martedì 21 maggio 2013

La residenza imperiale degli Horti Spei Veteris

La residenza imperiale degli Horti Spei Veteris


Il complesso degli Horti Spei Veteris era una residenza imperiale edificata nella zona orientale di Roma - dove si trovavano appunto gli Horti Spei Veteris - la cui costruzione venne iniziata da Settimio Severo (193-211) e terminata da Eliogabalo (218-222).
Lo schema planimetrico della residenza degli Horti Spei Veteris – che si sviluppava su un'area di circa 12.000 mq compresa tra la Porta Prenestino-Labicana e l'Anfiteatro Castrense - era fortemente caratterizzato dalla presenza di una struttura circense completamente integrata nel palazzo e collegata direttamente con le altre parti del complesso.
Il collegamento e l'unificazione tra i vari nuclei monumentali e residenziali e tra questi ed il parco era offerto da una lunga carrabile coperta, elemento caratteristico del giardino romano imperiale. L'inedita formulazione dell'associazione circo-palazzo proposta negli Horti Spei Veteris sarà ripresa più tardi nella Villa di Massenzio ed in seguito diventerà una costante dei palazzi imperiali tardo antichi, come testimoniato dai complessi palaziali di Antiochia, Milano, Tessalonica, Treviri e Costantinopoli.
Quando furono costruite le mura aureliane (273-275), il perimetro della cinta in quest'area, dopo aver inglobato l'Anfiteatro Castrense, fu notevolmente allargato per includere una parte della villa degli Horti Spei Veteris.
Mentre le esigenze difensive non fecero esitare a tagliare in due parti una struttura di circa m 550 di lunghezza come il circo Variano, si ritenne invece necessario prolungare la cinta difensiva per altri duecento metri a est dell'Anfiteatro Castrense, creando oltretutto una pronunciata sporgenza attaccabile da tre lati. Solo il fatto che in quest'area ci fosse una parte molto importante della villa, come ad esempio gli appartamenti dell'imperatore, può spiegare questa estensione del perimetro delle mura. L'area occupata da questi ambienti sarebbe stata immediatamente retrostante all'attuale basilica.
Agli inizi del IV secolo inoltre, Costantino e l'augusta Elena, che vi stabilì la sua residenza, rimaneggiarono ulteriormente il complesso adattandolo alle loro esigenze.

Veduta aerea dell'area
 
1. Basilica di S.Croce in Gerusalemme
2. Anfiteatro castrense
3. Resti della cavea destra del Circo Variano
4. Aula basilicale
5. Domus di epoca costantiniana
6. Terme eleniane
* Mura aureliane
 
1. Basilica di S.Croce in Gerusalemme (Atrio del Palazzo sessoriano)
 
Agli inizi del IV secolo l'imperatrice Elena pose la sua residenza nella villa degli Horti Spei Veteris, già luogo di ritiro preferito da Eliogabalo, chiamata Sessorìum.
Il nome deriva dal verbo sedeo, perchè vi si tenevano appunto le sessioni del Consiglio di Stato già all'epoca di Eliogabalo.
L'imperatrice fece trasformare il grande atrio rettangolare della villa, uno snodo architettonico che collegava la parte abitativa con il circo e l'anfiteatro ed era originariamente ricoperto da un soffitto piano, nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme (originariamente detta basilica Hierusalem) dove furono custodite le reliquie riportate dal suo pellegrinaggio in Terrasanta (327)*.
La parete di fondo del padiglione di età ‘severiana’ fu sfondata nella parte centrale per costruirvi l’abside e fu realizzata la divisione interna in transetti trasversali, formando tre spazi ben distinti, destinati alla servitù, alla corte e al clero, quest’ultimo alloggiato presso l’abside di fronte all’altare. La luce filtrava attraverso 15 grandi finestre che si aprivano lungo la fascia superiore dell’edificio, mentre le divisioni interne, sorrette da colonne, erano completamente cieche e sorrette da archi.
Pianta ricostruttiva della basilica eleniana
 
Nella parte sud-est della chiesa (l’area per intenderci posizionata dietro l’abside della chiesa sul lato destro) è situato un ambiente coevo con volta a crociera, trasformato in età costantiniana in cappella privata (cappella di S.Elena) ed ornata nella volta dall’imperatore Valentiniano III (425-455) con uno splendido mosaico che fu molto celebre in epoca medioevale ma di cui non rimane più alcuna traccia. La cappella, il cui pavimento era cosparso secondo la tradizione da manciate di terra provenienti dal Calvario, custodì fino al 1570 le reliquie riportate da S.Elena.
A sud di questo vano sono state riportate alla luce le fondazioni di un altro ambiente destinato al rito del Battesimo.
 
Lato settentrionale
 
All'esterno, il muro perimetrale mantiene sempre la stessa altezza di m 22,15; a questa quota la parete antica è interrotta dalla cornice romanica che corona la basilica.
Saggi di scavo hanno permesso di comprendere che in quest’area erano probabilmente situati gli ambienti residenziali destinati alla famiglia imperiale prima della costruzione della chiesa, visto il ritrovamento di alcuni tratti del corridoio che collegava questi al pulvinar (il palco reale da cui l’imperatore e la corte assistevano agli spettacoli nel Circo Variano). Qui l’imperatrice, alla quale rimase il grandioso palazzo dopo il definitivo trasferimento di Costantino a Bisanzio, era probabilmente solita raccogliersi in preghiera durante le funzioni religiose, lontano da occhi indiscreti.
 
* Presso l’antica sacrestia della Basilica, nel cosiddetto Santuario della Croce, realizzato nel 1925 dall'arch. Florestano di Fausto, sono ancora oggi conservati: alcuni frammenti della Croce su cui Gesù trovò la morte, di una delle croci dei ladroni che vennero crocifissi insieme a Cristo, la spugna imbevuta d’aceto con cui venne ‘dissetato’ Gesù sulla Croce prima di spirare, una porzione della corona di spine originariamente posta sul capo, uno dei chiodi del martirio e il cosiddetto titulus crucis. Questo titulus (una tavola di legno di noce) si riteneva potesse essere la famosa iscrizione che viene citata dai quattro vangeli, che venne apposta sulla croce indicante la motivazione della condanna. Esibire tale motivazione era infatti una prescrizione del diritto romano, che permetteva la rapida identificazione del condannato. Nell' iconografia della crocifissione sono indicate soltanto le quattro lettere ‘INRI’, acronimo dell’espressione in lingua latina Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum.
 
 
2. Anfiteatro castrense (vedi scheda)

 
3. Circo variano
 
Pianta ricostruttiva del Circo Variano
 
Completato durante il regno di Eliogabalo, ne prese il nome giacché l'imperatore si chiamava in realtà Sesto Vario Avito Bassiano.
Nel Circo Variano si tenevano le corse dei carri di cui Eliogabalo era talmente appassionato da partecipare personalmente come auriga ad alcune gare.
In seguito il circo continuò ad essere utilizzato, sia per spettacolo che per le manovre militari in onore dell'imperatore, fin quando non vennero costruite le Mura Aureliane, a oriente della moderna basilica di Santa Croce in Gerusalemme.
 
Resti della cavea destra del Circo variano

Lungo 565 m e largo 125 m, era più piccolo del Circo Massimo ma più grande del Circo di Massenzio. L'inusuale larghezza potrebbe indicare che fosse predisposto ad ospitare anche gare di atletica e quindi funzionale alle nuove feste istituite da Eliogabalo.
Sulla spina del circo, Eliogabalo fece collocare l'obelisco di Antinoo.
Il circo aveva un orientamento est/ovest, con il lato curvo ad est ed i carceres ad ovest.
La parte occidentale del circo, il lato della partenza dove si trovavano i carceres, è stato ritrovato all'interno delle mura, mentre il lato orientale incurvato si trovava all'altezza di via Alcamo; il lato settentrionale del circo ha fornito poi il sostegno per l'ultimo tratto dell'Acquedotto Felice (1585-1589) che, nel tratto extraurbano fino alla congiunzione delle attuali via Ozieri e via Nuoro, fu appoggiato sulle strutture del Circo Variano.
La costruzione delle mura, durante il regno di Aureliano, tagliò quindi il circo a metà, lasciandone all'esterno la parte orientale.
Sembra inoltre di poter desumere che Eliogabalo ridusse, rispetto al progetto originario, l'estensione del circo verso ovest arretrando i carceres e caratterizzandoli con due torri alle estremità, secondo la tipologia introdotta in quel periodo nel Circo Massimo. In questa fase, il circo aveva una lunghezza di m 547 circa.
In epoca successiva la parte del circo rimasta all'interno delle mura, evidentemente privata di ogni possibilità di adempiere alla funzione originaria, fu interessata da una ristrutturazione intensiva, motivata dalle esigenze dettate dalla presenza della residenza imperiale costantiniana.
Sembra di poter concludere che nel IV secolo le strutture del circo furono adibite ad ambienti di servizio, di collegamento e forse di residenza della servitù della corte imperiale.

4. Aula basilicale (Tempio di Venere e Cupido)


La grande struttura architettonica visibile nel giardino del Museo della Fanteria, conosciuta dagli umanisti come Tempio di Venere e Cupido, è quanto rimane di un'aula basilicale destinata a funzioni di rappresentanza, il cui orientamento ovest/nord-ovest-est/sud-est è su un asse leggermente convergente a quello della basilica di S. Croce.



L'identificazione di questa struttura con un tempio dedicato a Venere e Cupido, riposava essenzialmente sul ritrovamento di un gruppo marmoreo – oggi conservato nel Museo Pio-Clementino in Vaticano - che li raffigurava.

 
Sul basamento è però incisa l'epigrafe: “A Venere felice Sallustia e Elpidio hanno consacrato questa statua”.
Nelle vesti di Venere felice è ritratta infatti Sallustia Barbia Orbiana, moglie dell'imperatore Alessandro Severo (222-235) di cui Sallustia e Elpidio erano due liberti.
 
La testa della Venere felice (a destra) posta a confronto con quella di una statua di Sallustia Barbia Orbiana conservata al Museo del Louvre
 
La parete curva dell'aula, spessa m 1,45, presentava cinque finestroni larghi m 3,50 e alti m 4,90, due soltanto dei quali oggi conservati.
Il catino absidale, in concrezione cementizia rinforzata da nervature radiali, è distinto sulla parete esterna da un cornicione a mensole di travertino.
L'arcone a doppia armilla di bipedali si imposta ad un'altezza di m 13,40; conservato fino a una sporgenza di m 1,40.
Lo spessore ridotto dei muri nei piedritti dell'arcone e nelle pareti dell'abside costrinse, secondo l'opinione prevalente, a rinforzare la struttura in fase di costruzione ultimata con due speroni (m 2,0 x 2,2) ammorsati ai pilastri dell'abside con blocchi di travertino, anche se non si può escludere che gli speroni di contrappeso alle spinte della volta fossero previsti già nel progetto originale, come nell'esempio di Piazza Armerina.
In base alle analogie strutturali che presenta con l'aula basilicale del complesso di Treviri e con quella della villa di piazza Armerina, l'edificio può essere datato ad una fase immediatamente successiva al 310.
 
6. Le Terme eleniane

 Costruite già in epoca severiana, lungo l'attuale via Eleniana, e annesse alla residenza imperiale, andarono completamente distrutte durante un incendio.
Furono ricostruite tra il 323 ed il 326 per volere dell'augusta da cui traggono il nome.
Un'epigrafe incisa su un cippo ritrovato in loco e oggi conservato nei Musei vaticani recita infatti che:

"La nostra signora Elena, madre augusta del venerabile signore nostro Costantino e nonna dei nostri felicissimi e fiorentissimi Cesari, (queste) terme, distrutte da un incendio, ripristinò".


I pochi resti ancora visibili nel Cinquecento furono completamente distrutti o interrati al tempo di papa Sisto V (1585-90) per la realizzazione della via Felice, che collegava Trinità de' Monti a S.Croce in Gerusalemme.

Attraverso disegni e appunti del Palladio e di Antonio da Sangallo il Giovane se ne conosce, seppure parzialmente, la pianta, che appare una sorta di compromesso tra quella delle grandi terme imperiali e quella dei complessi balneari minori, disposta in modo asimmetrico e con il settore settentrionale cinto da un'alta muratura che proteggeva il complesso dai venti freddi del nord.

 
Tutto quanto è rimasto di visibile dell'intero complesso termale consiste in otto delle dodici camere intercomunicanti, poste su due file parallele, che facevano parte di una grande cisterna, probabilmente alimentata da una derivazione dell'Acquedotto Alessandrino.

 
La cisterna era situata a nord del complesso termale, dal quale era separata da grandi giardini.
L'ingresso principale, ornato da colonne, si trovava ad est, davanti alla facciata della cisterna.
Molto probabilmente il complesso termale ricostruito dall'augusta era inoltre ad uso pubblico.



 





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