Nel 534 alla morte del figlio
Atalarico, Amalasunta diviene regina dei Goti a tutti gli effetti –
precedentemente esercitava solo la reggenza per conto del figlio - e
associa al trono il cugino Teodato, il quale però dopo poco la fa
relegare nell’isola Martana (Lago di Bolsena) dove nell’aprile
del 535 viene strangolata. Giustiniano, che pure aveva riconosciuto
la legittimità del regno di Teodato, coglie questo assassinio come
pretesto per dichiarare la guerra.
Teodato
raffigurato al dritto di un follis bronzeo da 40 nummi
Nell'estate del 535 Belisario sbarca presso Catania con circa diecimila uomini ed occupa la Sicilia praticamente senza incontrare resistenza, mentre Mundo al comando di un'armata che risale l'Illirico prende Salona.
La controffensiva gota in Illirico, guidata da Asinario e Grippa, infligge però gravi perdite ai bizantini che si ritirano da Salona. Lo stesso Mundo cade in combattimento.
Giustiniano invia Costanziano a Epidamno (l'attuale Durazzo) con l'ordine di raccogliere un esercito e riprendere Salona e contemporaneamente ordina a Belisario che sta svernando con l'esercito a Siracusa di attaccare i goti nell'Italia continentale.
La guarnigione di Reggio, comandata da Obrimuzio (Ebrimuth), genero di Teodato, si arrende senza combattere e Belisario risale fino a Napoli senza incontrare resistenza.
Nel giugno 536, Costanziano riprende Salona e i goti ripiegano su Ravenna.
In novembre Belisario con un colpo di mano (i suoi penetrano in città attraverso le condutture di un acquedotto) prende Napoli. La perdita della città costa il trono a Teodato che viene deposto e fatto uccidere da Vitige che per consolidare la propria posizione sposa Matasunta, la figlia di Amalasunta, legandosi alla dinastia di Teodorico il grande (cfr. La dinastia degli Amali).
Il 9 dicembre 536 Belisario entra a
Roma senza combattere e subito mette mano al consolidamento delle
mura; tra alterne vicende, vi rimarrà assediato per quasi un anno.
Contemporaneamente a questi
preparativi, il generalissimo affidò a Costantino
un contingente incaricandolo di conquistare Spoleto e Perugia. Vitige
reagì mandando un esercito che marciò contro Costantino alla volta
di Perugia, senza però riuscire a stringere d'assedio la città.
Costantino attese l'arrivo delle truppe nemiche schierandosi nella
pianura sottostante; sconfisse l'esercito goto in uno scontro in
campo aperto e ne catturò i comandanti spedendoli in catene a Roma e
rimettendoli al giudizio di Belisario.Nel frattempo in Dalmazia Asinario e Uligisalo assediano Costanziano a Salona.
Vitige alla testa del grosso dell'esercito goto muove verso Roma. Belisario ordina a Costantino e Bessa di lasciare dei presidi a Spoleto, Perugia e Narni e di rientrare a Roma con il grosso dei loro contingenti.
(successivo)
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