Castello di Rogoi
nei pressi del villaggio di Nea Kerasous lungo la strada Arta-Preveza.
Rogoi era, insieme ad Arta e Giannina, una delle tre città fortificate del Despotato.
Le fondazioni dei lati sud e sudovest risalgono al IV secolo a.C., il complesso fortificato insiste
infatti sullo stesso sito dell'antica colonia eleatica di Boutechion. Saccheggiata dai romani durante la terza guerra
macedone (171-168 a.C.), la città fu progressivamente abbandonata a
partire dalla fondazione di Nikopolis (28 a.C.). Cominciò ad essere
ripopolata forse nel IX secolo ma soltanto tra il XIII ed il XIV
secolo le antiche opere difensive vennero restaurate e rimodernate.
Il toponimo Rogoi deriva probabilmente dal greco αρωγη
(aiuto), a significare la protezione che la cittadella offriva alla
popolazione locale in caso di aggressione nemica. La forma del castello di epoca medievale è quella di un ampio poligono con il perimetro difensivo intervallato da torri quadrate.
Una leggenda vuole che le spoglie di San Luca, predate a Costantinopoli durante il sacco crociato del 1204, furono vendute da un avventuriero al duca di Cefalonia che le fece riporre in una teca in questo castello che ricadeva sotto il suo dominio.
Nel 1306 la fortezza respinse l'assedio delle truppe franche di Filippo di Savoia e Giovanni Orsini.
Nel 1338 fu strappato agli imperiali da Alessio Kabasilas al comando delle truppe leali al despota Niceforo II Orsini.
Nel 1340 mentre Andronico III cercava di riportare il Despotato nell'orbita imperiale, Kabasilas tenne la posizione rispondendo alla richiesta di resa dell'imperatore che preferiva impiccarsi alla torre del castello piuttosto che arrendersi. Successivamente, blandito dalle promesse di Cantacuzeno, Alessio Kabasilas accettò di arrendersi e di passare sul fronte imperiale consegnando la fortezza di Rogoi.
Nel 1411 vi si celebrò il matrimonio tra Carlo Marchesano, fratellastro del despota albanese di Arta, Muriki Spata, e una figlia illeggittima di Carlo I Tocco.
Nel 1416 Leonardo Tocco cinse d'assedio il castello e i difensori esposero sulle mura le reliquie di San Luca. La Cronaca dei Tocco racconta che lo scettro del santo cadde e venne raccolto dagli assedianti che interpretarono questo come un segno della prossima caduta della fortezza.
Nel gennaio del 1436, l'umanista anconetano Ciriaco de' Pizzicolli vi vide ancora le reliquie di S.Luca insieme alla testa di S.Anna ed a un piede di S.Giovanni Crisostomo.
A partire dal 1449, a seguito dell'occupazione ottomana della zona, il castello venne progressivamente abbandonato.
A partire dal 1449, a seguito dell'occupazione ottomana della zona, il castello venne progressivamente abbandonato.
Porta d'ingresso
Lato orientale della cinta muraria
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