sabato 8 dicembre 2012

I sarcofagi imperiali in porfido di Costantinopoli

I sarcofagi imperiali in porfido di Costantinopoli


Ricostruzione della pianta della chiesa dei SS. Apostoli


La chiesa dei SS.Apostoli si trovava lungo il ramo settentrionale della Mese che dal Philadelphion conduceva alla porta di Carisio (l'attuale Fevzi Pasa caddesi), nel punto dove ora sorge la Mehmet Fatih camii.



E' incerto se la sua fondazione originaria debba essere attribuita a Costantino il grande o a Costanzo II, fu comunque ampiamente ristrutturata in epoca giustinianea assumendo la forma di una chiesa a croce libera, sopravanzata da nartece e esonartece e sormontata da una cupola centrale e da altre quattro lungo i bracci della croce. Nel suo De Aedificiis, Procopio la definisce molto simile nella pianta alla chiesa di S.Giovanni ad Efeso, fatta costruire da Giustiniano nel 548.

Pianta della chiesa di S.Giovanni evangelista ad Efeso


Dalla morte di Costantino il grande fino all'XI secolo la chiesa fu utilizzata come mausoleo imperiale. L'ultimo imperatore ad esservi sepolto fu Costantino VIII (1025-1028).
Quando Cristoforo Buondelmonti visitò Costantinopoli nel XV sec. la descrisse in stato di abbandono e fu completamente demolita dai Turchi nel 1461 per fare spazio alla Moschea del Conquistatore (Mehmet Fatih Camii). Alle spalle della moschea si trova il cimitero nel cui ambito si erge il mausoleo del Conquistatore, oggi visibile nel suo rifacimento settecentesco. Si dice che il sultano volle fosse edificato nel punto esatto dove precedentemente si trovava la tomba di Costantino il grande.  
Nel suo De cerimoniis, Costantino Porfirogenito (913-959) elenca la presenza all'interno della chiesa di 9 sarcofagi imperiali realizzati in porfido.
Nel X secolo, quando scrive Costantino Porfirogenito, le tombe degli imperatori si trovavano nel Mausoleo di Costantino, in quello di Giustiniano e nei colonnati settentrionale e meridionale della chiesa.

Mausoleo di Costantino (a pianta rotonda, sul cui perimetro si aprivano dodici nicchie, tante quenti erano gli apostoli) 
1. Costantino il grande con la madre Elena*
2. Costanzo II
3. Teodosio I
4. Marciano con la moglie Pulcheria

Colonnato meridionale
5. Arcadio
6. Teodosio II
7. Eudocia

Colonnato settentrionale
8. Giuliano
9. Gioviano

* Le spoglie della madre dell'imperatore furono inizialmente collocate in un sarcofago all'interno del mausoleo di Elena a Roma e successivamente traslate nella chiesa costantinopolitana (cfr. N. Gallerini, Il sarcofago di Elena).

Nell'elenco di Costantino Porfirogenito sono quindi presenti i sarcofagi di tutti gli imperatori che regnarono dopo Costantino fino a Marciano (450-457) che è l'ultimo ad aver avuto un sarcofago di porfido. Manca solo il sarcofago di Valente perchè questi morì nella battaglia di Adrianopoli ed il suo corpo non venne mai ritrovato.
Non è del tutto chiaro invece perchè dopo Marciano i sepolcri degli imperatori non furono più realizzati in porfido giacchè la conquista araba dell'Egitto, che avrebbe definitivamente sottratto all'impero l'accesso alle cave di porfido di Djebel Dukhan - usualmente indicata come causa - non avvenne che 150 anni dopo la sua morte.

A.Vasiliev (Imperial Porphyry Sarcophagi in Constantinople, Dumbarton Oak Papers, 1948) riconosce esattamente 9 sarcofagi in quelli o in frammenti di essi ritrovati a Costantinopoli e pervenuti fino ai nostri giorni.

1, 2 e 3: i tre sarcofagi ritrovati interrati nel cortile del Serraglio e ricostruiti nel 1916 che oggi si trovano all'ingresso del Museo archeologico di Istanbul.

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Di questi tre sarcofagi, due presentano coperchi a tetto spiovente con acroteri agli angoli. Sul frontone è scolpita la croce monogrammatica racchiusa in una corona d'alloro. Solo in uno dei due la croce è fiancheggiata dalle lettere alfa e omega (n.1).
Il terzo sarcofago presenta invece un coperchio arrotondato e quattro colonnette cilindriche agli angoli ed è privo di simboli cristiani.

4, 5: i due sarcofagi che si trovano nell'atrio della chiesa di Hagia Eirene.

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6: il sarcofago ritrovato nei pressi della colonna di Marciano e trasportato anch'esso al Museo archeologico.

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7: il sarcofago che si trova nel cortile della moschea Nuri-Osmaniye

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8: un frammento ritrovato nei pressi del ponte della ferrovia (M.archeologico)

9: il frammento del lato lungo di un sarcofago proveniente dalla chiesa di Hagia Eirene (M. archeologico)

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Tutti i sarcofagi ritrovati sono privi di epigrafi* e solo per alcuni sono state avanzate delle ipotesi di attribuzione.

* Nel 1197 Alessio III Angelo (1195-1203) fece rimuovere dai sarcofagi imperiali tutti gli ornamenti in oro e argento e li fece fondere per rimpinguare le esauste casse dello stato.

Sarcofago n.3

In genere si accetta che le spoglie di Giuliano siano state traslate dalla sua iniziale sepoltura a Tarso alla chiesa costantinopolitana dei SS.Apostoli, dove venivano sepolti gli imperatori. Costantino VII Porfirogenito (912-959) la include infatti, come detto sopra, nel catalogo dei sepolcri imperiali in porfido che si trovavano nella chiesa dei SS. Apostoli nel suo De cerimoniis, in cui lo descrive di forma cilindrica.
Secondo la maggior parte degli storici moderni il trasferimento avvenne inoltre molto precocemente, entro la fine del IV secolo.
Questo sarcofago, che gli viene per solito attribuito, è l'unico, tra quelli ritrovati a Costantinopoli, che può essere descritto come cilindrico oltre ad essere privo di simboli cristiani (Giuliano infatti non lo era).
Due storici bizantini dell'XI e del XII secolo – Giorgio Cedrenus e Giovanni Zonara - riferiscono entrambi che i resti di Giuliano furono traslati a Costantinopoli dopo una iniziale sepoltura a Tarso ma entrambi aggiungono anche che sul suo sarcofago era stato inciso il seguente epitaffio:
“Nell'argentea Cydnus, sulle acque dell'Eufrate, in Persia, dopo aver mosso l'esercito per un'azione rimasta incompiuta, Giuliano, imperatore e potente guerriero, ricevette questa sepoltura”. Di questa epigrafe non c'è però alcuna traccia sul sarcofago.
David Woods (On the alleged reburial of Julian the Apostate at Constantinople, Byzantion Revue internationale des études byzantines, 2006) sostiene invece che i resti di Giuliano non furono mai rimossi dalla tomba di Tarso e che il sarcofago a lui generalmente attribuito appartenga invece a Crispo, il primogenito di Costantino da lui nominato cesare nel 317 e fatto uccidere nel 326 con l'accusa di avere una relazione con la moglie Fausta. A sostegno della sua ipotesi porta sostanzialmente i seguenti argomenti:
1. Il patriarca ed il popolo di Costantinopoli non avrebbero mai permesso che un apostata mai riabilitato come Giuliano – è indicato infatti come tale anche nel citato catalogo di Costantino Porfirogenito – fosse sepolto in questa chiesa.
2. La traslazione compare solo nelle fonti bizantine più tarde. Appare difficile che tutti gli storici che pure hanno scritto di Giuliano in epoche precedenti abbiano potuto omettere questo fatto.
3. Nessuna delle fonti che parlano della traslazione fornisce dettagli su quando, ad opera di chi e perchè questa avvenne.
Secondo Woods il sarcofago attribuito a Giuliano venne ritenuto tale perchè era l'unico a trovarsi nel porticato settentrionale accanto a quello di Gioviano e ci si aspettava di trovare vicini i due compagni d'armi.

Sarcofago n.4

La sua attribuzione a Costantino il grande è discussa nel capitolo dedicato alla chiesa di Hagia Eirene dove attualmente si trova.

Sarcofago n.9

Questo frammento di porfido, ritrovato nella chiesa di Hagia Eirene (conservato al Museo archeologico di Istanbul), che raffigura due putti in mezzo ad altrettante girali d'acanto, mentre raccolgono grappoli d'uva e li depositano nelle ceste, presenta una straordinaria analogia della decorazione con quella del sarcofago di Costanza (Costantina) rinvenuto a Roma nell'omonimo mausoleo. I due sarcofagi furono probabilmente scolpiti in Egitto quasi contemporaneamente e successivamente inviati rispettivamente a Roma e Costantinopoli. Quello da cui proviene il frammento sarebbe stato destinato al fratello Costanzo II che regnò dal 337 al 361.


Narrativa moderna e contemporanea:

A.Gualchierotti, L.Camerini, Il trionfo del magister militum in Byzantium, Italian Sword&Sorcery Books, ebook, 2018.
Il racconto è ambientato nella Costantinopoli del 534, il giorno successivo il trionfo decretato da Giustiniano a Belisario al suo rientro nella capitale dopo la riconquista di Cartagine e della provincia d'Africa. Costante, l'ex ufficiale della guardia palatina protagonista di altri racconti di Gualchierotti e Camerini, è coinvolto in un tentativo di trafugare la Menorah originale, ritrovata da Belisario a Cartagine nel tesoro dei Vandali e riposta – immaginano gli autori – nel mausoleo di Costantino annesso alla chiesa dei Santi Apostoli.







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