mercoledì 21 ottobre 2015

Il mosaico pavimentale della cattedrale di Otranto: la navata sinistra

Il mosaico pavimentale della cattedrale di Otranto: la navata sinistra

Il mosaico pavimentale della cattedrale idruntina di Santa Maria dell'Annunziata si deve all'iniziativa di Gionata, arcivescovo di Otranto dal 1163 al 1195, e fu realizzato da Pantaleone (il cui nome appare nella parte inferiore del mosaico in corrispondenza dell'entrata principale della cattedrale), monaco pittore dell'abbazia di Casole, tra il 1165 ed il 1166.
Il mosaico originario ricopre interamente il pavimento della navata centrale e di quelle laterali in corrispondenza del transetto occupando complessivamente un'area di oltre 600 mq., le rimanenti parti risalgono invece al XIX secolo.
Viene qui descritta la superficie musiva che si trova nella navata sinistra, premettendo che alcune percettibili differenze di stile (le linee di contorno appaiono più rigide, piatte e incerte le figure, prive di quelle vibrazioni di colore che caratterizzano il mosaico della navata centrale) hanno fatto ipotizzare ad alcuni critici l'ntervento di una mano diversa da quella di Pantaleone se non addirittura una sua realizzazione in epoca successiva.

Il tema raffigurato è usualmente identificato come una rappresentazione del Giudizio Universale, che appare però priva della sua figura principale, quella del Cristo Giudice assiso in trono nella gloria dei cieli. Anche qui, come nella navata centrale, un tronco d'albero, le cui radici affondano nella groppa di un toro, partisce in due la superficie musiva per tutta la sua lunghezza: a destra dell'albero è raffigurato l'Inferno ed a sinistra il Paradiso.
Ad eccezione di un passo del Vangelo di Matteo (XII, 40) - in cui Gesù dice Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'Uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra - non c'è altra traccia nei sinottici della Discesa agli Inferi.
Nell'iconografia bizantina lo svolgimento di questo tema, detto dell'Anastasis, segue usualmente la descrizione dell'episodio tratta dal Vangelo di Nicodemo. Cristo, all'interno di una mandorla, solleva per i polsi i Progenitori per condurli in Paradiso. Ai suoi piedi le porte bronzee dell'Ade divelte si dispongono in croce. A volte compare la figura di Satana vinto e incatenato come nella narrazione del Vangelo di Nicodemo:

Ed ecco il Signore Gesù Cristo venire nello splendore di una luce eccelsa, mansueto, grande ed umile, portando in mano una catena: la avvinse al collo di Satana, gli legò le mani dietro la schiena, lo scaraventò all'indietro nel Tartaro e gli mise il suo santo piede sulla gola, dicendogli: "Per tutti i secoli hai fatto tanti mali, non ti sei arrestato in alcun modo. Oggi ti affido al fuoco eterno".
E chiamato immediatamente l'Inferno, gli ordinò: "Prendi questo pessimo e perverso soggetto e tienilo in custodia fino al giorno in cui te lo indicherò io". (Nicodemo, XXIV, 2-3)

Nel mosaico di Otranto all'ingresso dell'Inferno figurano, particolare del tutto inconsueto in ambito bizantino, entrambi i rappresentanti del Regno degli Inferi – indicati esplicitamente come Infernus e Satanas – con un'inversione rispetto al testo: Satana con la testa coronata (altra anomalia) siede su un trono di vipere mentre ad essere legato e incatenato è l'Inferno.
 
Infernus e Satanas
 
Nella zona sottostante c'è una donna nuda morsa alla bocca da un serpente (una calunniatrice) affiancata dal ricco Epulone avvolto dalle fiamme che si porta la sinistra alla bocca chiedendo dell'acqua mentre con la sinistra indica Lazzaro seduto in Paradiso nel grembo di Abramo.

La calunniatrice ed il ricco Epulone
 
Giacobbe, Abramo (con in grembo l'anima di Lazzaro) ed Isacco
 
Più in basso stanno, uno accanto all'altro, tre dannati nudi che indossano strani cappucci adorni di nastri e vengono tormentati dai serpenti.


Ancora più in basso è raffigurata la pesa delle anime che, solitamente effettuata dall'arcangelo Michele, è qui invece affidata ad un diavolo alato.

La pesa delle anime

Più in basso, al margine inferiore dell'Inferno, nell'uomo nudo che guarda verso l'alto ed impugna un tridente con la sinistra dovrebbe identificarsi Caronte e, sotto di lui, nell'animale con testa e orecchie di cane e corpo di serpente, Cerbero.

Caronte e Cerbero

Nel Paradiso, in posizione speculare rispetto a quella occupata dalla coppia Satana-Inferno, si dispongono i tre Patriarchi, Abramo con in grembo l'anima di Lazzaro e Isacco e Giacobbe (quasi scomparso) con quelle degli altri beati.
Sopra di loro un cervo - identificato da un cartiglio - che volge la testa verso il fogliame della cima dell'albero, simbolo di salvazione (Come il cervo anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio, Salmo 41).


 


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