venerdì 5 agosto 2011

Cappella del Salvatore, Tessalonica

Cappella del Salvatore, Tessalonica

Il ritrovamento di un reliquario di piombo all'interno della chiesa e dell'inscrizione incisa su di esso consente di stabilire che essa era originariamente dedicata alla Vergine.
La scoperta di due sepolcri al di sotto del pavimento della absidi N e S e di altre tombe nel nartece e attorno alla chiesa ha suggerito che potesse trattarsi di una cappella funeraria. Attualmente si propende per identificarla con la cappella del monastero di Gioele.

Fondazione: il ritrovamento nella struttura muraria della cupola di una moneta consente di datare la chiesa intorno al 1350.

Architettura: si tratta di una piccola chiesa a tetraconco inscritto in un quadrato provvista di una cupola alta e svettante rispetto alle proporzioni dell'edificio. Esternamente la cupola è di forma ottagonale ed è movimentata da archi e semicolonne che terminano con il capitello in mattoni disposti a dente di sega caratteristico dell'edilizia paleologa a Tessalonica. La muratura è in pietra grezza nella parte inferiore e a corsi di mattoni in quella superiore. Il nartece attuale, la cui costruzione implica la scomparsa della quarta abside, è stato rifatto nel 1936 sul modello di uno precedentemente esistente seppure di epoca postbizantina.


Affreschi della cupola (databili tra il 1350 ed il 1370):
a. Calotta: Cristo che ascende al cielo in una gloria sostenuta da angeli, osservato dagli apostoli e dalla Vergine disposti su un registro più basso. Sono rappresentati anche il Sole e la Luna e personificazioni dei venti.

 
b. Tamburo: Otto profeti sono raffigurati tra le finestre del tamburo.

Re David
 
c. Base: è rappresentata la Divina Liturgia (1) con il Cristo officiante seguito però, anzichè dagli angeli, dai padri della Chiesa, da diaconi e fedeli.

(1) I bizantini ritenevano che la liturgia terrena rispecchiasse quella celeste eternamente officiata da Cristo e dagli angeli. La processione trova la suo corrispondenza nel rituale della Grande Entrata, trasporto dei doni dalla Protesis al Bema. Si tratta di un tema particolarmente caro agli Esicasti che consideravano la partecipazione del Cristiano alla liturgia essenziale per il raggiungimento della salvezza.
La staticità delle figure mostra però un'involuzione rispetto alla pittura tessalonicese della prima metà del secolo.


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