sabato 8 aprile 2017

chiesa di San Nicola al Bogdan saray


chiesa di San Nicola al Bogdan saray

  
I resti di questa chiesa si trovano a circa 250 m. ad est di S.Salvatore in Chora, nei giardini del Bogdan saray (Palazzo di Moldavia) e sono attualmente adibiti a deposito di pneumatici (ingresso al n.32 di Draman Caddesi).
 
 
Resti dell'abside della cripta
 
Interno dell'abside
 
Descrizione: era una piccola (6.20x3.50) cappella funeraria - è infatti orientata a nord anzichè ad est e, in alcuni scavi condotti nel 1918, vi vennero rinvenute tre sepolture - che dovrebbe risalire al XII sec., secondo altri al XIV (1), di cui rimane solo la cripta, essendo completamente crollata – ai primi del XX secolo - la cappella sovrastante.
Pianta della cappella scomparsa
 
La cappella sovrastante, di cui non rimane più nulla, era a navata unica, al centro della quale si levava una cupola impostata su pennacchi che originavano da due archi traversi, e terminava con un'ampia abside poligonale aggettante. La cripta, anch'essa a navata unica, era voltata a botte e terminava con un'abside. La muratura è a corsi alterni di mattoni e pietra.

fotografia del 1938
 
Identificazione: in età ottomana faceva parte delle dipendenze di un palazzo acquistato nel XVI sec. dagli hospodari di Moldavia per farne la sede della loro rappresentanza presso la Sublime Porta. In epoca bizantina, per la posizione, potrebbe essere appartenuta al complesso monastico di san Giovanni Battista in Petra (2). Il palazzo di Moldavia fu distrutto da un incendio nel 1784 e la cappella divenne inagibile.
Tutti gli atti ad essa relativi, compresa la donazione nel 1760 da parte di Giovanni Callimaco al monastero athonita di S.Pantelemone la indicano come dedicata a S.Nicola di Myra.

Note:

(1) R.Ousterhout, che propende per una datazione al XIV secolo, ne sottolinea la similitudine della pianta con quella del paraekklesion della chiesa di San Salvatore in chora, ipotizzando che possa aver avutola stessa funzione. E in effetti, nelle fotografie dei primi del Novecento, si notano dei setti murari che si distaccano perpendicolari dalle pareti laterali dell'edificio, suggerendo l'idea che fosse annesso ad un edificio più grande.

fotografia del 1908
 
(2) La fondazione del monastero di San Giovanni in Petra, molto rinomato in epoca paleologa ma di cui oggi non rimane più nulla, è attribuita dalla tradizione ad un monaco di origini egiziane, Baras, che giunse a Costantinopoli probabilmente durante il regno di Zenone (476-491). Il monastero fu comunque rifondato nell'XI secolo dall'igoumeno Giovanni detto il più veloce con il patrocinio di Anna Dalassena. Dopo il 1308 il monastero conobbe una nuova rinascenza, grazie alla costruzione patrocinata dal re serbo Milutin – che aveva sposato la figlia di Andronico II, Simonide - di una chiesa e di un ospedale (xenon del Kralj) che divenne il più importante della città. A testimonianza del prestigio raggiunto dal monastero, il patriarca Nilo Kerameus con un decreto del 1381 ne promuove l'igoumeno ad archimandrita e protosincello e pone il monastero al terzo posto – dopo quelli di Studion e dei Mangani – nella gerarchia dei monasteri costantinopolitani.
Sopravvissuto e rimasto cristiano dopo la conquista (nel 1463 fu donato dal sultano al Gran Vizir Mahamud pascià che era serbo e cristiano), si spopolò e decadde nel corso del XVI secolo, tanto che E.Gerlach, in una lettera ad un amico del 1578, lo descrive come completamente in rovina e semideserto. 
Ne conosciamo l'aspetto grazie alla dettagliata descrizione lasciataci dal diplomatico spagnolo Ruy González de Clavijo che lo visitò nell'inverno del 1403. Il katholikon del monastero era preceduto da un ampio atrio porticato al centro del quale si trovava una fontana, presentava una pianta centrale ed era sormontata da un'alta cupola. All'interno il santuario era tripartito e la chiesa era interamente decorata a mosaico mentre colonne di diaspro verde separavano le navate.
Janin lo localizza con molta precisione nella valletta che da Karagümrük digrada verso Balat (cfr. cartina sopra), in un luogo chiamato dai turchi Kesmekaya (pietra tagliata), un nome che ricorda quello antico di Petra.

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