile che per due volte in due luoghi differenti Gesù sia stato unto con una quantità di olio di nardo avente esattamente lo stesso valore (Marco XIV, 5 e Giovanni XII, 5) e che per due volte questo abbia dato luogo alle stesse pesanti critiche da parte dei presenti.
La Legenda aurea, la summa dell'agiografia medioevale compilata da Jacopo da Varagine nel XIII secolo, riprende il racconto evangelico ma narra anche le vicende della Maddalena dopo la morte di Gesù che iniziano con la Partenza dalla Galilea:
(...) quattordici anni dopo la passione del Signore, quando Stefano era stato già martirizzato e gli altri discepoli scacciati dalla Giudea, i seguaci di Cristo si separarono per le diverse regioni della Terra per diffondere la parola di Dio. Tra i settantadue discepoli c'era il beato Massimino a cui furono affidati da San Pietro Maria Maddalena, Lazzaro, Marta, Marcella (la domestica di Marta) e il beato Celidoneo cieco dalla nascita e risanato da Cristo e molti altri cristiani che furono posti dagli infedeli su di una nave e spinti in mare senza nocchiero perché vi perissero; ma per volere divino giunsero a Marsiglia dove non vi fu alcuno che li volesse ricevere nelle proprie case, cosicché dovettero ripararsi sotto il porticato di un tempio.
Partenza dalla Galilea
 
Lo stile degli affreschi ricorda molto da vicino quelli delle chiese di Santo Stefano di Soleto e di Santa Caterina di Galatina nonchè quello delle miniature trecentesche.
 
In prossimità della torre si trova un complesso di ambienti ipogei, in alcuni dei quali alcuni studiosi hanno identificato il ninfeo di Maria d'Enghien.
 
 

 

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