La cattedrale di Otranto fu
edificata su insediamenti preesistenti tra il 1080 ed il 1088 –
anno in cui venne ufficialmente consacrata e dedicata a Santa Maria
dell'Annunziata dal Legato pontificio Roffredo, vescovo di Benevento
– per volontà di Roberto il Guiscardo. L'originario impianto
normanno ha subito però numerosi rimaneggiamenti nel corso del
tempo.
La facciata romanica a
doppio spiovente è oggi movimentata da un imponente rosone
quattrocentesco e dal portale barocco (1674) voluto dal vescovo
spagnolo Gabriel Adarzo di Santander (1).L’interno presenta una pianta basilicale a tre navate al termine delle quali si aprono tre absidi. Le navate sono divise tra loro da 14 colonne di granito levigato intervallate da archi a tutto sesto. I capitelli, realizzati in stili e fatture diversi, testimoniano l’utilizzo di materiali di spoglio.
Da notare il quarto capitello del colonnato di sinistra, l'unico figurato.
Il soffitto a capriate della navata centrale, nel 1698, è stato coperto da un altro a cassettoni in legno dorato e smaltato su fondo bianco e nero per volere del vescovo Francesco Maria de Aste (2); quello della navata sinistra è dipinto a fresco, in corrispondenza del coro, con false architetture di età barocca raffiguranti pilastri che si slanciano verso il cielo; quello della navata destra presenta un Trionfo della Croce.
In fondo alla navata di destra si apre la Cappella degli 800 martiri, edificata nel 1524, ha forma ottagonale, le colonnine istoriate da Gabriele Riccardi che sostenevano il ciborio cinquecentesco sono esposte sulla parete destra della navata (3). All'interno di armadi di legno, visibili attraverso le ante di vetro, sono custoditi i resti dei martiri. L’altare e le decorazioni sono del XVII secolo. Dietro l’altare si custodisce, come una reliquia, un cippo di pietra che, si dice, sia stato quello usato per decapitare i martiri.
La cripta
Planimetria della cripta
Ha tre absidi ed è divisa da 42
colonne marmoree (a cui se ne aggiungono 30 in pietra leccese
addossate alle pareti laterali), collegate tra loro da voltini a
crociera, in nove navate, ognuna delle quali è suddivisa in cinque
campate. Le colonne di marmo sono prive di base, tutte monolitiche e
di marmi diversi. Alcune sono molto sottili, ventinove hanno il fusto
liscio e su cinque di esse è incisa e sopraelevata una croce latina.
Sette colonne hanno il fusto scannellato, sei lo hanno per un terzo
scannellato e per i restanti due terzi istoriato con volute di
fogliame.
La tipologia di cripta ad oratorio suddivisa da colonnati si diffonde nell'Italia centrosettentrionale già agli inizi dell'XI sec., compare in area campana (cfr. la cripta della cattedrale di Salerno) nella seconda metà del secolo mentre non se ne conosce un antecedente in area pugliese.
Si ritiene che la cripta sia stata eseguita e progettata in un arco di tempo relativamente breve, reimpiegando una serie di elementi preesistenti. Un buon numero di capitelli è stato però eseguito da maestranze locali sotto la guida di capomastri di formazione bizantina. I capitelli non appaiono disposti casualmente ma secondo un itinerario che, dall'ingresso a sud, conduce il visitatore all'altare maggiore e quindi, dopo una tappa presso l'abside di sinistra, lo indirizza verso l'uscita. Lungo questo itinerario si dispongono i capitelli di migliore qualità – tardoantichi o bizantini di reimpiego – e quelli figurati.
Capitello figurato della cripta
La tomba ad arcosolio nella cripta (n.1 nella planimetria)
Si trova sulla sinistra della gradinata
che dalla navata meridionale conduce alla cripta ed è scavata nella
parete rocciosa. Lungo la gradinata che scende dalla navata nord se
ne trovava un'altra (attualmente non visibile) solo sbozzata nella
parete tufacea e mai completata (n.2).
E' costituita da una cassa con cuscino
ed alveolo cefalico sovrastata da un arcosolio. All'interno una croce
è raffigurata su tre lati mentre nell'arcosolio si notano lacerti di
affresco in cui si riconosce un motivo a girali vegetali gialle su
fondo bruno-rossastro.La tomba risale sicuramente alla riqualificazione normanna della cripta (1088), mostra infatti delle similitudini con i sepolcri degli Altavilla a Venosa (4), ed anche l'analisi paleografica dei frammenti d'iscrizione ancora leggibili sul lato di testa esclude che possa essere antecedente all'anno 1000.
Note:
(1) Gabriel Adarzo di Santander fu vescovo di Otranto dal 1657 al 1674, anno della sua morte.
(2) Francesco Maria d'Aste fu vescovo di Otranto dal 1690 al 1719.
(3) La data (1524) e l'attribuizione all'architetto-scultore leccese sono ricavate da un'iscrizione presente sul fusto di una delle colonne. Si tratta della sua prima ed unica opera firmata rinvenuta.
(4) Cfr. scheda Il complesso della SS.Trinità di Venosa: la chiesa vecchia.
opera maestosa bellissima
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