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sabato 31 marzo 2012

Kalenderhane camii, Costantinopoli

Kalenderhane cami, katholicon del monastero di Cristo Akataleptos (Inconoscibile)


 
   Il monastero di Cristo Akataleptos è nominato per la prima volta nell'Alessiade di Anna Comnena (1092).
Hell e Striker identificano invece questa chiesa con quella di Maria Kyriotissa (che porta in braccio il Signore) in virtù del ritrovamento dietro una lapide turca, sopra il portale che introduce all'endonartece, di un'icona della Vergine in questa veste che è così raffigurata anche in una pittura murale nel diaconico. (Cfr. Janin, La geographie ecclesiastique de l'Empire byzantin, p.193).

Affresco della Teotokos kyriotissa nel diaconico

   Nessuna delle 34 chiese occupate dagli occidentali durante la dominazione latina sembra invece corrispondere a questa.
Il nucleo principale è frutto del rimaneggiamento di epoca comnena (1190-1195 c.ca.) di un edificio preesistente (VI-VII sec), di cui sono stati incorporati l'abside e parte dell'esonartece.
La planimetria presenta una pianta a croce greca con nartece ed endonartece. La chiesa comnena presentava anche due navatelle laterali oggi scomparse.
I bracci N e S della croce terminano con pareti curve con un triplice ordine di finestre.




Il mosaico raffigurante la Presentazione di Gesù nel Tempio risale alla piccola chiesa preesistente l'ampliamento comneno (VI sec.) ed è il più antico finora rinvenuto ad Istanbul. Era collocato nel vano di una finestra murata nel corso di una ristrutturazione del complesso, cosa che gli ha consentito di scampare alle devastazioni del periodo iconoclasta.


Presentazione di Gesù al Tempio, Museo archeologico di Istanbul

 La scena è ambientata all'aperto. La Vergine è ritratta di tre quarti ed è avvolta da un maphorion blu, anche il Bambino è ritratto di tre quarti nell'atto di benedire con la destra. Simeone è invece ritratto di profilo, le mani protese e coperte in segno di rispetto, e le pieghe della tunica sono sottolineate da tessere grigie.
La scena è delimitata da una cornice in cui si alternano stelle a otto punte e fiori quadripetali. La somiglianza di questo motivo decorativo a quello presente negli intradossi delle finestre alla base della cupola di S.Sofia (558-562) fanno propendere per una datazione ad essa coeva o immediatamente successiva.

Motivo decorativo alla base della cupola, Santa Sofia
 
Cappella di S.Francesco: è un piccolo vano con abside annesso al diaconico, al cui centro si apre una trifora, databile al X sec.. Al momento del rinvenimento era obliterato da un muro affrescato con figure di santi e un dado a finto panneggio eretti dopo la riconquista. Il ciclo di affreschi di chiara ispirazione francescana rinvenuto è quindi databile tra il 1228 – anno di canonizzazione del santo – e il 1261 e testimonia la destinazione al culto cattolico romano durante il periodo dell'occupazione latina. Plausibile è l’identificazione del committente in frate Giovanni Buralli da Parma (Tondi, pag. 37-38)
Il ciclo francescano – che occupa la conca della cappella – è introdotto da due figure in abiti vescovili di cui rimane solo la parte inferiore nell’intradosso della volta a botte che collega il diaconico all’absidiola,

Schema della cappella francescana


Figura vescovile raffigurata nell'intradosso meridionale


Figura vescovile raffigurata nell'intradosso settentrionale

si distinguono chiaramente:
Sticharion, la tunica lunga con due coppie di bande verticali;
Epitrachelion, stola ornata di pietre preziose e frangiata all’estremità;
Phailonion (Casula), arricchito con croci e gamma.
S’intravede anche la parte inferiore dell’omophorion (bianco e frangiato in basso)
Dell’iscrizione rimangono le lettere S e T e al di sopra la O, l’unico padre della chiesa che contenga queste lettere è S.Giovanni Crisostomo.

Nella resega dell'arco si trovava un’iscrizione latina in maiuscole gotiche


+DOMINE DILEXI DECOREM DOMU(s tuae et locum habitationis gloria)E TUAE+

(Salmo 25, versetto 8, usato come responsorio nell’Ufficio del Primo Notturno per la dedicazione delle chiese )


 Schema del programma iconografico della cappella



V. La Vergine col Bambino (kyriotissa) e due angeli, del tutto inconsueta nell’iconografia francescana ma affine all’affresco rinvenuto in una nicchia nel passaggio tra l’abside e il diaconico (vedi sopra)


 F. S.Francesco, che regge un libro aperto con la mano sinistra



2-3, Guarigione del paralitico (?), Nel riquadro 2 si vedono due frati dietro un parapetto merlato. Al centro il nimbo del santo che doveva apparire in piedi, al di sopra una volta di conci di pietra irregolari. Tra i frati e il santo s’intravede uno sgabello o parte di un letto su cui era seduto il malato.
La Tondi ipotizza invece una raffigurazione della nascita del Cristo – presente anche nel Presepe di Greccio della Tavola Bardi (1) con una affine arcata di conci e un frate in posizione di testimonianza come anche in questa scena – che, come analogon della nascita del Santo, ben si situerebbe all’inizio di questo registro che si conclude con le esequie.



3-4. Guarigione della cieca (?), Il Santo occupava il centro della scena e toccava con la mano gli occhi di una donna, alle cui spalle si trova un’architettura. Se la scena descrive la guarigione della cieca di Narni costituirebbe un unicum nell’iconografia francescana. Più a destra il Santo compie un miracolo assistito dai frati (guarigione dell’indemoniata ?).


 4. Liberazione dell’indemoniata (?)



5. S.Francesco predica agli uccelli, la raffigurazione segue fedelmente la narrazione dell'episodio fatta da Tommaso da Celano nel cap. XXI della Vita prima (1228-1229), il Santo è raffigurato senza le stimmate che in effetti, quando si verifica l’episodio, ancora non aveva.
n.b. l’inedita espressività della figura del Santo e gli atteggiamenti naturali degli uccelli sembrano anticipare lo scavo psicologico e il naturalismo della scuola di Giotto.

Giotto, Predica agli uccelli, Basilica superiore di Assisi (1296-1304)



9. Esequie del Santo (?), Sulla sinistra si vede un frate raffigurato quasi per intero, in basso s’intravede una specie di catafalco mentre i ceri sembrano essere sostenuti da candelabri. Le architetture apparterrebbero alla città di Assisi dove si svolsero le esequie.


 6. Levitazione di S.Francesco (?) Al centro la figura del Santo con il braccio sinistro alzato. Alla sua destra un’iscrizione di cui si legge solo il nome Francesco. Il Santo appare sollevato dal livello del suolo, il problema è che l’episodio della levitazione è inserito solo nella biografia di S.Bonaventura - Là fu visto, di notte, mentre pregava, con le mani e le braccia stese in forma di croce, sollevato da terra con tutto il corpo e circondato da una nuvoletta rifulgente: così la meravigliosa luminosità e il sollevarsi del corpo diventavano testimonianza della illuminazione e della elevazione avvenuta dentro il suo spirito (S.Bonaventura, Legenda minor, 1261). Se questa identificazione fosse corretta, si tratterebbe della sua prima rappresentazione.

Nell’insieme il programma iconografico della cappella risulta da una commistione di elementi bizantini (la vergine e i due santi vescovi) e latini affiancati ma non fusi.
I resti del mosaico e degli affreschi sono attualmente conservati nel Museo archeologico di Istambul.

Dopo la conquista la chiesa divenne la moschea dei Dervisci erranti (Kalenderhane camii)


Note:



Tavola Bardi (particolare del Presepe di Greccio)
cappella Bardi, Chiesa di S.Croce, Firenze

(1) La cosiddetta Tavola Bardi, dipinta in stile bizantino da un autore non identificato con certezza, si trova almeno dal 1595 sull'altare della cappella Bardi nella chiesa fiorentina di S.Croce. La tavola presenta al centro la figura del santo con in mano il vangelo, attorniato dalle raffigurazioni di venti episodi della sua vita. Nell'ambito del XIII secolo, gli studiosi sono incerti sulla sua datazione. Judith Stein ha ritenuto di poter fissare l’esecuzione dell’opera fra gli anni 1254 e 1257, sulla base dell’interpretazione secondo cui la tavola darebbe voce alla linea rigorosa della fedeltà alla Regola e al Testamento che i frati cosiddetti Zelanti sostenevano, in opposizione ai frati cosiddetti Conventuali. Da ciò la Stein deduce che il dipinto vada posto sotto l’influenza di frate Giovanni Buralli da Parma - lo stesso chiamato in causa dalla Tondi come committente degli affreschi della Kalenderhane camii  - Ministro generale dell'ordine dal 1247 al 1257 e sostenitore degli Zelanti, che dopo la seconda metà del XIII secolo saranno  chiamati Spirituali. Si spiegherebbe in questa maniera, inoltre, l'adesione iconografica dalla Tavola Bardi alle tesi dei frati Spirituali, alle cui basi sarebbe la Vita prima di Tommaso da Celano, scritta per la canonizzazione del santo che ebbe luogo i 16 luglio 1228, ad eccezione dell’episodio dello scampato naufragio, riconducibile invece al Trattato dei miracoli, scritto tra il 1250 e il 1253. Anche gli scritti di Chiara Frugoni intendono dimostrare l’interpretazione zelante dell’iconografia della tavola, anticipandone però la datazione al 1240 circa, escludendo quindi il ricorso al Trattato dei Miracoli e basando l’intero programma del dipinto sulla Vita prima.



Bibliografia

C.PANTANELLA, I francescani a Costantinopoli. Gli Affreschi con le storie di S.Francesco d’Assisi alla Kalenderhane camii, in Collectanea 23, Studia orientalia christiana, pagg. 353-380, 1990

M.TONDI, Il ciclo di affreschi con le storie di S.Francesco nella Kalenderhane camii in Istanbul, tesi di laurea, 2006











lunedì 26 marzo 2012

complesso della Panagia Crysopolitissa, Paphos, Cipro

complesso della Panagia Crysopolitissa, Paphos


A. Chiesa gotica
B. Chiesa di S.Ciriaco, XVI secolo
C. Basilica Bizantina La prima basilica risale al IV sec. e possedeva 7 navate ridotte a 5 nel rifacimento del VI sec. Ha una pianta molto irregolare, presenta forma trapezoidale e dimensioni eccezionali (53-48 metri x 37-37 metri)  con abside semicircolare all’interno e pentagonale all’esterno. Unico esempio a Cipro, mostra una seconda abside costruita all’interno della prima, come si vede dalla pianta.
D. Atrio
E. Nartece


In primo piano i resti dell'atrio che sopravanzava la basilica bizantina, sullo sfondo e a sinistra la chiesa di S.Ciriaco


lacerto musivo al centro dell'atrio (cfr. con i mosaici della basilica di  Agios Filon)


Colonne della navata meridionale della basilica bizantina e chiesa di S.Ciriaco


Secondo la tradizione a questa colonna fu flagellato S.Paolo prima di riuscire a convertire il proconsole romano Sergio Paolo, durante il suo primo viaggio di predicazione condotto insieme a Barnaba, che era originario dell'isola, nel 45 (AdA, XIII, 4-12).

domenica 25 marzo 2012

basilica Campanopetra, Salamis (Costanza), Cipro

basilica Campanopetra, Salamis (Costanza)

La basilica della «Campanopetra» è il primo monumento di Salamina scavato nella sua quasi totalità dalla missione francese dell'Istituto Courby (Università di Lione), creato nel 1964 da Jean Pouilloux. L'esplorazione iniziata nel 1965 è stata bruscamente interrotta dalla guerra nel 1974, ma grazie alla documentazione già accumulata, Georges Roux ha potuto condurre lo studio di questo monumento eccezionale sino alla pubblicazione, comparsa nel gennaio 1998 degli scavi in Salamina di Cipro.
   La Campanopetra è stata costruita alla fine del V secolo a Salamina-Costanza, allora metropoli cristiana e politica di Cipro; fu ulteriormente abbellita sotto Giustiniano (527-565), al cui tempo fu la più bella e rinomata basilica di Cipro. Molto danneggiata dalle incursioni arabe del VII secolo, fu utilizzata come cava di marmo al tempo dei Lusignano.
   Collocata in vicinanza del mare, il monumento ha beneficiato di uno spazio libero e sgombro di qualsiasi costruzione anteriore, il che permise all'architetto di impiegare in maniera armoniosa i diversi elementi. È l'unica delle basiliche paleocristiane di Cipro la cui pianta ci sia interamente conosciuta.


   Lungo metri 152,10, l'insieme basilicale è costituito da due rettangoli l'uno incastrato nell'altro; il più largo, ad ovest, composto di una vasta corte e di un atrio, è riservato ai servizi (riunioni, alloggi, abluzioni); l'altro, consacrato al culto, comprende la chiesa a cinque navate e l'atrio orientale; solo il battistero sporgeva sul lato nord.

la navata centrale con l'abside provvisto di synthronon sullo sfondo


l'atrio occidentale con al centro due colonne superstiti

   Con il suo grande cortile d'ingresso ad ovest, che precede l'atrio quadriportico su cui si affacciano le celle dei monaci, è un esempio tipico di basilica urbana di pellegrinaggio, gestita da una comunità monastica. Lo sconosciuto architetto, un artista di grande talento, si è liberamente ispirato alla pianta della basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme: il carattere più significativo è la presenza, oltre all'atrio occidentale che conduce all'ingresso della chiesa, di un secondo atrio dietro le absidi, destinato, come a Gerusalemme, ad accogliere una reliquia particolarmente preziosa: Roux avanza l'ipotesi che sarebbe stato costruito per ospitare un frammento della Santa Croce.


al centro mura perimetrali dell'abside e sullo sfondo colonnato dell'atrio orientale



   Numerosissimi frammenti di marmo del Proconneso sfuggiti ai forni da calce testimoniano il lusso della decorazione. L'architetto sembra aver creato per la sua basilica un modello originale di capitelli, in cui le volute sono sostituite da eleganti rameggi d'acanto; opere di una stessa bottega, apparentemente costantinopolitana, essi offrono un repertorio completo delle varietà dei capitelli di questo stile e permettono preziose osservazioni sulla loro tecnica di fabbricazione, portata a termine in loco. Resti di pavimenti in opus sectile e qualche tessera di mosaico colorato lasciano immaginare anche l'esistenza di una sontuosa decorazione dei muri e dei pavimenti, purtroppo scomparsa da lungo tempo. La Campanopetra offre un documento di grande interesse su un lungo periodo della storia di Cipro e di Salamina-Costanza, ed anche su quello che si potrebbe chiamare il classicismo della grande architettura paleocristiana influenzata dalla capitale, Costantinopoli.

corridoio laterale meridionale



Basilica di S.Epifanio, Salamis (Costanza), Cipro

Basilica di S.Epifanio, Salamis (Costanza)


Risale al IV sec. e venne edificata durante l’ufficio del vescovo Epifanio (386-403)  ma venne successivamente profondamente rimaneggiata nel VI sec. Originariamente a 7 navate, misura 57 m.x35. La navata centrale era separata dalle laterali da 2 file di quattordici colonne con capitelli corinzi. L' abside è semicircolare e provvisto di synthronon. Fu completamente distrutta durante le incursioni arabe del VII sec.
A sud dell’abside si osservano le rovine di una chiesa più piccola edificata dopo la distruzione della basilica.


la navata centrale con l'abside sullo sfondo


la navata settentrionale con il relativo annesso visibile nella pianta 


gradini di accesso alla vasca battesimale


l'ipocausto rinvenuto sotto il battistero testimonia che durante i mesi invernali il battesimo era impartito ai catecumeni con acqua calda.

lacerto del pavimento musivo


basilica di Agios Filon, Rizokarpaso, Cipro

basilica di Agios Philon, Rizokarpaso

facciata absidale

E' una chiesa bizantina del XII secolo, a tre navate e ricoperta da cupola, eretta su una precedente basilica paleocristiana del V secolo che presentava un capocroce a tre absidi semicircolari con presenza di passaggi tra gli emicicli absidali. Era sopravanzata da un atrio porticato e presentava un battistero annesso. Mosaici geometrici che decoravano il pavimento dell'antica basilica sono ancora visibili nelle parti dove non insiste la chiesa più recente. 
Secondo la Vita di S.Epifanio, san Philon fu mandato a Cipro dalla sorella degli imperatori Arcadio e Onorio, Pulcheria, per convincere Epifanio a recarsi a Roma per guarirla con le preghiere e l'imposizione delle mani da una pericolosa malattia. Epifanio rimase da lui così favorevolmente impressionato da nominarlo primo vescovo della sede di Karpaso (382), obbedendo ad una rivelazione divina ed affidandogli anche la sua diocesi di Salamis per il periodo in cui sarebbe stato assente dall'isola. 


lato settentrionale, al centro si nota l'impianto residuo della cupola


facciata meridionale


battistero della basilica del V secolo


pavimento del porticato dell'atrio


pavimento a mosaico del V secolo

sabato 24 marzo 2012

Basilica di Agias Trias, Cipro

Basilica di Agias Trias (Agialousa, località Optomylia. Sipahi)


Presenta un capocroce a tre absidi semicircolari ed è preceduta da un nartece che, all’estremità sud, comunica per mezzo di un tripylon con una piccola sala absidata. La pianta è a tre navate separate da 2 file di 5 colonne. L’atrium è anteposto al nartece e si presenta a tre portici. Un annesso che termina con un abside appare addossato alla parete sud.



La basilica fu costruita agli inizi del VI secolo e completamente distrutta durante le incursioni arabe del VII secolo. Successivamente furono costruiti una piccola chiesa ed altri edifici a sud della basilica originaria, distrutti a loro volta nel IX secolo quando il sito fu definitivamente abbandonato per essere riscoperto solo nel 1957. 

vista sul lato meridionale del nartece che comunica con una sala absidata per mezzo di un trypilon

Le tre navate ed il nartece erano completamente ricoperti da pavimenti musivi prevalentemente a motivi geometrici. Due iscrizioni inserite nella pavimentazione a mosaico informano circa i finanziatori della basilica


Questa iscrizione, posta immediatamente dinanzi al Santuario, informa che il diacono Eraclio finanziò la realizzazione di questa parte della chiesa.


In quest'altra, posta all'ingresso della navata principale, Aetis, Euthalis e Euthychianos vengono menzionati come finanziatori della basilica.


Nel mosaico posto all'ingresso della navata settentrionale sono raffigurati dei sandali che richiamano l'intimazione del Signore a Mosè dinanzi al roveto ardente: Non avvicinarti (Mosè)! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa! (Esodo, 3,5). 
Nella fascia inferiore, accanto ai sandali, sono raffigurati dei melograni, simbolo di vita eterna.


l'atrio che sopravanza la basilica

Il battistero sull'angolo SO della basilica


L'annesso absidato addossato alla parete meridionale della basilica