Sorgeva tra il Gran Palazzo e il Mar di Marmara e doveva questo nome alla presenza di un gruppo marmoreo raffigurante un leone che azzanna un toro (bous kai leon, storpiato dai franchi in bouche de lion) (1).
Il nome originale, Palazzo d'Ormisda, derivava da quello del cognato del re sasanide Sapore II, il principe Ormisda, che durante il regno di Costantino I si era rifugiato a Costantinopoli, e dal quale aveva preso nome l'intera regione della città in cui aveva posto la sua residenza.
Eretto probabilmente da Teodosio II, nel V secolo, il palazzo venne via via allargato, raggiungendo l'apice della sontuosità nel VI secolo, con Giustiniano, quando prese il nome di Palazzo di Giustiniano o Bucoleone.
Ampi restauri vennero fatti eseguire dall'imperatore Teofilo (829-842) nel IX secolo, quando venne realizzata la grande facciata sovrastante le Mura Marittime, ancor oggi visibile.
All'interno del Bucoleone si trovava la stanza detta porphyra (rivestita di porfido), destinata al parto delle imperatrici.
All'interno del Bucoleone si trovava la stanza detta porphyra (rivestita di porfido), destinata al parto delle imperatrici.
Parte del palazzo è costruita direttamente sulle mura, la torre d'angolo (Torre di Belisario?) è formata alla base da colonne poste orizzontalmente e da grandi blocchi di marmo bianco che continuano sulla facciata del palazzo, sono capitelli dorici provenienti da un tempio che sorgeva nelle vicinanze ed incassati alla base delle mura. Le mensole aggettanti davanti alle finestre lasciano supporre che una balconata corresse lungo tutta la facciata del palazzo.
Ricostruzione virtuale della loggia
La parte centrale della loggia in una fotografia scattata dall'architetto e fotografo francese Pierre Tremaux tra il 1862 e il 1868, collezione privata
Il leone di marmo che figura nella ricostruzione si trova oggi nel Museo archeologico di Istanbul.
Al palazzo si accedeva, tramite una scalinata di marmo, direttamente dal porticciolo imperiale.
La porta Marina del Palazzo (Porta dei Leoni), chiamata dai turchi Catladi kapi (porta spaccata). Gli elementi marmorei decorati da girali d'acanto che si vedono accanto alla porta provengono probabilmente dal crollo della balconata sovrastante
ricostruzione virtuale della Porta dei leoni
Il palazzo smise di essere residenza imperiale nel XII secolo in epoca comnena, quando gli fu preferito il Palazzo delle Blacherne, considerato più sicuro ed eretto in un luogo più salubre, affacciandosi al contempo sulla campagna e sul Corno d'Oro. Il Bucoleone rimase assieme al Gran Palazzo una residenza di rappresentanza per le grandi cerimonie. In questo periodo l'accesso marittimo del Palazzo, il porto di Bucoleon, divenne l'accesso di rappresentanza della città, destinato ad accogliere le visite dei sovrani stranieri.
Note:
Dopo la conquista crociata di Costantinopoli (1204) ne prese possesso Bonifacio di Monferrato che vi insediò la sua seconda moglie, Margherita d'Ungheria, vedova di Isacco II Angelo.
Dopo la riconquista della città da parte dei bizantini (1261), le cattive condizioni seguite al saccheggio da parte dei crociati e la penuria di fondi pubblici portarono ad un progressivo abbandono del complesso del Gran Palazzo e del Palazzo del Bucoleone, con il definitivo spostamento della corte imperiale alle Blacherne.
Torre di Belisario (?)
Nel dettaglio della carta di
Costantinopoli pubblicata in apertura, questa torre è indicata dalla
didascalia come Torre di Belisario. In epoca medioevale sorse
la dubbia leggenda che Giustiniano, a seguito del coinvolgimento di
Belisario in una congiura volta a rovesciarlo, lo avesse spogliato di
tutti i suoi beni e fatto accecare (564), costringendolo a mendicare
nei pressi dell'Ippodromo di Costantinopoli. Il primo a riferire
questa circostanza nelle sue Chiliades è Giovanni Tzetzes, un
monaco bizantino vissuto nel XII secolo. Secondo altra versione della
leggenda (2), Giustiniano avrebbe anche fatto rinchiudere Belisario in
una torre dalla cui grata l'ex generalissimo per poter sopravvivere
era costretto a calare un paniere ed implorare i passanti a dare
un obolo al
comandante Belisario, che la sorte rese famoso ma ora è stato
accecato dall'invidia. Il
disegnatore francese Guillaume-Joseph Grelot,
nella sua
Relation nouvelle d'un voyage de
Constantinople (1680), riferisce però che
la tradizione locale identificava all'epoca la torre di Belisario con
una torre circondata dalle acque, eretta a circa 20 passi dalle mura
marittime in prossimità del porto dove Teodosio,
Arcadio ed i loro successori tenevano le loro galee (presumibilmente il cosiddetto Porto di Eleuterio che si trova ad ovest del Palazzo Bucoleone). Descrizione
che non sembra corrispondere affatto a questa torre.
Mattia Preti, Belisario cieco e vestito da mendicante riconosciuto da uno dei suoi soldati, XVII sec.
Museum Boijmans Van
Beuningen, Rotterdam, Olanda.
Nel 1873 infine, una parte delle rovine del
palazzo - tra cui la porzione centrale della loggia che ancora appare integra nella fotografia di Pierre Tremaux (1862-1868 c.ca) - furono demolite per fare posto alla linea ferroviaria.
Note:
(1) L'ambasciatore veneziano Pietro Zeno,
che vide il gruppo marmoreo nel 1532 dopo che era stato abbattuto da
un violento terremoto, così lo descrive nel rapporto inviato al
Senato veneziano: ...fuori dila dita porta marina, sotto quelle
tre fenestre antiquissime che hanno un lione per banda, lì abbasso
alla marina, sopra due colone, è una lastra di marmoro sopra la
quale è un granmo tauro, maior bonamente che il vivo, acanatto de
uno lione, el qual li è montato sopra la schena, et lo ha atterato,
et da una brancha ad un corno dil tauro in un grandissimo atto; è
questo lione assai maior del vivo e tutto di una piera de una bona
vena.
(2) Esiste anche una versione "romana" della leggenda che è descritta qui.
(2) Esiste anche una versione "romana" della leggenda che è descritta qui.
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