Figlio del kuropalates Leone Foca e nipote dell'imperatore Niceforo II (cfr. scheda Alberi genealogici), seguendo la tradizione di famiglia, fu avviato giovanissimo alla carriera militare di cui salì rapidamente i gradini. Nel 968-969 risulta infatti ricoprire la carica di stratego dei themi di Chaldia (Trebisonda) e Colonea ed insignito del titolo di patrizio.
Dopo la morte dello zio (11 dicembre 969) per mano della congiura che portò al potere Giovanni Zimisce, Barda fu privato del titolo, rimosso dalla carica e confinato ad Amaseia mentre il padre Leone ed il fratello Niceforo furono esiliati a Methymne nell'isola di Lesbo.
Agli inizi dell'autunno del 970 - approfittando della circostanza che le migliori truppe dell'esercito orientale si trovavano nei Balcani al comando di Barda Sclero, il cognato di Zimisce (1), per fronteggiare l'attacco del principe di Kiev Sviatoslav I – Barda Foca fuggì da Amaseia e raggiunse la roccaforte di famiglia, Cesarea di Cappadocia, dove diede inizio alla ribellione facendosi proclamare imperatore dalle truppe colà stanziate.
Barda Foca tentò infruttuosamente di estendere la rivolta alla Tracia e alla Macedonia per mezzo del padre e del fratello che, catturati, furono accecati e rinchiusi in un monastero nell'isola di Proti. Nel frattempo, Zimisce ordinò al cognato di rientrare in Asia Minore e sedare la rivolta.
Abbandonato da gran parte dei suoi sostenitori, Barda Foca si arrese a Barda Sclero e fu esiliato nell'isola di Chios dove rimase per i successivi sette anni.
Nel 978 – dopo la morte di Zimisce e l'ascesa al trono di Basilio II - fu del tutto inaspettatamente richiamato a Costantinopoli dal parakoikomenos Basilio Lecapeno e posto al comando delle Scholai orientali con il compito di riorganizzarle per contrastare la rivolta di Barda Sclero che aveva ripetutamente sconfitto l'esercito imperiale e ormai minacciava direttamente la capitale.
Barda Foca raggiunse Cesarea dove reclutò parecchi uomini per rafforzare le sue truppe costringendo Sclero a ripiegare.
C'è un certo disaccordo tra gli studiosi sulla sequenza degli eventi bellici - e sulla loro dislocazione geografica – che condussero alla sconfitta di Sclero.
Secondo la storiografia più moderna Barda Sclero sconfisse due volte i lealisti in campo aperto: la prima volta nei pressi di Pancalea a nordest di Amorium (19 giugno 978) e la seconda, nell'autunno dello stesso anno, nei pressi di Basilika Therma (l'attuale Sarikaya) nel thema di Charsianon.
I luoghi degli scontri tra le truppe lealiste e i ribelli
Barda
Foca riuscì ad avere ragione dell'avversario solo al terzo scontro,
il 24 marzo 979, in una località imprecisata che alcuni autori
ritengono di aver identificato con Aquae Saravenae (nei pressi
dell'odierno abitato di Yalvac a nordovest di Cesarea). Nonostante il
fatto che i lealisti fossero stati rinforzati da 12.000 cavalieri
georgiani inviati dal re Davide III, amico personale di Barda Foca,
al comando del generale monaco Tornikios, per risolvere lo scontro a
suo vantaggio Barda Foca dovette sfidare a singolar duello Barda
Sclero che, nonostante fosse molto meno prestante del suo
antagonista, accettò e fu battuto. Benchè ferito al volto, Barda
Sclero riuscì a fuggire e a riparare presso il califfo di Baghdad
mentre le sue forze si disperdevano.
Scontro tra le truppe di Barda Foca e quelle di Barda Sclero
da un'edizione miniata prodotta in Sicilia nel XII secolo della Sinossi della Storia di Giovanni Scilitze (Madrid Skylitzes)
Biblioteca Nacional de Espana, Madrid
Dopo
questa vittoria, Barda Foca vide crescere il suo peso politico a
corte e ricoprì la carica di domestikos delle Scholai orientali fino
al 986 combattendo con successo contro gli arabi lungo i confini
orientali.
Alla
fine del 985 o agli inizi del 986, con un colpo a sorpresa, Basilio
II si svincolò dall'ingombrante tutela del prozio Basilio Lecapeno
rimuovendolo dalla carica di parakoikomenos che aveva occupato quasi
ininterrottamente per circa quarant'anni (2). Nel quadro di una serie
di provvedimenti volti a ridurre l'influenza dell'aristocrazia
militare sulla politica imperiale e a stabilire il suo controllo
sull'esercito, sollevò inoltre dalla carica di comandante
dell'esercito d'Oriente Barda Foca, che comunque era stato molto
legato al parakoikomenos, declassandolo a duca di Antiochia.La sonora sconfitta inflitta dai Bulgari all'esercito imperiale guidato personalmente da Basilio II, fece intravedere a Barda Sclero l'opportunità di una nuova ribellione e, armato e finanziato dal califfo abbaside, nel febbraio del 987 invase il territorio bizantino occupando Melitene e autoproclamandosi imperatore.
Basilio II rispose richiamando al comando dell'esercito orientale Barda Foca pensando di sfruttare la rivalità tra le due famiglie come nel pronunciamento di dieci anni prima. Ma stavolta Barda Foca non stette al gioco e il 15 agosto del 987 si fece proclamare a sua volta imperatore dalle sue truppe e strinse un accordo con Barda Sclero per combattere insieme contro Basilio II e qundi spartirsi l'impero. Dopo un breve periodo di collaborazione, Barda Foca tradì il patto e fece arrestare e rinchiudere nella fortezza di Tyropoios lo scomodo alleato.
Rimasto solo al comando della rivolta divise le sue forze per poter attaccare la capitale da terra e da mare: il primo contingente si diresse su Crisopoli, il secondo su Abido, dove contava di attraversare lo stretto dei Dardanelli.
In osservanza di una clausola del trattato di pace russo-bizantino del 971 il principe Vladimir I di Kiev inviò a sostegno dell''imperatore un contingente di 6.000 guerrieri variaghi che costituiranno il primo nucleo della leggendaria Guardia variaga. Lo scontro decisivo ebbe luogo ad Abido il 13 aprile 989 e i Variaghi, guidati personalmente dall'imperatore, sbaragliarono l'esercito nemico e lo stesso Barda Foca trovò la morte in circostanze non del tutto chiare (3).
Sposato con una donna di cui non si conosce il nome, ebbe un solo figlio di nome Niceforo e detto Βαρυτράχηλος (dal collo forte).
Note:
(1)
Giovanni Zimisce aveva sposato in prime nozze Maria Sclereina,
sorella di Barda Sclero.
(2)
Potentissimo funzionario eunuco figlio illegittimo di Romano I
Lecapeno, era stato elevato al rango di parakoikomenos dal padre nel
947, sostituito da Giovanni Bringas durante il regno di Romano II
Lecapeno, era stato rimesso al suo posto da Niceforo II Foca (963) e
aveva conservato la carica sotto Giovanni Zimisce e durante i primi
anni di regno di Basilio II.
(3)
Secondo alcuni autori mentre cavalcava verso Basilio II per sfidarlo
a duello ebbe un collasso e morì cadendo da cavallo. Secondo altri
fu avvelenato da uno dei suoi servi per ordine dell'imperatore.
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